Beck - Guero [Interscope - Universal]

A Beck Hansen da Los Angeles sono bastati i primi due anni di carriera per ritagliarsi un posto nella storia del rock. Decidete voi se grande o piccolo, ma su un punto i critici concordano: è stato lui l’artefice di un aggiornamento veloce ed imprevedibile nella figura del cantautore americano. Fosse così facile svecchiare i moduli espressivi italici… Comunque sia il nostro ha fuso nei suoi dischi country e blues con le sonorità urbane del funky e dell’hip hop, nel segno di un meticciato culturale funzionale ma non insipido. Allo stesso modo è sempre stato attento, sia in fase di scrittura che di produzione, ad evitare le formule riuscite ma ripetitive. Risultato: ogni nuova uscita sembra costruita esattamente per mettere d’accordo sia il pubblico alla ricerca di soluzioni un po’ più stimolanti delle media sia la stampa di settore. In Guero il gioco di smontare e ricombinare gli elementi appare un po’ più evidente che nelle precedenti creazioni, e qualche pezzo suona meno convincente
del solito, come se fosse stato concepito volutamente “à la maniere de”, direbbero i francesi. Sarà per la ricerca voluta di un suono più ruvido ed aggressivo (quello dei primi lavori, per farci capire), sarà per le punteggiature lo-fi che costellano l’incisione, una punta di manierismo appagato qua e là traspare. Ciò nonostante il disco (trainato da un singolo molto accattivante quale E-Pro) entra in testa che è una meraviglia e non dovrebbe stupire una prevedibile e prolungata presenza nelle charts. La malinconia raffinata e paradigmatica del cantastorie californiano - quella che ha fatto di Sea Changes uno dei migliori dischi del decennio - fa capolino per altro solo in alcuni episodi. Una tappa intermedia in attesa di ulteriori sorprese? Un raffinato sample di quanto creato nel corso del tempo, proposto sotto le apparenze di disco originale (ci potrebbe stare, conoscendo la stravaganza del personaggio), come scrivono alcuni colleghi? Solo il prossimo disco potrà dare una rispost
a. Per ora Beck si conferma come una delle figure più interessanti ed intelligenti - locuzione logora ma pertinente - nel panorama musicalecontemporaneo. Come risultato è più che soddisfacente.