Ma qui l'illuminato Tommaso Puccini, ideatore dell'ottocentesco giardino, coadiuvato nella sua opera anch'egli dall'architetto Cambray Digny, volle che, in piena celebrazione degli antichi misteri, l'isola custodisse le rovine di un tempio greco, il cui frontone portava inciso un motto allusivo alla grande sapienza pitagorica: "dir sempre il vero e operare ciò che è bene".
I luoghi incantati pieni di rimandi romantici, il romitorio sulla collina che si sporge sul ciglio del silenzio, il castello che porta il significativo nome di trattoria della Fenice, luoghi purtroppo oggi in stato di avanzato degrado dovuto all'incuria degli uomini e alle offese del tempo, dovevano suscitare nell'animo del visitatore una metamorfosi spirituale in una intensa celebrazione dell'elemento naturale. E alla natura Tommaso Puccini volle dedicare una grande Kermesse, sulla scorta di antichi riti, istituendo l'annuale festa delle messi, che ci ricorda le celebrazioni in onore di Demetra e Cerere, le Vergini protettrici dei raccolti (8).
Il giardino è dunque in sostanza luogo interiore e insieme cristallizzazione dell'idea della bellezza, riconquista di una dimensione perduta e simbolo della ricerca interiore dell'uomo. Ancora all'antica sapienza e in particolare a quella egizia si collegano alcuni episodi decorativi collocati nel grande e noto parco delle Cascine a Firenze.
Alla fine del XVIII secolo Giuseppe Manetti, architetto di fiducia dell'allora Granduca Ferdinando 111 di Lorena, ristruttura il parco per destinarlo a pubblico passeggio, inserendovi una serie di motivi ornamentali neo egizi di chiara impronta simbolica. Quattro grandi sfingi in marmo bianco son collocate a delimitare l'accesso nello stradone principale destinato al passeggio; e ancora la ghiacciaia o conserva per il ghiaccio, dove veniva conservato appunto il ghiaccio portato a valle durante l'inverno dalle vicine montagne per la mensa granducale, viene trasformata in una enigmatica piramide egizia.
Ricca di suggestioni mitiche è la fonte dedicata a Narciso, che doveva ispirare qualche anno dopo al poeta inglese P. B. Shelly, di passaggio a Firenze, i suoi tristi versi in lode al vento dell'Ovest. La poesia celebra, in analogia al mito di Narciso, la metamorfosi della natura e la fede in una rinascita interiore. Narciso, innamoratosi della sua immagine riflessa nella sorgente segreta in fondo al bosco dove Eco ninfa lontana vive sul fondo delle acque, rappresenta la prima fase dell'opera: l'introspezione alchemica, la ricerca interiore che ci insegna come il mondo sia solo una proiezione di noi stessi.
A pendant della fonte di Narciso è l'altra fonte, purtroppo oggi scomparsa, del Pegaseo. Questa fontana doveva alludere alla fonte di Ippocene, che scaturì per un colpo di zampa dato alla terra dal suo cavallo Pegaseo, come del resto ricordava l'iscrizione incisa sul monumento: "Stanco del volo, al Pegaseo qui piacque posarsi un giorno, e sono sue quest'acque". La fonte è quella del monte Parnaso alla quale Apollo e le muse vanno a dissetarsi, è questa l'acqua mercuriale della sintassi alchemica, l'acqua della vita che fluisce e scorre quale linfa nel giardino, ove è sempre presente l'elemento acqueo nei suoi più diversi aspetti e simbolismi come enigma vitale essenziale (9). Il Pegaseo poi, il bianco cavallo alato, nato dal sangue sgorgato dalla testa della Medusa uccisa per mano di Perseo, e che appena nato abbandona la terra verso il regno degli Immortali, riassume in sé l'opera al bianco dell'opus alchemico, la tappa da raggiungere per innalzarsi alla natura divina celata nell'intima essenza umana.
E sarà appunto il parco delleCascine, così ricco di suggestioni mitologiche ed echi lontani, dove la natura diventa ornato di se stessa, il luogo eletto a ultima dimora del giovane Principe indiano, morto nel 1885 a Firenze, di ritorno da un lungo viaggio in Europa verso la sua patria lontana.
Un piccolo mausoleo di stile moresco eretto alla confluenza del torrente Mu-gnone con l'Arno, nel luogo detto appunto oggi "l'Indiano", ne custodisce le ceneri. Il busto del giovane, opera dello scultore Fuller, ne ritrae lo sguardo che riposa su se stesso, perso verso la distesa del verde e i lunghi filari di pioppi, come in una sorta di felici Campi Elisi, in un congiungimento estatico tra finitezza e infinito, tra presente ed eternità.
NOTE
1 Il giardino è dunque luogo deputato alle iniziazioni e alla speculazione ermetica.
Massimiliano Palombara, alchimista e assiduo frequentatore del "cenacolo" colto, fondato a Roma nel XVIII secolo da Cristina di Svezia, più famoso autore della alchemica "porta magica", sosteneva infatti che "la natura altro non è che simbolo dell'onnipotente fattore, e quale scelta migliore può esserci di quella di vivere in un giardino curato con amore" dove "sia possibile accostarsi al soprannaturale tramite la natura che ne è simbolo". M. GABRIELE, Il giardino di Hermes, Firenze 1986.
2 Il Marchese Pietro Torrigiani "uno dei primi massoni fedele e costante a Napoleone, nemico dei Sovrani di Casa d'Austria e parzialissimo per la Nazione Francese della quale in tutti i tempi ha fatto gli elogi" si legge in una circostanziata relazione segreta sui massoni fiorentini resa alla Presidenza del Buon Governo. Pietro Torrigiani comunque non è il solo nobile iscritto alla Loggia "Napoleone"; in questa risultano, infatti, molti altri patrizi fiorentini: Conte Girolamo de' Bardi, Guido della Gherardesca "uno dei Graduati nella Loggia dei Massoni", Marchese Anton Filippo Stiozzi "ex prefetto di Firenze", marchese Roberto Capponi, mar-chese Giugni e il marchese Giuseppe Stiozzi.Quest'ultimo sarà committente della nuova redazione "filosofico-esoterica " del giardino degli Orti Oricellari affidati alla sapiente regia di Cambray Digny.
3 Cfr. M. PAOLA MARESCA, Da Osiride al Torrino (Il Giardino Torrigiani) in AA.VV., Il giardino romantico, a cura di ALESSANDRO VEzzosi, Firenze 1988.
4 Si legge in una anonima guida al giardino:"Entrandodal cancello di via de' Biffi, in fondo ad un viale di platani, si vede la facciata d'un tempio la cui porta sbocca in via Lungo le mura.Sull'ingresso alcune mani di marmo indicano le principali direzioni di varie viottole, ed una statua egizia rappresentante Osiride tiene nelle mani le tavole, nelle quali sono espressi i regolamenti per l'accesso ed il passeggio nel Giardino".
Guida per il Giardino del Marchese Torrigiani in Firenze, Firenze 1824.
5 "Il profano, prima dell'iniziazione, è introdotto nel Gabinetto di Riflessione. Questo è uno stanzino dipinto interamente di nero, nel quale sono posti: delle ossa, un cranio, un tavolino su cui giace un pezzo di pane, una brocca con acqua, una coppa con sale ed un'altra contenente zolfo - J. BOUCHER, La simbologia massonica, Roma s.d.
6 "La torre è opera di Gaetano Baccani che sostituì il Cambray Digny nella direzione dei lavori. Si passa alla torre, monumento del genio e dell'ardire del suo fondatore, e che ne onora pur l'architetto signor Gaetano Baccani. Quivi era per l'avanti un grazioso casinetto e casa colonica dell'antica famiglia de' Medici, uno de tanti edifizi che il Torrigiani ha sacrificato nell'elegante e variata scompartizione del suo Giardino". Guida, anonima cit.
7 "Tra i luoghi dove si svolgono le prove dei Cavalieri del Graal figurano in prima linea l'isola e il castello. Il viaggio in tali luoghi va considerato essenzialmente sub specie interioritatis, ossia in termini di spostamento della coscienza in un mondo abitualmente chiuso all'essenza dell'essere umano". J. Evola, Il inistero del Graal, Roma 1972.E ancora Arturo Graf attesta: "l''idea di porre in un'isola segregata la stanza dei beati, o di attribuire a isole remote ed incognite una felicità non concessa al resto della terra, è un'idea naturale, molto antica e molto diffusa...L'isola di Avalon, di cui tanto favoleggiarono nel medio evo i poeti e i romanzatori del ciclo arturiano, e dove Artù, mortalmente ferito, era, per forza di miracolo, serbato in vita, l'isola di Avalon godeva gli stessi benefizi del Paradiso terrestre" A. GRAF, Il 171i10 del Paradiso terrestre, Milano 1987, p. 49 e p. 62.
8 Sulla derivazione dei misteri di Cerere da quelli isiaci si veda A. LENOIR, La Franche-Maçonnerie, Paris 1814. E' significativo notare a questo proposito che nella biblioteca del Puccini era conservata una copia del "Sogno di Polifilo" dove le illustrazioni, rappresentanti le scene del raccolto e i cortei agresti, possono aver suggerito a Niccolò qualche spunto per le celebrazioni di Scornio. Si può inoltre supporre una sorta di derivazione dei riti dedicati alla vergine del grano da quelli celebrati in onore di Demetra nell'antica Grecia.
9 Così anche nell'iniziazione massonica, "per rendere al Recipiendiario, la sua sicurezza gli si fa subire la purificazione dell'Acqua. E' una specie di battesimo che lava ogni bruttura". J. Boucher, Op. cit., p. 42. Anche per Bachelard l'acqua è un simbolo di purezza e purificazione: "Il lago, lo stagno, l'acqua stagnante ci trattengono a lungo il loro bordo ( ... ). Il lago è un grande occhio sereno. Il lago assorbe tutta la luce e ne fa un mondo.... All'acqua pura si chiede pertanto originariamente una purezza al tempo stesso attiva e sostanziale. Attraverso la purificazione si partecipa ad una forza feconda, innovatrice, polivalente. La miglior prova di tale potenza intima è il fatto che essa appartiene ad ogni goccia di liquido. Sono innumerevoli i testi in cui la purificazione compare come una semplice aspersione". GASTON BACHELARD, Psicanalisi delle acque. Purificazione, morte e rinascita, Corno 1987, p. 33, 128-129. Anche Durand rileva il valore morale dell'acqua lustrale: "L'acqua lustrale è l'acqua che fa vivere al di là dei peccato, della carne e della condizione mortale. La storia delle religioni completa una volta di più l'analisi psicologica: "l'acqua viva", "l'acqua celeste" si ritrova tanto nelle Upanishad quanto nella Bibbia o nelle tradizioni celtiche e romane". GILBERT DURAND, Le strutture antropologiche dell'immaginario, Bari 1972, p. 170-171.
(tratto da Hiram n. 5 - Maggio 1992 - pag. 106 - ed. Società Erasmo)