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ADOLESCENZA:

Maria Anna Formisano
Un problema che si rende lampante, tutte le volte che accadono fatti, che
coinvolgono minori, è dare risposta alle domande “ci si poteva accorgere prima, si
poteva presumere qualcosa, c’era qualche segnale di disagio?
Le scienze psicosociali, ci possono porgere aiuto in quest’ambito e, possono
sostenere i genitori e i docenti, ad afferrare eventuali segnali di malessere cognitivo,
sociale, affettivo e comportamentale emessi dagli adolescenti.
Spesso, troviamo adolescenti, che sono rifiutati dai pari perché sono prepotenti e
non riescono a farsi accettare. Il rifiuto dei pari è un indicatore considerevole, in
quanto può condurre il soggetto ad aggregarsi selettivamente con altri compagni
violenti. Accade, dunque, che chi è rifiutato dal gruppo classe, struttura una
diffidenza nei rapporti con i pari, e si orienta ad aggregarsi con altri ragazzi
disadattati, che come lui emettono segnali di malessere.
Nell’ambito scolastico accade spesso che i ragazzi, talora, sciorinano disparate
incognite psicopedagogiche che, se non celermente fronteggiate, possono impiantare
il prologo, per adiacenti forme di disadattamento scolastico e/o di disagio scolastico.
Gli adolescenti che esibiscono un mancato inserimento nella scuola, eclissano
vissuti emozionali, affettivi e relazionali che producono, col tempo, una condizione di
svantaggio. Per siffatta causa, tali allievi sono designati, talora, quali ragazzi
inferiori, anche dal punto di vista cognitivo. La condizione sociale di svantaggio, cui
essi rinvengono, non sempre è legata ad un disturbo fisico e /o psichico,
validamente diagnosticato dagli operatori sanitari, essa potrebbe trarre origine,
altresì, da occasioni di mancanza economica, affettiva, culturale e sociale.
Solitamente, questa posizione, poco vantaggiosa, restituisce al soggetto una
posizione gregaria e subalterna, anche nei confronti del gruppo classe. Il
disadattamento, altro non è, che l’esito di uno svantaggio latente, o manifesto, di
ordine affettivo, cognitivo, e relazionale.
Il soggetto disadattato, per i punti di cui sopra, non riesce a narrare tutto se stesso,
poiché prende quota, già da una posizione di detrimento, sia per ipotizzabili scusanti
personali, sia per la percezione recalcitrante, che gli altri hanno di lui. La percezione
che gli altri individui hanno di un soggetto svantaggiato, è percepita, finanche da
quest’ultimo, il quale in base al modo d’essere, potrebbe dare origine a rendiconti
poco apprezzabile su di se e sugli altri. La classe, intanto, diventa,per lui un micromodello
sociale con le sue norme e i suoi principi.
L’alunno disadattato prospetta difficoltà di accomodamento al gruppo classe, palesa
instancabilità e/o indolenza, inefficace apertura verso gli altri,o invece tormentoso
egocentrismo, elicitato, talora, attraverso comportamenti dispotici. Il
disadattamento, si configura così,come una forma di incapacità, da parte dell’allievo,
intorno all’interiorizzazione delle regole della classe. Il disadattamento scolastico si
manifesta, altresì,quale incapacità di porre attenzione ad un compito
cognitivo,oppure come incapacità di lavorare in gruppo. Il soggetto disadattato ha
come equanime scopo quello di compensare le sue manchevolezze ,le sue
debolezze,le sue sofferenze, anche mediante relazioni straordinarie, con alcuni