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IL MONDO MAYA: QUADRO GEOGRAFICO E STORICO



Le scoperte archeologiche di questi ultimi decenni hanno distrutto la vecchia storia secondo la quale la civiltà Maya si sarebbe trovata isolata nel suo splendido sviluppo, per diventare poi in seguito l’ispiratrice delle altre culture vicine. Non c’è nulla di vero, e noi oggi sappiamo che cinque nuclei importanti si sono sviluppati parallelamente durante il periodo classico, e cioè all’incirca tra il 300 e il 900; quattro civiltà si sono dunque trovate in contatto culturale più che materiale con il mondo Maya: quella degli Olmechi, o dei La Venta , la più vicina ai Maya, in fondo al golfo del Messico, a sud del Veracruz; quella nel cuore del Veracruz, con la tribù dei Totonachi, che si sviluppò attorno a El Tajin, tra il VII ed il XIV secolo; quella degli Zapotechi di Monte Alban nella regione di Oaxaca, che fiorì soprattutto tra il 500 e il 1000; e in fine quella di Teotihuacan, la città delle grandi piramidi, la cui “età dell’oro” è da collocare tra il 400 e il 700. Siccome tutte queste civiltà presentano dei tratti culturali comuni, subito si pone il problema delle origini del popolamento.

In verità gli spagnoli incontrarono un vero e proprio mosaico di popoli diversi in quelle distese immense i cui panorami si succedevano con una varietà infinita, andando dalle steppe desertiche, irte di cactus, alle tundre ghiacciate delle alte vette, macchiettate di muschi e licheni, alle torride Tierras calientes, umide e ricche di vegetazione esuberante, alle zone temperate, Le Tierras Templadas, coltivate e ricche di pini e di felci arboree, e infine alle fredde Tierras Frias, situate tra i 2000 e i 3000 metri sul livello del mare. La vita e le credenze religiose risentivano dell’ambiente ostile in cui cicloni, eruzioni, terremoti erano assai frequenti.

Una diversità appariva pure dallo studio dei vari dialetti. Un etnologo francese, studiando l’universo precolombiano, ha individuato 123 famiglie di lingue diverse con legami di parentela assai blandi tra di loro. Lo strano polimorfismo constatato sia per quanto riguarda gli aspetti antropologici che linguistici lascia perplessi tutti i ricercatori: la diversità sconcertante delle caratteristiche fisiche (concernenti la statura, la morfologia, la pigmentazione, i gruppi sanguigni ecc) o i dialetti degli Amerindi non smette di sconcertare. La spiegazione di tale diversità va cercata nella natura e nella lunga storia della popolazione americana.