00 30/01/2009 01:42
SESSO E RELIGIONE

Temendo che a causa del declino dei matrimoni religiosi, a causa del proliferare delle "libere unioni", a causa della pubblicità a favore dei profilattici connessa al virus dell'Aids, le opinioni della chiesa sul piano etico-sessuale possano perdere molto del loro senso, in quanto è sempre più difficile sostenere l'uso dei metodi cosiddetti "naturali" al cospetto di quanti han bisogno o vogliono usarne di altro tipo, la destra clericale è arrivata ad equiparare la contraccezione all'odio per la vita e quindi a una forma di omicidio preterintenzionale.

Non solo cioè si continua ad affermare che non c'è più differenza fra aborto e contraccezione (da anni la chiesa cattolica è convinta che l'aborto sia usato, coscientemente, anche per regolamentare le nascite), ma ora si arriva persino a identificare la "pillola" col "delitto". Dal peccato di "egoismo sessuale", l'individuo che utilizza metodi di controllo "non cattolici", sarebbe passato al peccato contro la società, contro l'umanità intera.
Tutti sanno ormai però che la querelle non si pone tanto fra metodi "naturali" e metodi "artificiali", quanto piuttosto fra metodi artificiali cattolici e metodi artificiali laici. La vera differenza cioè è fra metodi più o meno sicuri, più o meno efficienti, oppure, al massimo, fra metodi più o meno nocivi per la salute. E' la chiesa che vuole trasformare questa differenza tecnica in una questione ideologica.

L'unico vero metodo "naturale" è, a ben guardare, quello che non ha "metodo", cioè quello che non si pone neppure il problema di regolamentare le nascite. E' il metodo dell'uomo primitivo o comunque dell'uomo che ha vissuto nelle società pre-schiaviste.
Ora, né Billings (per gli sposi), né la continenza (per i tossicomani, gli omosessuali, i malati di Aids e, di nuovo, per gli sposi) possono essere considerati metodi "naturali". Il Billings peraltro è talmente cervellotico e arbitrario che, anche volendo, non lo si potrebbe applicare, e chi lo ha fatto ha capito che non è molto più sicuro dell'Ogino-Knaus. Considerare poi "naturale" la continenza quando persino 80.000 preti cattolici sparsi in tutto il mondo hanno deciso di rinunciarvi sposandosi, ha davvero poco senso.
Da questo punto di vista sostenere che solo il metodo "naturale" garantisce, di per sé, la moralità dell'atto sessuale, è come fare professione di aperto fariseismo. L'uso dei metodi contraccettivi moderni, cattolici o laici, non favorisce di per sé né la moralità né l'immoralità del rapporto sessuale, in quanto sia l'una che l'altra stanno, semmai, prima e dopo l'atto sessuale e non nel "mezzo".

Esiste forse un moralista accreditato in grado di spiegare la differenza che passa, a livello sessuale, fra l'atto con un partner occasionale e quello con uno fisso? Se ci fosse una qualche significativa differenza sul piano tecnico, materiale, fisico, perché allora sostenere che il tradimento può compiersi già sul piano dell'intenzionalità?
Se questo è vero, dovrebbe apparire oggi (grazie alla tecnica) come una logica conseguenza la possibilità di separare, nell'ambito del matrimonio o del rapporto di coppia, l'atto unitivo da quello procreativo. E' assurdo che la moralità del rapporto possa essere garantita solo dalla disponibilità alla procreazione. Con un ragionamento del genere si potrebbe arrivare a giustificare (e molti cattolici integralisti lo fanno) la mostruosa idea che l'aborto è, in ultima istanza, migliore della contraccezione, o che una fecondazione artificiale sia da preferirsi a una con attività sessuale.

I fatti, in realtà, dimostrano proprio il contrario: laddove non esiste "coscienza di sé", la procreazione rischia solo d'essere un atto irresponsabile. Ma su questo è difficile convincere una chiesa che considera come una bestemmia persino l'ipotesi di sterilizzare le coppie di handicappati che sicuramente non potrebbero fare figli sani (come noto, la chiesa chiede l'astinenza anche a queste persone). Salvo poi contraddirsi quando obbliga le suore in missione a prendere la pillola per evitare, in caso di stupro, che abortiscano.
Oggi possiamo tranquillamente affermare che non la chiesa ha formulato il concetto di "paternità responsabile", ma la scienza, che ha permesso all'uomo e alla donna di sottrarsi alle leggi spontanee della natura. Certo i mezzi antifecondativi possono essere usati per scopi moralmente illeciti, ma forse chi usa i cosiddetti metodi "naturali" della chiesa romana può essere considerato, solo per questo fatto, moralmente irreprensibile? Forse la moralità della persona può essere misurata in proporzione al numero di figli ch'essa mette al mondo? La vita di per sé è forse un valore o la nascita di un figlio una benedizione quando l'ambiente che l'accoglie è invivibile?

Perché la chiesa non si limita a impostare il discorso in termini sociali o sociologici, utili per un dibattito politico e culturale? Perché non arrivare a dire che l'uso di metodi artificiali (di qualunque genere) riflette un tipo di organizzazione sociale che solo apparentemente si dimostra più efficiente e sicura? Per quale ragione dobbiamo oggi considerare la procreazione non un fenomeno naturale (di tutta la società), ma un nuovo problema da affrontare (per la singola coppia)? I metodi naturali (quelli "senza metodo") non riflettevano forse un'organizzazione sociale con minori conflitti antagonistici? Davvero l'uomo primitivo aveva a che fare con una natura cieca e irrazionale? o non è forse irrazionale quella scienza che considera la regolazione delle nascite un sicuro indice di progresso? Che futuro ha un paese senza ricambio generazionale?
E' comunque davvero singolare che una chiesa "garante di tutti i diritti umani" (come pretende di essere) non sia capace di considerare i motivi per cui oggi le coppie fanno meno figli, o i motivi per cui si sceglie la soluzione drammatica dell'aborto. Tutte le difficoltà materiali (alloggi, stipendi, servizi ... ), tutte le scelte e le condizioni professionali (donne che lavorano, mansioni molto faticose o impegnative ... ) vengono ridotte a un nulla di fronte alla vera giustificazione del controllo delle nascite, e cioè l'egoismo, la depravazione morale. Egoismo e depravazione alimentati -dice la chiesa- dalle multinazionali della "pillola", che con questa e altri mezzi realizzano enormi profitti.
In realtà è quanto mai conveniente far sentire gli uomini incapaci di qualsiasi bene, bisognosi d'essere tenuti a bada come scolaretti indisciplinati... Così essi possono evitare di assumersi una qualunque responsabilità, possono tranquillamente delegare ad altri scelte e decisioni fondamentali per la loro stessa esistenza.