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nel momento in cui il ragazzo esplicita segnali di nevrosi, o piuttosto quando
l’allievo elicita il suo malessere, con ansia da prestazione e/o aggressività proattiva.
Il disadattamento scolastico si manifesta, altresì, quale incapacità di porre
attenzione ad un compito cognitivo, oppure come incapacità di lavorare in gruppo. Il
soggetto disadattato ha come equanime scopo quello di compensare le sue
manchevolezze, le sue debolezze, le sue sofferenze, anche mediante relazioni
straordinarie, con alcuni compagni; relazioni, in cui, spesso domina un eccessivo
senso di paternalismo, da parte del soggetto disadattato nei confronti dell’altro.
Il soggetto disadattato, diventa, nondimeno, dinanzi agli occhi di tutti, un ragazzo
sedizioso, un ragazzo che fa una guisa di braccio di ferro con la scuola, un ragazzo
che si fa, sovente, più forte della professionalità dell’insegnante.
Non di rado, accade che il ragazzo disadattato si avvalga di escamotage differenti,
per appagare la sua sete di esistenza, per farsi riconoscere come essere umano e
come persona, sia dal mondo dei piccoli sia dal mondo dei grandi. Diviene, così
indispensabile, leggere, istante per istante, il modo di fare e di agire del soggetto
disadattato, evitando che l’allievo in questione, si trasformi per il gruppo classe, in
un capro espiatorio , o in un modello di personalità con il quale identificarsi.
Il disadattamento scolastico trae origine, in larga misura, dalla dinamica di gruppo,
dinamica in cui il soggetto disadattato esperimenta sia l’accettazione della propria
persona, sia il rifiuto del proprio sé, ricevendone una valutazione pregevole e/o
sfavorevole, che contribuisce ad accrescere il senso di sé, di autonomia, di
autostima, di identità personale e sociale.