00 18/03/2008 04:03
Segnali simbolici ed echi esoterici

nello spazio di antichi giardini



di P. M.



Si segnalano alcuni episodi di ristrutturazione

e di nuovo impianto di giardini in Toscana,

tra il XVIII e il XIX secolo, interpretabili alla luce

di un sottile e complesso sistema iconologico che,

attraverso forme rivelatrici

di una comune egida massonica, lascia intravedere un

pensiero allusivo all'opus iniziatico.





La luna di oggi ha una luce antica

La luce dolce e la notte, fuse tra loro

Vegliano sul giardino che sogna...

Gaston Bachelard



Da sempre - basti pensare a tutta l'esegesi biblica - il giardino è per antonomasia luogo privilegiato. Assimilabile al labirinto, luogo iniziatico ove si compie la trasmutazione interiore, luogo dell'innocenza e insieme alla giustizia, mistero svelato, il giardino è in sostanza una trascrizione della natura in una dimensione onirica e metamorfica ove vivono simbioticamente scienza e mito, realtà e rappresentazione (1).



Così simbolismi antichi e mitici sono confusi tra la vegetazione, decifrabili solo per pochi iniziati. Questa del giardino come luogo criptico è una chiave di lettura applicabile ad alcuni giardini realizzati nella città di Firenze e dintorni nel corso del XIX secolo, quando la nuova moda del cosiddetto giardino all'inglese è pretesto per altre e ben più sottili significazioni.



A leggere in filigrana e sulla scorta di una antica guida ottocentesca, il giardino Torrigiani, sito in Firenze a sud della città, addossato all'ultima cerchia di mura, con i suoi ornamenti plastico-architettonici, vi si può scoprire il disegno di un itinerario iniziatico e simbolico in cui si riflette il pensiero esoterico del suo committente, il Marchese Pietro Torrigiani, e del suo architetto Luigi Cambray Digny, entrambi legati da una stretta comunanza di idee e di ideali come Fratelli della prima Loggia massonica "Napoleone , sorta a Firenze nell'anno 1800 (2) pochi anni prima appunto che il Marchese decidesse la creazione del giardino e ne affidasse l'opera al Cambray Digny.



Il percorso simbolico si snoda tra allegorie di sculture, architetture ed elementi vegetali secondo i suggerimenti di una cultura squisitamente esoterica (3). Indicativo è il fatto che a segnare il primitivo ingresso era una statua di Osiride, dio egizio della morte e della resurrezione, e non è causale il riferimento alla cultura egizia in quanto il mito di Osiride era strettamente legato ai grandi cicli annuali della natura (4). Il percorso si snodava tra una serie di episodi, oggi purtroppo in gran parte scomparsi, quali la diruta basilica gotica, il romitorio, il sepolcreto e una colossale statua di Saturno, dio del tempo e della morte, raffigurato in atto di falciare la vita degli uomini. Questi ornamenti, dovuti ad un particolare gusto di tipo romantico, lasciano pur tuttavia trapelare un simbolismo più antico: l'opera al nero, il momento notturno della "putrefazione", primo stadio del processo alchemico introspettivo (5) . Né va dimenticato, come del resto testimonia tutta la letteratura esoterica, che il cammino della conoscenza passa attraverso lo studio e la riscoperta della natura. Nella torre neo-gotica, che sovrasta dall'alto il giardino, si conclude il percorso iniziatico (6). Sulla sommità, una stanza è destinata allo studio degli astri e delle costellazioni. L'ottagono, simbolo di rinascita che ne flette le pareti, segna ancora una volta l'apoteosi della resurrezione a cui si giunge attraverso il superamento delle difficoltà e l'applicazione, con costanza e volontà.



Nella parte opposta del giardino due sfingi di marmo sorvegliano l'attuale ingresso su via de' Serragli. Le sfingi, mitiche custodi di segreti e nel loro stesso essere portatrici di misteri, custodiscono il giardino da sguardi inopportuni e da visitatori indiscreti, come il mitico drago posto a guardia del Giardino delle Esperidi. E sono ancora una teoria di sfingi dallo sguardo enigmatico a vigilare l'accesso al tempio egizio proteso sulle acque nel giardino Stibbert.



Federico Stibbert, uomo colto e liberale, patriota e munifico protettore delle arti e degli artisti, vissuto nella seconda metà del secolo XIX, volle che il giardino che circondava la sua villa sulla collina di Montughi a nord della città di Firenze, oggi sede dell'omonimo Museo, celasse nei sentieri tortuosi, significati nascosti. Il percorso si apre con l'attraversare due colonne, simbolo degli opposti e della eterna dualità fino a raggiungere un laghetto su cui si specchia un tempietto egizio collocato su una sorta di isoletta, nascosta tra scogliere e una folta vegetazione. L'isola, corrispettivo della montagna sacra, è l'isola di Avalon, perduta tra le nebbie dei romanzi del cielo arturiano (7). L'isola, dove Artù mortalmente ferito era miracolosamente tenuto in vita, è la terra che occorre riconquistare per raggiungere la propria integrità fisica e sapienza esoterica. Occorre inoltre ricordare come il tema dell'isola dei beati sia un tema ricorrente con più versioni e sfumature. E in sostanza l'idea di un luogo felice, posto ai margini della realtà ai confini del mondo, è un topos classico. Ancora piena di echi esoterici e simbolici è l'isola perduta tra le acque del lago del giardino di Scornio presso Pistoia.