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“Omosessualità e adolescenza

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2009 03:28
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09/02/2009 03:25

l’”innominabilità” dell’omosessualità nelle varie discipline è facilmente desumibile dal fatto che in
esse è ancora abbastanza difficile parlare di sessualità : il che non esclude che siano percepibili
alcuni spiragli atti a far sperare in un incipiente cambiamento.
Particolarmente stimolante è l’intervento degli operatori dell’ASL Milano (ex-USL 41), che
riferiscono circa le esperienze di “educazione sessuale” tenute in alcune scuole superiori con una
metodologia estremamente attiva e sempre in revisione, perché modulata sulle reazioni dei ragazzi e
sul vissuto degli operatori. Il gruppo di questi ultimi, sottoposto a una costante supervisione,
conosce momenti di approfondimento, di crisi e di cambiamento che si ritengono inevitabili e anzi
positivi in un percorso di educazione alle diversità.
Ancora sui metodi attivi di educazione alle differenze si fonda il contributo di Francesco
Pivetta, secondo il quale, piuttosto che richiamarsi a concetti teorici di stampo illuministico (“siamo
tutti uguali”), si deve puntare sulle risorse stesse dell’adolescente, spesso trascurate, e sulle sue
stesse esperienze. L’educazione alle diversità passa attraverso l’educazione ai sentimenti e
all’affettività, e questa è una direzione trasversale irrinunciabile. E’ quindi necessario preparare
adeguatamente il personale insegnante, finora rimasto lontano dal mondo affettivo degli
adolescenti. A questo proposito il relatore riferisce, a titolo di esemplificazione, alcune interessanti
esperienze condotte in un istituto superiore genovese, nelle quali sono stati coinvolti, con particolari
modalità, anche alunni di quinte classi elementari.
Dal pianeta famiglia proviene la voce di Paola Dell’Orto, presidente dell’AGEDO, che
descrive efficacemente la sua esperienza di madre di fronte alla rivelazione dell’omosessualità del
figlio. E’ particolarmente toccante la descrizione del suo capovolgimento di ottica, e delle varie fasi
di una trasformazione mentale paragonabile al passaggio “da un mondo a un altro”. La sua attuale
posizione di responsabile dell’Associazione genitori di omosessuali le permette inoltre di dare un
quadro della situazione generale dei ragazzi omosessuali che si trovano a dover fare i conti con
famiglie (e altri contesti) incapaci di sostenerne la crescita.
La Giornata di studio si è conclusa con un’animata Tavola Rotonda, coordinata da Barbara
Mapelli, sul tema “Ragazze e ragazzi, uguali e diversi : ma da chi ?”. Ad essa hanno partecipato
studentesse e studenti di istituti superiori milanesi : i loro interventi sono stati accuratamente
registrati, così come qui li riportiamo, nella loro freschezza e sincerità. Essi sembrano davvero
confermare che, per qualsiasi intervento educativo, è dalle risorse dei ragazzi che bisogna partire :
ci suggeriscono il modello di come procedere.
Nel corso della Giornata di studio, si è notata anche l’assenza di un accenno specifico
all’omosessualità femminile. Ci è sembrato quindi di poter dare spazio su queste pagine, accanto ai
contributi già esaminati, ad uno scritto di Maria Giuseppina Di Rienzo sul tema “L’assenza della
voce lesbica”. Va tenuto presente che, trattandosi di un contributo sganciato dal contesto della
Giornata di studio, esso si distacca in parte dalla linea degli interventi precedenti, per lo più
incentrati sull’apporto delle istituzioni educative a un possibile cambiamento di ottica nei confronti
dell’omosessualità. Riteniamo però che siano presenti in esso elementi significativi, atti ad
arricchire la riflessione non solo su questo tema, ma anche sulle prospettive possibili di quella
“educazione sentimentale” che è la cenerentola della nostra cultura educativa : una cultura che ha
bisogno di un cambiamento profondo, per rivolgersi all’essere umano nella sua interezza.
E’ possibile dare una valutazione critica della Giornata di studio i cui contributi sono qui
raccolti ?
A parte l’evidente successo dell’iniziativa, testimoniato dal numero delle presenze e
dall’attenzione costante con cui tutti gli interventi sono stati seguiti, è certamente possibile
accogliere valutazioni diverse dei contenuti offerti.
Il lettore potrà, scorrendo i testi qui riportati, farsi una propria idea del senso di questa
esperienza. Qui ci limitiamo perciò a pochi rilievi di fondo.
Scegliere come tema trasversale a tutti gli interventi quello della possibile “nominabilità”
della condizione omosessuale accanto a tante altre differenze già nominabili, vuol dire
inevitabilmente trovarsi di fronte a modi diversi di valutare questo tipo di scelta.
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