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Le diverse personalità

  • Messaggi
  • sonardj
    00 28/04/2008 22:15
    a personalità svogliata si definisce molto semplicemente:

    lo svogliato è colui che non ha una sufficiente forza di volontà anevrotica (FVAN)
    Non esistono quindi tipologie, anche se la vita dello svogliato può essere molto diversa a seconda del contesto in cui è portato a vivere. Infatti è la personalità del Well-Being che più di ogni altra è penalizzata dalle sue caratteristiche. Senza una sufficiente FVAN difficilmente lo svogliato potrà veramente amare qualcosa. Molti oggetti d'amore saranno alla fine mal gestiti proprio perché manca la forza per conoscerli e supportarli a fondo. Lo svogliato darà l'impressione di una certa superficialità o di una propensione alla novità con l'incapacità all'approfondimento o alla costanza nel tempo.
    Molti svogliati si dimostrano volenterosi e propensi a entrare nel mondo in modo tutto sommato normale. Spesso, se stimolati da una buona forza di volontà nevrotica (cioè orientata a uno scopo ben preciso: pensiamo al successo, alla fama, alla carriera come scopi nevrotici), possono anche essere creativi e costruttivi. Sono quelli più fortunati: se trovano buone condizioni facilitanti, potranno sopravvivere bene. Peccato che non si possa sfuggire al mondo che prima o poi a chi ha una FVAN modesta presenta il conto: non a caso, quando ci si chiede come faccia una persona che ha tutto, a non essere felice, molto spesso ci si trova di fronte a uno svogliato.
    Quelli invece che avvertono coscientemente la mancanza di FVAN per gestire il mondo che li circonda parlano di difficoltà di vivere, avvertono la fatica esistenziale e, condizioni facilitanti o meno, sono più vicini al baratro rappresentato da depressione e tossicodipendenze. Pensiamo ai casi in cui i farmaci sostituiscono in queste persone la forza di volontà anevrotica.
    Non a caso, la strategia preferita dallo svogliato è la scorciatoia, non vista (come accade negli irrazionali) come esempio di furbizia, di intelligenza, ma solo come mezzo per fare una fatica minima, per vivere pur avendo una FVAN insufficiente.
    Il contatto con lo svogliato – Non c'è che un modo per migliorare la personalità di uno svogliato: aumentare la FVAN. Infatti strategie orientate a risolvere i problemi dell'ambiente in cui lo svogliato si trova sono destinate sempre a fallire perché, in parole povere, manca la materia prima. Se lo svogliato ha problemi sul lavoro o non ha nulla da amare non funziona cercare di risolvere il contingente problema lavorativo o di suggerire oggetti d'amore; al più ci può essere un miglioramento temporaneo, ma poi si ricade per mancanza di una solida FVAN, la base per una risoluzione definitiva.
    Uno dei modi più semplici e più efficaci per aumentare la FVAN è di usare lo sport. Lo sport aumenta la soglia di resistenza alla fatica e al dolore e quindi indirettamente aumenta la FVAN. Si dovranno scegliere sport dove è sì presente il concetto di fatica (per esempio gli sport di resistenza sono ideali), ma al tempo stesso è presente anche quello di gradualità. Non è possibile pensare che uno svogliato si converta da un giorno all'altro, miracolosamente. La sua rinascita è graduale, proporzionale all'aumento della sua FVAN.
  • sonardj
    00 28/04/2008 22:15
    I deboli
    Copyright by THEA 2005
    i deboliNel Well-being la definizione della personalità debole è molto simile a quella del senso comune.

    Un debole è un soggetto che non ha la forza sufficiente per ottenere il meglio dal mondo che lo circonda.
    Se la definizione è chiara e immediata, più interessante è la ricerca delle cause che impediscono al debole di sviluppare la sua forza oltre certi limiti. Fra le principali possiamo ricordare la mancanza di autosufficienza e la bassa autostima. Tali cause sono sinergizzate dalla strategia scelta dal debole come struttura portante della sua esistenza: il compromesso.
    Mentre l'insufficiente ha una bassa coscienza etica e cerca volutamente una situazione che lo sostenga e spesso finisce per dominarla (pensiamo a chi si sposa per interesse), il debole in genere preferisce sottomettersi a chi o a cosa gli garantisce una vita tutto sommato vivibile: sceglie di sopravvivere coscientemente, anziché vivere. Spesso è persino grato a chi lo domina.
    Caratteristica della bassa autosufficienza del debole è il terrore o la paura della solitudine, vista come fatto angoscioso e angosciante. Ne derivano rapporti con partner non ottimali perché si è sempre orientati più a "trovare qualcuno" che a "migliorare la qualità della vita". Il matrimonio o la convivenza sono pertanto vissuti come parte che subisce ed è dominata; se il debole ha la fortuna di avere una parte dominante non eccessivamente "cattiva" può avere persino un rapporto piacevole, salvo il fatto che ogni decisione gli è praticamente negata.
    La bassa autostima si rivela soprattutto al di fuori degli affetti, nei rapporti con gli altri, nel mondo della famiglia e della scuola prima e del lavoro poi. Il debole in genere non attua mai un pieno distacco dai genitori che quindi vengono sempre avvertiti come "padroni" della sua vita: non a caso moltissimi deboli hanno la qualità della vita decisamente inficiata dall'assistenza a genitori e/o suoceri che "pretendono" l'assistenza di figli fatti per "avere un bastone per la loro vecchiaia"; come "padrone" è l'insegnante o il datore di lavoro che è temuto, prima che rispettato: il timore nasce dalla ferma convinzione della difficoltà reale di ottenere buoni voti o un buon posto di lavoro.
    A differenza dell'inibito, il debole in questi scontri con gli altri mette un livello minimo di forza, quello sufficiente a non far "scoppiare" la controparte, nel tentativo di ottenere comunque qualcosa, di raggiungere un compromesso dove per esempio, se cede il 90, ottiene almeno il 10.
    I rapporti che comportano legami meno stretti (come il vicinato) vengono sempre vissuti con cortesia (spesso falsa) con il solo obbiettivo di non avere contrasti e/o problemi.
    Se il debole è religioso, privilegia la visione in cui Dio aiuta gli uomini se questi sono buoni e ossequiosi ed è perciò incline a credere a miracoli e/o interventi soprannaturali senza un'adeguata revisione critica; se non lo è, comunque non riesce a liberarsi totalmente dello sciamano che lo porta a rispettare ciò che è sacro.
    Spesso il debole ha anche un grado di patosensibilità non trascurabile, soprattutto quando è coinvolto in prima persona nelle vicende; il senso di colpa non è mai distruttivo, ma è presente in sottofondo ogniqualvolta non riesce a rimediare ai propri errori.
    La vita del debole – A differenza di altre personalità, i fattori facilitanti non lo aiutano molto perché comunque è destinato a subire. Ricco o povero, colto o ignorante, troverà sempre sulla sua strada qualcuno o qualcosa che abbasserà di molto la qualità della sua vita.
    Man mano che il tempo passa, il debole invecchia nel modo più standard possibile, richiedendo quell'assistenza che probabilmente ha dato ai suoi genitori, l'ultimo compromesso della sua vita, per sopravvivere a una vecchiaia che non ha più prospettive.
    Come interagire con un debole – Soprattutto lavorando sulle due cause principali che limitano lo sviluppo della forza, la mancanza di autosufficienza e di autostima. Nel primo caso fondamentale è il controllo e il dominio della solitudine attraverso uno sviluppo della capacità di amare. La vittoria sulla solitudine può essere replicata in ogni condizione in cui si richieda autosufficienza.
    Un incremento diretto della forza può essere ottenuto rinforzando l'aspetto mentale con discipline fisiche come attività sportive di forza o di resistenza (per esempio un corso di arti marziali). Meno interessanti sono le discipline "dolci" che il debole ha la tendenza a ricercare proprio perché sono più consone al basso livello di forza che ha.

    IL COMMENTO
    Duramente equilibrati

    debolezzaVeramente tanti, forse troppi amici del sito, quando scoprono la sezione Psicologia mi invitano ad abbassare i toni su molti temi. I motivi sono principalmente tre:

    * la perdita di audience, cioè di visitatori;
    * la necessità di diffondere informazioni che non demotivino nessuno, in modo da avere il massimo risultato.
    * La mancanza di equilibrio (a detta loro) per un'espressione troppo radicale, rivoluzionaria o decisa di certi concetti.

    Sul primo punto non sono d'accordo. Dal punto di vista pratico, il sito ha grandi numeri, sarebbe comunque difficile crescere ancora, soprattutto perché il fenomeno Internet in Italia è quello che è. Dal punto di vista teorico, ognuno deve essere sé stesso. Se facessi il politico cercando di mediare i miei pensieri e le mie parole, avrei la credibilità dei politici, cioè praticamente zero. Da considerare poi che io sono contento di come il sito è, di avere amici che la pensano come me, che la mia vita sia felice. Per un sito che parla di felicità sarebbe assurdo, per avere maggiore ascolto, comportarsi in maniera tale da snaturarsi perché lo snaturamento significa sempre una rinuncia alla propria personalità. Ho la fortuna di poter essere me stesso, perché rinunciarvi?
    Sul secondo punto, i miei critici commettono un errore fondamentale. Pensare che nella popolazione manchino le informazioni. Errore, manca la volontà di metterle in pratica. Il sito dà gli strumenti a tutti coloro che vogliono provarci, ma è abbastanza inutile edulcorare i toni se non c'è la volontà. Edulcorare i toni serve solo a sopire il desiderio di rinascita. Pensiamo al problema del fumo. Tutti sanno che fa male, eppure, nonostante ci sia l'informazione, molti non fanno nulla o non riescono a fare nulla. Il problema non è cioè informativo, è psicologico, ci deve essere la volontà di riflettere e di cambiare. Tant'è che chi smette non lo fa certo perché un medico si è espresso in toni edulcorati del tipo "forse se fumasse qualche sigaretta di meno la sua salute ne trarrebbe giovamento"; è più facile che rifletta se una persona, disinteressatamente, si esprime con un "è da coglioni buttare via anni della propria vita per una sigaretta". Tant'è che ho sempre detto che "non fumare è intelligente, ma smettere di farlo lo è ancora di più".
    Il terzo punto è il vero cuore del commento. Statisticamente l'appunto mi viene da chi ha una non indifferente componente debole della personalità. Per queste persone "equilibrio" significa stare nel mezzo, non scontentare mai nessuno, essere rispettosi (ecco l'analogia con la mail di Angela) degli altri, cercare sempre un compromesso fra il sé e il fuori di sé (ricordo che il compromesso è la strategia preferenziale dei deboli). È curioso perché, se si applicasse questa posizione all'alimentazione o allo sport, il mio sito non avrebbe ragione di esistere, mentre in realtà queste persone apprezzano molto le due sezioni. Infatti nell'una e nell'altra le posizioni non stanno affatto nel mezzo; se lo facessero, basterebbe camminare 20' al giorno o avere un corpo alla dietologo tradizionale (come il prof. Calabrese, tanto per intenderci; uso prof. perché ci tiene…). Come? Apprezzate lo stile duro per lo sport e l'alimentazione e poi, quando si parla di psicologia, perché magari siete dall'altra parte della barricata, vorreste uno stile morbido, accondiscendente?
    L'equilibrio è un concetto psicologico che si traduce nel non cadere in eccessi della personalità che penalizzano la qualità della vita. Essere "sempre" rispettosi degli altri quando questo porta a tarpare la mia personalità, non è essere equilibrati, è essere deboli; come essere insofferenti degli altri ed essere "sempre" in guerra è essere insofferenti o violenti. Notate il sempre, è fondamentale e rileggetevi l'aneddoto del ristorante. La forza deve essere usata con calma, solo quando c'è danno. Nel sito mi esprimo come voglio perché il sito è mio e, se una persona mi contesta, posso esprimermi anche in forma dissacrante; ma sarei uno stupido (predicatore folle) se fermassi la gente per strada per metterla in guardia da questo o quel problema. Imparate a notare la differenza e diventerete veramente più forti, senza essere violenti.

  • sonardj
    00 28/04/2008 22:17
    Well-being: la descrizione delle personalità
    Copyright by THEA 2005
    Well-being: le personalità

    Una descrizione completa e dettagliata delle personalità la trovate nel testo Hard People - La felicità è possibile. Alcune di esse sono descritte anche nel sito (consultare la sezione Mente). Di seguito la sola definizione.

    Svogliati
    Lo svogliato non ha una sufficiente forza di volontà anevrotica.
    Irrazionali
    L'irrazionale utilizza male il proprio potere razionale ed è dotato di scarso spirito critico.
    Inibiti
    L'inibito non vive una parte della sua personalità perché totalmente schiavo di una persona o di un'idea.
    Mistici
    Il mistico ha una vita dominata dal rapporto con il divino.
    Deboli
    Il debole non ha la forza sufficiente per ottenere il meglio dal mondo che lo circonda.
    Paurosi
    Il pauroso fugge anziché affrontare.
    Dissoluti
    Il dissoluto non sa gestire il proprio corpo.
    Sopravviventi
    Il sopravvivente accetta i problemi dell'esistenza come se facessero parte della normalità, senza nessuna azione che tenda ad eliminarli.
    Insufficienti
    L'insufficiente accetta consciamente di avere un basso livello di autosufficienza.
    Indecisi
    L'indeciso è sistematicamente incapace di formulare criteri di scelta basati sulle informazioni che ha.
    Statici
    Lo statico ha bloccato ogni processo di apprendimento dopo aver raggiunto un'accettabile qualità della vita.
    Violenti
    il violento utilizza la forza in modo da limitare la propria o l'altrui qualità della vita.
    Patosensibili
    Il patosensibile non riesce a elaborare un sufficiente distacco dal dolore che è attorno a lui, ma che non lo coinvolge direttamente.
    Romantici
    Il romantico vive completamente asservito a idee che per lui hanno un alto valore morale.
    Insofferenti
    L'insofferente non sa gestire la mancata aspettativa.
    Semplicistici
    Il semplicistico semplifica eccessivamente la realtà per gestirla meglio.
    Insoddisfatti
    L'insoddisfatto, qualunque sia il punto in cui arriva, non sa appagarsene.
    Apparenti
    L'apparente preferisce apparire anziché essere.
    Contemplativi
    Il contemplativo considera la cultura come una condizione necessaria alla massima qualità della vita.
    Vecchi
    Il vecchio ha un'età psicologica elevata, a prescindere dalla sua età cronologica.

    ALCUNI ESEMPI
    Il test di Tommaso

    pena di morteIl padre di Tommaso ha auspicato giustamente che la morte del figlio (ucciso barbaramente dopo il rapimento a scopo di riscatto - N.d.R.) serva a farci riflettere e a farci migliorare. In questi giorni tutti hanno detto la loro, molto spesso senza accendere il cervello (vedi Casini: "se non fossi cristiano sarei favorevole alla pena di morte"; uno è quello che pensa non quello che vorrebbe essere..). Vediamo un'interpretazione più concreta. Vi propongo una carrellata di quello che ha pensato la gente alla luce di alcune delle personalità del Well-Being. Vi ritrovate?
    Svogliato: si parla, si parla, tanto è inutile...
    Spacciati: se avessero contattato qualche sensitivo, il corpo lo avrebbero trovato subito, risparmiando un mese di sofferenza alla famiglia.
    Mistici: il disegno di Dio a volte è incomprensibile, ma occorre saperlo accettare.
    Deboli: se fosse capitato a me, non so cosa avrei fatto.
    Paurosi: è terribile, in questa società è una vicenda che può capitare a tutti.
    Indecisi: non si capirà mai il perché.
    Violenti: ci vuole la pena di morte.
    Patosensibili: ai bambini queste cose non dovrebbero capitare.
    Romantici: è gente senza valori.
    Semplicistici: la colpa è del (fattore X a piacere).
    Insoddisfatti: si poteva fare di più.
    Apparenti: ci vuole una grande risposta di solidarietà popolare.
    Contemplativi: quando manca la cultura si finisce nella barbarie.
    Vecchi: una volta non succedeva.
    E la persona equilibrata? Una vicenda tragica che capiterà ancora finché l'uomo non sarà così migliorato da evitare che le sue miserie interiori stritolino le vite dei suoi simili. Lavoriamo per migliorarci.

    Apparenti
    Un aperitivo da 12.000 euro...

    apparenzaAlessio mi ha passato una lunghissima mail di Corrado che si lamentava della difficoltà della vita in Italia dal punto di vita economico, chiedendomi come si può rispondere a mail del genere senza scrivere un libro. L'ho letta con calma, domandandomi cosa ci fosse di diverso fra la mia vita e quella di Corrado, cercando di mettermi nei suoi panni (ha un buon lavoro, una "buona posizione" come si è soliti dire, sposato, senza figli), ma ragionando con la mia testa. Un secondo dopo aver finito la lettura della mail, è scattata la classificazione: Corrado è un apparente che avrà sempre dei problemi, qualunque sia il suo reddito. Una frase mi ha colpito: "ho dovuto comprare la macchina nuova: quasi 30.000 euro". Molti subito diranno: "E non potevi comprarne una meno cara?". Probabilmente l'appunto è corretto, ma il punto non è questo. Forse l'auto serve per rappresentanza, forse Corrado ha esigenze particolari ecc.
    Il punto è l'aggettivo "nuova" collegato al verbo" dovuto". Se uno "deve" acquistare una macchina e ha problemi economici (anche se non li ha, è comunque la strategia migliore!), la soluzione è comprare una macchina usata. La svalutazione nei primi due anni delle auto è incredibile e rende improponibile ogni confronto fra l'affare di comprare una macchina nuova a 30.000 euro e una macchina con 20.000 km a 18.000. Un risparmio di 12.000 euro per avere praticamente la stessa macchina e che viene di solito respinto solo perché si può "pagare da bere agli amici per la macchina nuova"!

    Contemplativi
    Una questione di... stile

    FerrèGianfranco Ferré si è scatenato contro le catene low cost della moda (come Zara e H&M) dicendo: "Chi è colto segue la strada della raffinatezza, della qualità, non può andare a finire da Zara. Zara non educa, promuove la volgarità del modo di essere".
    È evidente che Ferré è la tipica personalità contemplativa (un "intellettuale" nel senso negativo del termine) che attribuisce alla cultura (la sua) un valore assoluto per nulla collegato alla promozione della qualità della vita. Chi è colto non è detto che sia intelligente. In particolare la persona intelligente evita di sprecare i propri soldi in vestiti costosissimi che, saranno pure creativi, ma che servono solo (al massimo) a far apparire migliore chi non lo è. Lo stilista è un artista finché rispetta la dignità della persona: certi esempi di moda concepita per stupire o di moda ipercostosa sono solo esempi di esibizionismo. Io di firmato compro solo qualche capo di Missoni, perché lo ritengo bello, ma soprattutto perché dura più di dieci anni e quindi alla fine il gioco vale la candela. Non comprerei mai un capo firmato che dopo un anno devo smettere perché "fuori moda": immorale! Gli stilisti si combattono sui giornali con costosissime pagine pubblicitarie in cui praticamente non compaiono che il logo dell'azienda e un modello (l'importante è essere più presente dell'altro): ciò sottolinea come sia fondamentale catturare il cliente apparente, quello che vuole apparire anziché essere, che vuole vestire in un certo modo perché il suo modo di vestire amplifica una personalità che in realtà è infima. Se incontrassi Ferré vestito con un suo bellissimo vestito, pensa forse che la prima impressione possa essere positiva (il ragazzo mi sembra leggermente in sovrappeso…)? Mi spiace per lui, ma io vado alla sostanza delle persone. (Beh, direttore, a dire il vero Ferré è parecchio sostanzioso... - N.d.R.)

    Mistici
    Addio al Limbo

    I teologi vaticani hanno bocciato il Limbo (forse si scrive con la minuscola perché ormai non è più importante) e ci hanno detto che non esiste. La cosa mi ha gettato nello sconforto più totale paragonabile solo a quello provato per certe eliminazioni del Grande Fratello. Purtroppo questo gossip religioso, sarà anche una questione "importante" per le personalità mistiche, ma la vicenda a mio avviso mina pesantemente la credibilità della Chiesa in un momento in cui più che di teologia avrebbe bisogno di concretezza.
    Se per anni si è creduto che i bimbi morti prima del battesimo finissero nel Limbo, ora ci si deve affidare al discorso salvifico di Dio; un ribaltone di una gravità tale che non si vede nemmeno nella nostra politica. Nel catechismo di Pio X si leggeva che "i bambini morti senza battesimo vanno nel limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono, perché avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il Paradiso, ma neppure l'inferno e il purgatorio". La locuzione non meritano era terrificante per un essere senza colpe.
    Forse a causa di ciò, si è corsi ai ripari, ma resta aperta la questione di che fine fanno questi bambini. Ma davvero nel XXI sec. c'è qualcuno che ritiene che, leggendo il Vangelo o la Bibbia, si possa capire senza dubbi cosa realmente accadrebbe? E se dubbi permangono (del resto se un papa è già stato smentito!) che senso hanno queste masturbazioni teologiche?

    Paurosi
    CartaSì o... carta no?

    barattoUna mail dall'estero che è anche una conferma della scoperta del Well-being: a volte basta un comportamento (nel nostro caso paura informatica) per identificare una personalità.

    Vorrei rinnovare il mio abbonamento all'Hard Area, ma purtroppo non mi è possibile online, per questioni a me sconosciute compare la scritta "siamo spiacenti ma non possiamo procedere con l'ordine" e in inglese: "rif. invalidCall" e il muro si alza dopo avere inserito i miei dati personali (al secondo step). Sto cominciando a diventare nervoso, perché non arriva risposta alle mail che invio e anche perché ho provato a telefonare e ho inviato i dati del mio conto bancario (che ho fatto contro la mia volontà, poiché è notoriamente, si dice, pericoloso inviare questi dati attraverso le mail elettroniche). L'indirizzo a cui ho mandato la mail non me lo ricordo, qualcosa con Thea@... però per errore, per sicurezza, non ricordo, ho cancellato la mail dal mio archivio.
    Spero mi rispondiate in immediato. Però sto per perdere la pazienza.
    Ho anche provato a togliere l'antivirus e il firewall e ora per errore ho anche fatto un ordine con pagamento in contrassegno, che tanto è inutile per l'estero...

    Sinceramente la tua preoccupazione mi sembra eccessiva e la tua ansia forse può spiegare i problemi "inspiegabili" che hai avuto in passato (erano quindi patologie psicosomatiche).
    1) Le mail spedite dall'Italia al tuo indirizzo non arrivano. È un problema vecchio. Quindi sarebbe opportuno darne un altro, diverso da ***.
    2) Il tuo computer ha una protezione troppo alta (non dipende solo dal firewall o dall'antivirus, ma anche dalle opzioni di sistema) e non consente il trasferimento al sito della Banca. Quindi o fai l'ordine da un altro computer oppure abbassi la protezione, fai l'ordine e poi la rialzi.
    3) >ho inviato i dati del mio conto bancario.
    Veramente è arrivato il numero della carta, una sequenza di cifre che assomiglia a un conto bancario, senza la specifica degli altri dati della carta.
    4) >che ho fatto contro la mia volontà.
    Una frase un po' troppo forte. Nessuno ti obbliga a nulla.
    5) >notoriamente, si dice, pericoloso inviare questi dati attraverso le mail elettroniche.
    Se è per questo in Italia muoiono anche 4.000 persone all'anno in incidenti stradali. Usando la stessa logica, non dovremmo andare mai in macchina. Il si dice non è Vangelo, sono i Paurosi (vedi personalità del Well-being) che lo dicono e i Paurosi vivono male. Purtroppo ci capita ancora che molta gente associ Internet al demonio e "assolutamente" non voglia fare ordini con carta di credito o dare i dati della carta via mail, fax o telefono. Sinceramente (scusa la durezza del commento) sono rimasti al Medioevo (nell'immagine: "Il baratto medievale"). Tra l'altro basta una carta prepagata o una carta con limite di spesa piuttosto basso per evitare ogni problema di truffe disastrose, senza perdere i vantaggi della modernità.
    Un'analisi personale: mi sembra che tu viva una vita troppo agitata; hai cancellato forse "per sicurezza" la mail dall'archivio. Pensa che io non uso antivirus o firewall (che danno più problemi che vantaggi), ho un livello di protezione medio sul mio computer, ma in molti anni non ho mai avuto problemi. La strategia corretta non è vivere nel perenne allarme, ma:
    1) conoscere ciò che si maneggia. Per esempio non visitare siti strani o aprire (MAI) mail sospette.
    2) Mettersi nelle condizioni che, se accade qualcosa, il danno è comunque piccolo. Se io faccio acquisti su Internet con una carta il cui limite di spesa è 1.000 euro mensili, al più mi fregano mille euro (diciamo una possibilità ogni cento anni, cioè dell1% che è già alta!). Quanto mi costa l'ansia di mesi di attività di sicurezza (anche solo considerando il tempo perso e non lo stress) rispetto a 1.000 euro in cento anni?

    Romantici
    Chi sono i gaudiosensibili?

    BaldiniAlessandro si chiede se è patosensibile perché si commuove di fronte alla vittoria di Baldini o all'elezione di Napolitano. Conclude che non è patosensibile perché il sentimento che prova è di gioia e non di tristezza e conia il termine di gaudiosensibilità.
    Sto completando la stesura di Hard people - La felicità è possibile e in questi mesi lo sto verificando per essere ragionevolmente sicuro che ogni soggetto sia descrivibile tramite un mix delle personalità elementari. È quindi con interesse che esamino la definizione di gaudiosensibilità,
    Sicuramente Alessandro non è patosensibile, visto che il termine si riferisce solamente alla reazione di fronte al dolore. Chi, come dice, è gaudiosensibile in realtà per il Well-being ha tratti della personalità romantica. Dalle bozze del mio prossimo libro, il romantico è:

    colui che vive completamente asservito a idee che per lui hanno un alto valore morale.
    Evidentemente per Alessandro una vittoria olimpica o l'elezione a un'alta carica istituzionale sono importanti, hanno un valore assoluto. Per capire fino in fondo la definizione allargata di romanticismo consideriamo una donna che si commuove al matrimonio dell'amica. Accade perché per lei il matrimonio ha un valore assoluto molto alto, si commuove perché vede realizzato un suo valore.
    Io che romantico non sono (nel senso che di ogni "ideale" valuto pro e contro) di fronte all'elezione di Napolitano non mi sciolgo in lacrime perché per me un tale posto non ha un valore elevato, io non farei mai il presidente della Repubblica, almeno in Italia, dove non ritengo che la politica sia particolarmente "nobile"; forse sarei più coinvolto in una vittoria olimpica, ma se a vincere la finale dei 100 è Ben Johnson la prima cosa che penso non è che impresa, ma che forse... Insomma sono distaccato e non romantico. Come spiegherò nel mio prossimo testo ciò non significa essere insensibili, perché la sensibilità dei romantici è spesso superficiale.
    Va da sé che avere tratti della personalità romantica non significa essere romantici. Provate il t