Psicocinesi e percezioni extra-sensoriali -

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sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 03:55
Definizioni delle varie tipologie di ESP e PK


Molto spesso viene fatta una grande confusione quando si parla di fenomeni paranormali e abilità "psichiche". È opportuno distinguere ogni diversa abilità paranormale, secondo un approccio "enciclopedico".
Le tipologie di fenomeni psichici si suddividono in ESP (Extra Sensory Perception - Percezioni Extra-sensoriali) e PK (Psycho-Kinesis - Psicocinesi).

Le ESP sono esperienze sensoriali (acquisizioni di informazioni) tramite mezzi cosiddetti "paranormali". La capacità di vivere queste esperienze varia da individuo a individuo.
Le tipologie di ESP più comuni sono:

1. Proiezione Astrale (OOBE - Out-Of-Body Experiences - Esperienze Fuori-dal-Corpo) - capacità di trovarsi in un luogo lontano durante il sonno o la trance. In sostanza lo spirito si troverebbe in un luogo differente dal corpo del soggetto.
2. Chiaroveggenza - capacità visiva potenziata, ovvero possibilità di vedere oggetti, luoghi e persone distanti. Vedere fantasmi, avere "visioni" dal carattere simile alle allucinazioni e ai miraggi appartiene a questo tipo di capacità.
3. Psicometria - capacità di ottenere informazioni semplicemente toccando oggetti. Ad esempio riuscire a sapere cosa vi è scritto in un libro semplicemente toccandolo.
4. Telepatia - comunicare a distanza con la forza del pensiero.
5. Precognizione - vedere il futuro. Non sempre la percezione è particolareggiata. Le visioni sono spesso riguardanti momenti molto importanti della vita.

PK di fatto significa "capacità di inviare segnali sotto forma di fenomeni psichici".
Le tipologie di PK più comuni sono:

1. Trasmissione telepatica - l'atto di inviare/ricevere il segnale telepatico.
2. Psicocinesi - capacità di muovere oggetti con la forza del pensiero.
3. Apparizioni di Poltergeist - movimento spontaneo di oggetti apparentemente inspiegabile.
4. Cura psichica - capacità di curare malattie con la forza del pensiero.
5. Levitazione - sollevarsi dal suolo in stato di profonda meditazione.

Molte delle esperienze sopraccitate avvengono solo se il soggetto è in profonda meditazione (assenza di pensiero), oppure in trance. Questi stati mentali del cervello si ottengono nel momento in cui l'organo invia segnali a determinate frequenze. Ad esempio la trance avviene durante un'emissione che varia tra 0,2 a 3,5 hz (onde delta); la meditazione invece si riscontra durante un'attività più intensa, variabile tra 7,5 e 13 hz (onde alpha).
sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:00
Cervello e Coscienza

Un articolo del dott. Barry L. Beyerstein, psicologo.




* L'Identità Psiconeurale (IPN)
* Alpha e Omega
* Punti di partenza
* La fisiologia delle allucinazioni
* Percezione: normale ed extra-sensoriale
* La soluzione al 10 percento
* Conclusione
* Riferimenti

sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:03
La moderna scienza del cervello ci offre utili intuizioni riguardo alcune strane esperienze personali come le allucinazioni e i viaggi fuori dal corpo; inoltre, ci è di aiuto nel valutare certe affermazioni di percezione extra-sensoriale e di coscienza pre-natale e post mortem.

Molti tipi di esperienze personali anomale contribuiscono alla credenza nel paranormale. Può trattarsi di emozioni potenti, spontanee o percezioni apparentemente non provocate che gli altri non possono verificare. Per alcuni queste esperienze sono accompagnate da una sensazione che la coscienza si sia estraniata dal corpo o che una forza aliena stia "usurpando il trono della volontà". Questi interludi sono variamente interpretati come divini o diabolici, illuminanti o premonitori, semplici curiosità o il richiamo ad una missione sacra.

Tra quelli che hanno riconosciuto di essere stati "guidati" da "rivelazioni" simili, ci sono Platone, San Paolo, Giovanna d'Arco, Colombo, Mozart e Newton da una parte, Attila, Hitler, Stalin, e Charles Manson dall'altra. Molte antiche credenze nel soprannaturale, probabilmente hanno la propria origine in rivelazioni di questo tipo. Esse alimentano ancora oggi molte credenze di tipo mistico.

Sappiamo oggi che sia cervelli sani che malati produrranno, di tanto in tanto, sensazioni ed emozioni spontanee che sembrano originare dall'esterno, magari in altre menti. Queste irresistibili esperienze vengono citate in continuazione come prove del paranormale.

Le "spiegazioni" paranormali per questi eventi costituiscono una sfida per gli psicofisiologi perché, se corrette, le implicazioni per la visione neuroscientifica della relazione mente-cervello sarebbero profonde. Se, come molti occultisti sostengono, la mente può esistere libera dal corpo, influenzare direttamente altre menti o la materia a distanza, e ricevere informazioni attraverso sensi non convenzionali, molti capisaldi della neuroscienza sarebbero tristemente incompleti, se non totalmente erronei.

Benché io dubiti che gli studi sulle presunte anomalie paranormali della coscienza capovolgeranno le fondamenta della neuroscienza, potrebbero ampliare la nostra comprensione tradizionale della percezione, della memoria e delle emozioni. Simili studi potrebbero eventualmente anche aiutare la gente a comprendere le autentiche cause di esperienze "straordinarie" che sembrano per essa così reali.



L'Identità Psiconeurale (IPN)

Nel 1949, Donald O. Hebb enunciò il credo al quale la maggior parte dei neuroscienziati aderirebbe ancora. La psicologia moderna dà completamente per scontato che le funzioni comportamentali e neurali sono perfettamente correlate e che una è completamente causata dall'altra. Non c'è un'anima separata o una forza vitale che mette il dito nel cervello ogni tanto e fa fare alle cellule neurali ciò che altrimenti non farebbero. Naturalmente, questa è solo un'assunzione di comodo... è abbastanza concepibile che un giorno questa assunzione dovrà essere eliminata. Ma è anche importante rendersi conto che non abbiamo ancora raggiunto quel giorno: l'assunzione di comodo è necessaria e non ci sono vere prove del suo contrario. La nostra incapacità fino ad ora di risolvere un problema non lo rende insolubile. Non si può logicamente essere un determinista in fisica e biologia e un mistico in psicologia (Hebb, 1949, p. xiii).

Sebbene la visione sul determinismo sia cambiata da quando Hebb scrisse, la sua convinzione che la coscienza sia inseparabile dal funzionamento del cervello rimane la pietra miliare della psicologia fisiologica. Una discussione delle questioni filosofiche sottostanti l'assunzione di comodo di Hebb - l'identità psiconeurale (IPN) - va oltre i fini di questo articolo.
sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:03
Alpha e Omega

Gli psicobiologi sono scettici delle affermazioni secondo cui una coscienza matura esisterebbe prima della nascita e dopo la morte. Le presunte prove scientifiche per una vita oltre la morte (per esempio: Moody 1975; Osis e Haraldsson 1977) sono difettose, logicamente ed empiricamente (Alcock 1979; Puccetti 1979; Siegel 1981). Oltre a inconsistenze e a difetti metodologici, molte affermazioni dei sostenitori dell'ipotesi di una sopravvivenza dopo la morte sono ulteriormente minate da un concetto di morte chiaramente antiquato.

Secondo i moderni criteri neurologici, i pazienti che si suppone siano "ritornati dall'aldilà" non sono mai morti, solo rianimati da un arresto cardiopolmonare (ACP) - cioè, una temporanea interruzione del battito del cuore e della respirazione. Poiché le cellule cerebrali non cessano di funzionare immediatamente dopo un ACP, l'attivitàmentale può continuare (sebbene degradata dalla deprivazione di ossigeno/glucosio e da altri cambiamenti neurochimici) per alcuni minuti dopo l'ultimo battito del cuore e l'ultimo respiro.

Il morire è un processo composto da vari stadi, reversibile finché non soccombono certe cellule importanti del tronco cerebrale e della neocorteccia. Quindi, un paziente con una neocorteccia silenziosa può ancora respirare e presentare delle pulsazioni ma essere clinicamente morto; chi soffre di un ACP temporaneo non presenta pulsazioni e respirazione ma non è cerebralmente morto. Ricordi del periodo precedente alla rianimazione non implicano un aldilà perché, fortunatamente, questi pazienti non sono mai cerebralmente morti. Il criterio oggi usato in molte società moderne per definire la morte legale è costituito dall'interruzione irreversibile della comunicazione tra cellule critiche del cervello.

Altre pseudoscienze attribuiscono capacità cognitive e motivazionali al nascituro - alcuni sostengono che il feto possa comprendere le conversazioni dei genitori e possa subirne danni psicologici persistenti. Le farneticazioni Scientologiche di L. Ron Hubbard (1968) circa la vita nell'utero iniziarono come fantascienza e sono oggi bollate, appropriatamente, come religione, ma è specialmente preoccupante quando professionisti presumibilmente accorti fanno affermazioni simili ignorando ben chiare diffide neurologiche. Le loro prove si basano sui "ricordi" di adulti con problemi psicologici sufficientemente preoccupanti da richiedere delle cure terapeutiche. Lo psichiatra Thomas Verny (1981) modella le sue teorie di psicopatologia in base a ciò che i pazienti gli dicono sulle loro memorie fetali. Arthur Janov (1970), fondatore del sospetto movimento dell'"Urlo Primario", asserisce che le nevrosi nascono dai ricordi del trauma della nascita, e Leonard Orr offre la cura: alleviare la nascita iperventilando in una vasca da bagno piena di acqua calda (per una buona critica, vedi Rosen 1977).

I ricordi dall'utero sono estremamente dubbi, data l'immaturità del cervello fetale. Il sistema uditivo raggiunge un funzionamento rudimentale nell'ultimo trimestre della gravidanza, e poco dopo la nascita si può abituare il bambino a compiere diversi movimenti in risposta ad altrettanti suoni verbali (Aslin et al. 1983). Tuttavia, estrapolare da queste semplici abilità la congettura che i feti comprendano le conversazioni degli adulti, e anni dopo ne risentano, offende il buon senso e le notevoli ricerche sullo sviluppo del bambino.

Verny sostiene che "tutto ciò che una donna pensa, sente, dice e spera influenza il suo bambino non ancora nato" (citato da Cannon 1981). Questo legame mistico tra le coscienze della madre e del feto è incompatibile con l'IPN poiché non esiste alcun legame neurale tra i loro cervelli.

Sebbene forti tensioni durante la gravidanza possano avere degli effetti a causa di alterazioni nelle componenti chimiche intrauterine, è difficile immaginare come specifici pensieri e sensazioni della madre possano raggiungere ed essere riconosciuti dal cervello del feto. Le speculazioni di Verny riguardano un presunto legame telepatico tra la madre ed un'incredibilmente precoce mente fetale. Ricordano le vecchie superstizioni secondo cui le madri gravide spaventate dagli elefanti avranno bambini deformi e quelle che rubano daranno alla luce dei ladri.

Sebbene gli psicofisiologi siano semplicemente divertiti dalle congetture di Verny, è poco propizio che le sue credenziali di psichiatra ingenerino una fiducia diffusa. Ho incontrato molte madri di bambini con problemi di sviluppo il cui fardello è stato inutilmente sovraccaricato di senso di colpa - credevano che i loro pensieri ambivalenti durante una gravidanza difficile dovessero essere stati la causa della condizione dei loro bambini.

Studi competenti sulla memoria dei bambini non ispirano fiducia nei presunti ricordi prenatali (White e Pillemer 1979). Ci sono spiegazioni alternative del perché la gente creda di ricordare la vita nell'utero o in incarnazioni precedenti (Alcock 1981; Loftus 1980; Zusne e Jones 1982).

Ci sono prove che i ricordi sono immagazzinati come modificazioni strutturali nei circuiti neurali (Squire 1986). Vista l'improbabilità del fatto che questi meccanismi siano già pienamente funzionanti prima della nascita, è logicamente impossibile che delle esperienze così immagazzinate sopravvivano la disintegrazione del cervello. Le credenze prevalenti che la conoscenza possa essere ottenuta da incarnazioni precedenti o da una "mente universale" (custode di tutta la passata conoscenza e creatività) sono non solo implausibili ma anche avviliscono ingiustamente le conquiste sbalorditive dei singoli cervelli umani
sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:04
Punti di partenza

Molte persone credono che il loro "sé psichico" lasci periodicamente i loro corpi per ricuperare informazioni distanti. I critici della letteratura relativa alle "esperienze fuori dal corpo" (OBE - Out of Body Experiences) ritengono che le prove a favore di questo fenomeno siano poco convincenti (Blackmore 1982; Neher 1980). Le descrizioni di OBE sono compatibili con ciò che si sa circa fenomeni neurali e psicologici conosciuti che evocano vivide allucinazioni e pregiudicano temporaneamente la capacità di esaminare la realtà. Neher (1980) offre anche degli esercizi di rilassamento e di immaginazione per coloro che desiderano sperimentare da sé un OBE.

Nell'ultimo secolo, il neurologo Huglings Jackson riportò che aberrazioni nei lobi temporali del cervello possono produrre sensazioni di galleggiamento e disincarnazione, inclusa l'impressione di vedere il proprio corpo da lontano (MacLean 1970). Da allora, le OBE sono state prodotte dalla stimolazione elettrica dei lobi temporali durante operazioni di neurochirurgia. Queste esperienze sono anche associate con varie droghe, attacchi epilettici, episodi di emicrania ed ipoglicemia e modificazioni neurochimiche vicine alla morte. Occasionalmente, le OBE occorrono spontaneamente in individui normali e svegli, probabilmente a causa di un'attivazione casuale dei sistemi del lobo temporale. Le OBE sembrano meno misteriose quando pensiamo che il cervello genera immagini simili durante i sogni o nelle memorie visive, dove noi di solito ci vediamo da una posizione che in realtà non abbiamo mai occupato. è principalmente la chiarezza o "realtà" delle OBE (relativa all'attività del lobo temporale e frontale) che le distingue da forme simili di immaginazione, incluso il "sognare ad occhi aperti" che può, a sua volta, sembrare piuttosto vivido.

Le OBE possono ancora essere innescate da suggerimenti sbagliati quando i meccanismi di eccitazione del cervello si spostano da uno stato di assopimento ad uno stato di sonno, dal sonno alla veglia, dal sonno senza sogni al sonno con sogni, e così via. In un tale sistema formato da così tanti componenti, ci si può benissimo aspettare che occasionalmente si verifichino delle desincronizzazioni - che possono qui risultare in attività simili al sognare durante uno stato di quasi veglia. Le immagini di inizio (ipnagogiche) e di fine (ipnopompiche) del sonno sono spesso miscugli bizzarri, ma all'apparenza reali, di percezioni genuine ed allucinazioni (Stoyva 1973).



La fisiologia delle allucinazioni

Di solito è facile distinguere percezioni autentiche da immagini auto-prodotte, eccetto che nel corso dei sogni, delle OBE, e così via. Occasionalmente può essere difficile, però, perché i sistemi del cervello che generano immagini dalla memoria condividono dei circuiti neurali con quei sistemi che decifrano gli stimoli sensoriali provenienti dall'ambiente. Molti fattori possono temporaneamente disabilitare più alti meccanismi del cervello che confermano la realtà delle percezioni.

Le allucinazioni si verificano quando la corteccia sensoriale viene attivata senza che vi siano stimoli ai recettori periferici. Ciò può derivare da: stimolazione elettrica o con l'uso di droghe del cervello, suggestioni ipnotiche, alta febbre, narcolepsia, emicrania, epilessia, schizofrenia, sovraccarico sensoriale o isolamento prolungato (Horowitz 1975; Johnson 1978; Siegel e West 1975). Allucinazioni possono verificarsi quando le immagini interne confondono gli stimoli sensoriali esterni in percorsi neurali condivisi, o quando frazioni percettive indistinte sono imbellite secondo le aspettative e le credenze (Horowitz 1975). Sono anche possibili in situazioni che influenzano la normale alternanza tra vigilanza e attenzione all'uso di immagini (utilizzate per ricordare, risolvere i problemi, sognare ad occhi aperti, e così via). Forti conflitti, minacce emotive, paura, o desiderio possono prestare una qualità intensamente reale al pensiero immaginifico. La meditazione, riducendo gli stimoli sensoriali e sopprimendo i sistemi verbali di coscienza, può avere risultati simili.

Schatzman (1980) trovò un sostegno obiettivo per la nozione che le allucinazioni passano attraverso processi che hanno luogo nell'area visuale del cervello. Fu presentato uno stimolo visivo ad una paziente che sperimentava allucinazioni vivide. La risposta elettrica della sua corteccia visiva quando ella osservava lo stimolo normalmente fu confrontata con quella di quando aveva allucinazioni che oscuravano lo stimolo dalla vista. Nella seconda condizione, la traccia dello stimolo registrata scompariva man mano che la corteccia visiva iniziava a produrre l'immagine allucinata.

Molte credenze occulte nascono dal malinteso che qualsiasi cosa vista o sentita debba necessariamente esistere fuori da noi stessi. Fatica, stress, monotonia o ferventi desideri possono oscurare le "etichette" che designano l'origine esterna o interna man mano che i messaggi passano attraverso il cervello - offuscando così la linea di demarcazione tra realtà e fantasia.



Percezione: normale ed extra-sensoriale

Molta letteratura supporta il corollario dell'IPN secondo cui la percezione sarebbe un processo del cervello (Uttal 1973). Per quanto riguarda i sensi convenzionali (vista, udito, gusto, odorato, tatto) sappiamo molto su come differenti energie vengono tradotte dai recettori in codici neurali e su come i sistemi del cervello ne distribuiscono e analizzano il contenuto.

Danni ad analizzatori specifici del cervello cancellano la percezione delle qualità che essi altrimenti codificherebbero. Se la mente potesse abbandonare il corpo e conservare una piena consapevolezza del viaggio, perché un semplice difetto di "hardware" nel cervello dovrebbe lasciare dei pazienti insensibili? D'altra parte, se fossero danneggiati solo i recettori periferici, sarebbe possibile creare rozze protesi in grado di stimolare la corteccia sensoriale con impulsi elettrici predeterminati. Che queste evochino semplici modelli visivi sostiene l'ipotesi dell'IPN, ma la rozzezza delle percezioni prodotte dalle protesi stimolanti più avanzate sottolinea l'enorme compito che eventuali "energie" telepatiche dovrebbero compiere perché la percezione extra sensoriale (ESP - Extra Sensorial Perception) possa essere compatibile con l'IPN. Un "messaggio" che potesse superare gli abituali percorsi neurosensoriali alla coscienza dovrebbe ancora imporre un'attività precisamente modellata a milioni di cellule cerebrali.

Un teorico che cercasse di coniugare l'ESP all'IPN dovrebbe suggerire dei meccanismi plausibili al fine di rispondere alle seguenti domande:



* Come viene generato il "messaggio" dal cervello del "mandante" nella telepatia e da un oggetto inanimato nella chiaroveggenza?

* Che tipo di energia potrebbe portare il messaggio senza perdite, lungo distanze immense e attraverso gli oggetti incontrati durante il percorso?

* Qual'è il mezzo di propagazione del segnale; che cosa impedisce il sovrapporsi di messaggi simultanei e che cosa li fa arrivare al "ricevente"?

* Una volta arrivato al ricevente, che cosa dirige il messaggio alla modalità sensoriale appropriata - per esempio, alla vista piuttosto che all'odorato - per non dire cosa produca una percezione significativa?

* Quale forma concepibile di energia avrebbe la capacità informazionale di imporre i modelli spazio-temporali necessari al numero astronomico di neuroni coinvolti anche nella più semplice percezione? Come potrebbe duplicare i lievi movimenti dei trasmettitori neurochimici attraverso le membrane cellulari che costituiscono il codice neurale?



Gli entusiasti dell'ESP raramente si pongono questo tipo di domande. Infatti, evitarle è una delle attrattive del dualismo (se la mente non è fisica, queste limitazioni non sono applicabili). Il parapsicologo Charles Tart (1977), e ciò va detto a suo credito, cerca di far fronte ad alcuni di questi problemi, ma le soluzioni da lui proposte sono essenzialmente antichi principi di Magia Simpatica e di Contatto ridefiniti in termini tecnici. Egli sostiene che debbano esistere nel cervello "canali", "decodificatori", etc., perché l'ESP è un'abilità stabilita, ma non suggerisce dove e come potrebbero trovarsi.

Godbey (1975) ha ragione quando afferma che le prove della telepatia o della chiaroveggenza sarebbero insufficienti, in sé stesse, per rifiutare l'IPN. Il cervello potrebbe concepibilmente essere messo in uno stato fisico di "sapere qualcosa" da una qualche forza materiale non ancora scoperta. Tuttavia, come io sostengo, ciò richiederebbe una forma di energia non molto diversa da quelle note ai fisici, che operasse sui meccanismi neurali in modi che sembreranno bizzarri anche agli psicobiologi. Sebbene entrambe queste ipotesi potrebbero un giorno venire confermate, oggi servono solamente per "spiegare" fenomeni per i quali esistono interpretazioni naturalistiche più credibili (Alcock 1981; Blackmore 1982; Marks e Kammann 1980; Neher 1980; Zusne e Jones 1982).



La soluzione al 10 percento

Nel sostenere che le attuali teorie sul funzionamento del cervello gettano sospetti sull'ESP, la psicocinesi, la reincarnazione e così via, mi viene spesso rinfacciata la più nota neuro-mitologia: la nozione secondo cui noi normalmente useremmo solamente il 10 per cento del nostro cervello. Gli "illuminati" presumibilmente riuscirebbero ad utilizzare il rimanente per levitare, piegare cucchiai, prevedere il futuro, leggere il pensiero ed altre fantasticherie inconcepibili per chiunque altro.

Le origini del mito del 10 percento sono oscure, ma il concetto venne ampiamente disseminato in popolari corsi di comunicazione (Dale Carnegie) e proferito pubblicamente nientemeno che da Albert Einstein. Credo che l'errore nacque da un travisamento di una ricerca del 1930 la quale dimostrava che, con l'avanzamento evolutivo, una proporzione progressivamente più piccola del cervello è adibita a compiti strettamente sensoriali o motori. Per ragioni metodologiche, le aree non-sensoriali e non-motorie allargatesi vennero denominate "corteccia silenziosa", sebbene siano tutto fuorché silenziose. Sono responsabili delle nostre caratteristiche più umane, incluso il linguaggio ed il pensiero astratto. Aree di massima attività si muovono nel cervello quando ci applichiamo a compiti diversi, e può esserci una qualche riorganizzazione delle regioni funzionali dopo un danno al cervello; ma non ci sono normalmente regioni dormienti che attendono nuovi compiti.

Questa concetto della "ruota di scorta cerebrale" continua a fare la fortuna di psicologi poco seri e dei loro corsi di auto-miglioramento. Come metafora per il fatto che pochi di noi sfruttano pienamente i propri talenti, chi potrebbe negarlo? Come rifugio per gli occultisti che cercano una base neurale per il miracoloso, però, lascia molto a desiderare.



Conclusione

Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Ci sono molti esempi di persone estranee al mondo scientifico che sbaragliarono fortificazioni di ortodossia scientifica, ma prevalsero grazie a dati irrefutabili. Più spesso, scoperte egregie che contraddicono studi e ricerche tra i più sicuri, si rivelano essere artefatti. Io sostengo che accettare i poteri paranormali, la reincarnazione, la "coscienza cosmica" e cose del genere, richiederebbe una revisione fondamentale delle fondamenta delle neuroscienze. Prima di abbandonare teorie materialiste della mente che hanno brillantemente svolto il loro compito, dovremmo insistere nel richiedere migliori prove per l'esistenza dei fenomeni paranormali di quelle che esistono al giorno d'oggi, specialmente quando le stesse neurologia e psicologia offrono alternative più plausibili.


Barry L. Beyerstein fa parte del Brain Behavior Laboratory, Dipartimento di Psicologia, Simon Fraser University, Burnaby, Canada.



Bibliografia


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* Blackmore, S.J. 1982. Beyond the Body. London: Grenada.
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Zusne,L. e W.Jones, 1982. Anomalistic Psychology. Hillsdale, N.J.: L.Erlebaum
sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:13
Telepatia

La telepatia è una comunicazione che avviene oltre i cinque sensi fisici, tra una mente e un'altra. E' una facoltà che alcune persone riescono a sviluppare maggiormente di altre, ma, potenzialmente, siamo tutti in grado di inviare messaggi telepatici. Lunghi studi hanno dimostrato che chiunque pensi intensamente ad una persona per circa 20 giorni consecutivi, trasmetterà a quest'ultima i propri pensieri: molto probabilmente verrà chiamata o la incontrerà.
Il messaggio arriverà dall'altra parte del filo immaginario dei nostri pensieri. La capacità di trasmissione dei pensieri viene detta PSI.
Il PSI non è di natura fisica - afferma il parapsicologo Joseph Rhine - ma non si è ancora riusciti a stabilire in quale parte del corpo esso abbia sede. E non esistono neppure gruppi di persone che ne siano straordinariamente dotate o assolutamente sprovviste. Ciononostante lo PSI può essere attivato e in parte diretto a piacere anche inconsciamente. La telepatia è dunque un fenomeno che rimane in assoluto contrasto con ogni legge fisica
conosciuta, poiché in via teorica annullerebbe, in un solo istante, le barriere del tempo e dello spazio. Tuttavia si distingue dalla chiaroveggenza perchè il contatto avviene tra essere viventi, persone che vivono nella stessa dimensione.

La telepatia, malgrado gli scienziati abbiano tentato di dimostrarla e spiegarla in modo razionale, resta essenzialmente un fenomeno spontaneo che si manifesta all'improvviso, quando meno ce lo aspettiamo: quando ci arriva una telefonata e sappiamo prima di alzare la cornetta chi ci sta chiamando, quando sogniamo qualcosa che poi accade realmente, oppure quando avvertiamo la sensazione di essere osservati da qualcuno che è dietro di noi, tutti segni di una forma di comunicazione alternativa.
Fenomeni telepatici sono anche le sensazioni di pericolo che una madre avverte quando al figlio sta per capitare qualcosa di brutto.
Il fenomeno si manifesta, infatti, soprattutto tra persone particolarmente legate (madre-figlio, marito-moglie, forti legami di amicizia). In questi casi si parla di "risonanza interpersonale.

Il biologo ceco Lilan Ryzl ha lavorato a lungo negli Stati Uniti come parapsicologo, conducendo numerosi studi sulla telepatia. Ryzl, con l'ipnosi, ha potenziato le facoltà PSI dei soggetti coinvolti: "Erano persone assolutamente comuni - ha affermato - e sono state in grado di riconoscere paranormalmente oggetti nascosti o carte Zener. Riuscivano a vedere da lontano scene che si svolgevano in luoghi distanti e le descrivevano senza uscire dal mio laboratorio".
Il professor Stanley Kripper, anche lui studioso dei fenomeni telepatici, ha notato che il cervello sviluppa delle correnti di 10-12 hertz durante il sonno e, intervenendo sul dormiente tramite un sensitivo, ha cercato di dimostrare che è possibile influenzare telepaticamente i sogni. Nelle fasi di rilassamento, infatti, il nostro cervello è maggiormente disposto alla ricezione.

Quasi sicuramente le capacità telepatiche fanno parte di noi ed erano uno strumento di comunicazione utilizzato da molte popolazioni dell'antichità, dai Maya agli antichi greci, tecniche che oggi sono ancora diffuse in India, dove si dà molta importanza alla meditazione e alla concentrazione.Riacquistare queste facoltà in modo coscente, è tuttavia possibile, affinando le nostre capacità di concentrazione. A tal fine, sono disponibili numerosi testi interessanti che possono guidarci nei labirinti più misteriosi delle nostre facoltà mentali:
Telepatia, Chiaroveggenza e Psicocinesi, di H.Bender. Ediz.Mediterranee.

12- Aprile 2001- Mistic.it

sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:25


La CHIAROVEGGENZA o VEGGENZA è la facoltà presunta di alcuni soggetti in grado di divenire consapevoli di informazioni di vario genere ( eventi, oggetti, luoghi... ) in modo extrasensoriale, ovvero, in istato di privazione di stimoli sensoriali ordinari.
Un esempio di chiaroveggenza può essere l' improvvisa percezione o intuizione che stia avvenendo qualcosa di specifico in un luogo diverso da quello in cui ci si trova e, con una successiva verifica, lo si possa confermare.
Nel caso in cui si parli di una reale visione interiore o riflessa tramite strumenti come specchi o semplice acqua, il termine da usare è esclusivamente chiaroveggenza ( dal latino " clarum " - " videre " = vedere chiaro ). In senso lato, quale acquisizione di conoscenza per via extrasensoriale ( indipendentemente dalla visione interiore ) si può parlare più genericamente anche di " telestesia " o " metagnomia ".

La PRECOGNIZIONE è, invece, un fenomeno della stessa natura della veggenza ma si caratterizza per la previsione di un evento. Le accomuna l' esclusione delle normali vie sensoriali e l' uso specifico delle facoltà extrasensoriali.
Spesso il termine veggenza viene applicato in senso molto generico andando ad includere anche il significato di precognizione. Così il veggente è sovente colui che ha visioni degli eventi futuri.

Altra parola confusa di frequente è DIVINAZIONE. Con tale termine si intende sì la capacità di prevedere il futuro o di conoscere eventi contemporanei che si svolgono in altri luoghi ma questa capacità viene attribuita all' intervento di entità soprannaturali che si fanno portatrici dell' informazione tramite il medium ( più che il veggente ).

Questi tre fenomeni, in ogni caso, hanno una storia molto antica e, nelle diverse comunità umane, a seconda del tempo e del luogo, ebbero ed hanno grande importanza tanto che alcuni grandi conflitti militari si svolsero o furono evitati sulla base della parola del veggente.
La scienza non ammette la possibilità che simili fenomeni si manifestino davvero. In genere, di fronte a fenomeni extrasensoriali, preferisce affermare che si tratti di avvenimenti non chiaramente spiegabili. Atteggiamento prudente non certo ingiustificato. La scienza è la voce del sapere e della certezza. In assenza di evidenze inconfutabili è onesto e rispettoso della ragione riconoscere la prodigiosità di un evento pur catalogandolo come " ancora da spiegare o " privo di apparente spiegazione. "

Molte sono le tecniche impiegate per ottenere simili fenomeni anomali: specchi, carte da gioco, rune, bastoncini, monete ( come nel caso dell' I Ching ) ed altri.
Per quanto riguarda però la pura e semplice veggenza ( includendo in questo caso la precognizione ) il veggente deve riuscire a concentrarsi sino ad interagire con il mondo circostante con " sensi più sottili e raffinati " in grado di permettergli di accedere a dati reali non disponibili agli altri sensi. La mente, poi, trasformerà inconsciamente i dati percepiti in immagini, suoni o sensazioni / emozioni tali da permettere appunto la chiara visione contemporanea o anticipata. Taluni veggenti necessitano di particolari condizioni quali un profondo stato di trance, altri hanno bisogno soltanto di concentrarsi un attimo. In certi casi, addirittura, l' effetto avviene in maniera automatica ed inaspettata come se la mente profonda attivasse per ragioni proprie ed indipendenti dalla volontà del soggetto le facoltà ESP di cui dispone. Frequente avviene nei bambini. Anche queste facoltà pare che con l' invecchiamento regrediscano benchè un esercizio costante possa mantenerle sveglie sino in tarda età.
La pratica meditativa, o più genericamente meditativa, sembra in grado di svilupparle e conservarle maggiormente e più a lungo. Segno che si tratta di capacità attribuibili a qualche sconosciuta attività del cervello.
Pubblicato da Greg a 23.21
sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:30
Precognizione
martedì 26 giugno 2007
La precognizione è la capacità di un soggetto sensitivo di poter avvertire eventi futuri. E' complementare della
retrocognizione (che è la capacità di avvertire eventi passati).
La precognizione viene realizzata attraverso fenomeni quali le profezie, le premonizioni e i presentimenti:
le profezie costituiscono avvertimenti di carattere generale e spesso lontani nel tempo; le premonizioni rappresentano
ammonimenti per avvenimenti futuri che non vengono rivelati ed infine i presentimenti sono sensazioni vaghe ed
incomplete che interiormente trasmettono sensazioni su avvenimenti prossimi.
Nell'antichità ci sono enormi tracce dell'importanza di conoscere il futuro: per gli egiziani conoscere il futuro significava
conoscere il volere degli dèi.
Avanzando velocemente nel tempo, arrivando al Seicento e Settecento, i precognitori iniziarono ad abbondare attraverso
letture delle mani (chiromanzia), lettura di sfere di vetro (cristalloscopia) e letture delle carte (cartomanzia) tutto con la
convizione che conoscere il futuro potesse aiutare ad evitare disgrazie.
Alla fine del Settecento gli esperimenti di Mesmer dimostrarono che un soggetto sotto ipnosi poteva predire il futuro
mentre nell'Ottocento quando lo studio del paranormale si diffonde tra studiosi e scienziati il fenomeno della
precognizione rappresentò per tutti il fenomeno più interessante.
L'eminente premio Nobel in medicina, Charles Richet, scrisse alla fine dell'Ottocento una frase sconvolgente:
"... dopo lunghe meditazioni, dopo osservazioni ed esperienze da me ripetute per più di mezzo secolo, dopo angosce,
esitazioni e dubbi sempre più moltiplicati, io sono pervenuto a questa tremenda conclusione: che talvolta l'avvenire può
essere svelato."
Giustamente il fenomeno non rientrava nell'ottica del pensiero scientifico ma nonostante questo, numerosi scienziati
insisterono in studi su questo fenomeno.
E' dalla fine del 1800 che aumentano ancora gli studi e principalmente gli esperimenti: la Società per la Ricrca Psichica di
Londra raccoglie una numerosa casistica, il Richet e il Soal tentano studi statistici.
A partite dal 1930 il prof. Joseph Banks Rhine condusse esperimenti con il metodo quantitativo nel laboratorio di
Parapsicologia della Duke University di Durham attraverso l'utilizzo delle ormai conosciute carte ZENER.
I numerosi studi effettuati quindi hanno potuto appurare che questo fenomeno può verificarsi in maniera spontanea o
provocata e può 1) avvenire durante il normale sonno, 2) durante sedute d'ipnosi e 3) durante stati di trance profonda o
talmente leggera da non essere facilmente distinguibile dallo stato di veglia.
IPOTESI AGGHIACCIANTI
La teoria che più fa rabbrividire è quella VOLONTARISTA avanzata dall'ammiraglio greco Angelos Tanagras. Costui
avanzò l'ipotesi che i fenomeni precognitivi non esistono come fenomeni in se ma rappresentano la manifestazione di un
desiderio o di un'intenzione da parte del soggetto che attraverso azioni inconsce telepatiche e telecinetiche, l'attuerebbe.
Cio' vuol dire che un soggetto che percepisce una imminente incidente, potrebbe inconsciamente provocarlo egli stesso
con azioni telecinetiche.
Procedendo con questa ipotesi, bisognerebbe allora calcolare quante vittime siano state provocate dai precognitori (!).
Ipotesi che cammina di pari passo alla precedente è quella POSSIBILISTA la quale ebbe come convinto assertore il
nostrano Bozzano.
Questa teoria metterebbe il soggetto precognitore di fonte ad un ventaglio di possibilità verso le quali dirigere a sua scelta
la propria azione: praticamente un soggetto precognitore, secondo la scelta che visualizzerà mentalmente, farà attuare le
conseguenze reali (!).
RIMANGONO DELLE OSSERVAZIONI SCONVOLGENTI
Dinanzi un futuro già esistente e quindi deciso in precedenza, l'uomo rappresenta solo una pedina su di un binario già
costruito, illuso che sia libero di prendere scelte arbitrarie.
Forse l'idea di conciliare il futuro già scritto con una certa arbitrarietà di scelta è quella più accettata e forse più ottimista: il
futuro di una persona potrebbe essere già stato scritto in parte, lasciando al soggetto stesso, le decisioni e la gestione dei
rimanenti avvenimenti di vita.
Paranormale.Com / Una porta sull'ignoto - Parapsicologia, spiritismo, ufologia, fenomeni paranormali
http://
sonardj
00martedì 17 febbraio 2009 04:31
Precognizione
martedì 26 giugno 2007
La precognizione è la capacità di un soggetto sensitivo di poter avvertire eventi futuri. E' complementare della
retrocognizione (che è la capacità di avvertire eventi passati).
La precognizione viene realizzata attraverso fenomeni quali le profezie, le premonizioni e i presentimenti:
le profezie costituiscono avvertimenti di carattere generale e spesso lontani nel tempo; le premonizioni rappresentano
ammonimenti per avvenimenti futuri che non vengono rivelati ed infine i presentimenti sono sensazioni vaghe ed
incomplete che interiormente trasmettono sensazioni su avvenimenti prossimi.
Nell'antichità ci sono enormi tracce dell'importanza di conoscere il futuro: per gli egiziani conoscere il futuro significava
conoscere il volere degli dèi.
Avanzando velocemente nel tempo, arrivando al Seicento e Settecento, i precognitori iniziarono ad abbondare attraverso
letture delle mani (chiromanzia), lettura di sfere di vetro (cristalloscopia) e letture delle carte (cartomanzia) tutto con la
convizione che conoscere il futuro potesse aiutare ad evitare disgrazie.
Alla fine del Settecento gli esperimenti di Mesmer dimostrarono che un soggetto sotto ipnosi poteva predire il futuro
mentre nell'Ottocento quando lo studio del paranormale si diffonde tra studiosi e scienziati il fenomeno della
precognizione rappresentò per tutti il fenomeno più interessante.
L'eminente premio Nobel in medicina, Charles Richet, scrisse alla fine dell'Ottocento una frase sconvolgente:
"... dopo lunghe meditazioni, dopo osservazioni ed esperienze da me ripetute per più di mezzo secolo, dopo angosce,
esitazioni e dubbi sempre più moltiplicati, io sono pervenuto a questa tremenda conclusione: che talvolta l'avvenire può
essere svelato."
Giustamente il fenomeno non rientrava nell'ottica del pensiero scientifico ma nonostante questo, numerosi scienziati
insisterono in studi su questo fenomeno.
E' dalla fine del 1800 che aumentano ancora gli studi e principalmente gli esperimenti: la Società per la Ricrca Psichica di
Londra raccoglie una numerosa casistica, il Richet e il Soal tentano studi statistici.
A partite dal 1930 il prof. Joseph Banks Rhine condusse esperimenti con il metodo quantitativo nel laboratorio di
Parapsicologia della Duke University di Durham attraverso l'utilizzo delle ormai conosciute carte ZENER.
I numerosi studi effettuati quindi hanno potuto appurare che questo fenomeno può verificarsi in maniera spontanea o
provocata e può 1) avvenire durante il normale sonno, 2) durante sedute d'ipnosi e 3) durante stati di trance profonda o
talmente leggera da non essere facilmente distinguibile dallo stato di veglia.
IPOTESI AGGHIACCIANTI
La teoria che più fa rabbrividire è quella VOLONTARISTA avanzata dall'ammiraglio greco Angelos Tanagras. Costui
avanzò l'ipotesi che i fenomeni precognitivi non esistono come fenomeni in se ma rappresentano la manifestazione di un
desiderio o di un'intenzione da parte del soggetto che attraverso azioni inconsce telepatiche e telecinetiche, l'attuerebbe.
Cio' vuol dire che un soggetto che percepisce una imminente incidente, potrebbe inconsciamente provocarlo egli stesso
con azioni telecinetiche.
Procedendo con questa ipotesi, bisognerebbe allora calcolare quante vittime siano state provocate dai precognitori (!).
Ipotesi che cammina di pari passo alla precedente è quella POSSIBILISTA la quale ebbe come convinto assertore il
nostrano Bozzano.
Questa teoria metterebbe il soggetto precognitore di fonte ad un ventaglio di possibilità verso le quali dirigere a sua scelta
la propria azione: praticamente un soggetto precognitore, secondo la scelta che visualizzerà mentalmente, farà attuare le
conseguenze reali (!).
RIMANGONO DELLE OSSERVAZIONI SCONVOLGENTI
Dinanzi un futuro già esistente e quindi deciso in precedenza, l'uomo rappresenta solo una pedina su di un binario già
costruito, illuso che sia libero di prendere scelte arbitrarie.
Forse l'idea di conciliare il futuro già scritto con una certa arbitrarietà di scelta è quella più accettata e forse più ottimista: il
futuro di una persona potrebbe essere già stato scritto in parte, lasciando al soggetto stesso, le decisioni e la gestione dei
rimanenti avvenimenti di vita.
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