La ricerca della pietra

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sonardj
00martedì 18 marzo 2008 15:17
Analogíe fra símbolísmo alchemíco e Lavoro muratorio

La ricerca della pietra

di S. N.

V. I. T. R. I. 0. L.: Visita Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidem.

Non è un raptus di latinismo citare questa formula da Grande Opera ma, invero, la necessità di attenersi alla tradizione occulta alchemica che ha sintetizzato in tale frase le operazioni che l'adepto deve porre in atto per addivenire alla trasformazione del suo essere ed avere modo di oltrepassare la porta stretta.

E una formula che è scritta sulle pareti del Gabinetto di Riflessione e ricorre sovente nella nostra Istituzione iniziatica e che dovremmo intendere pienamente per potere intraprendere e portare a compimento l'Opera.

VITRIOL, utilizzando il simbolismo del procedere officinale, suggerisce di visitare l'interno della terra dove, agendo in modo acconcio, si può trovare la pietra nascosta.

Soffermiamoci ad analizzare brevemente la formula.

Il visitare comporta una presenza. Non un semplice pensare o intervento mentale, ma la partecipazione dell'interezza della persona. Una presenza fisica con una intensa motivazione nella ricerca. Una volontà che ci fa procedere ed una mente che discerne. Il visitare significa anche assumere un atteggiamento dinamico, bandendo la staticità; significa procedere al fine di osservare, analizzare, scegliere determinati percorsi ed avanzare per raggiungere il fine che ci siamo proposti.

Ma qual'è l'oggetto della visitazione? Verso quale posto ci muoveremo? Il luogo viene indicato quale l'interno della terra. Badiamo bene, non la superficie, ma la parte più nascosta e non visibile ordinariamente. Orbene, valutiamo ora cosa il linguaggio simbolico intende per terra.

Dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra, viene indicato quest'ultimo, il più materiale. Nel microcosmo dell'umano, il corpo fisico, con la sua materialità, viene associato all'elemento terra. Ne consegue che la ricerca deve essere orientata all'interno dell'Uomo quale corporeità.

Ma visitare l'interno della terra presenta una grande pericolosità, perché ci si orienta verso un mondo sconosciuto, immergendoci nel quale possiamo perderci nella nostra totalità od avere l'immensa ricompensa, nostra mira nell'intraprendere il periglioso viaggio.

Lo scopo della ricerca viene indicato come il ritrovamento della pietra occulta, cioè nascosta. E una pietra misteriosa e di estrema preziosità. Una pietra che possiede immensi poteri e che essenzialmente permette quella trasmutazione dell'essere che giustifica il completo dedicarsi alla sua ricerca. Una pietra che viene ad essere qualificata "filosofica", perché nota ai "filosofi", e, dopo opportune lavorazioni o "rettifiche", diventa "filosofale", con il potere di trasmutare i metalli vili in oro e capace di dare l'immortalità.

Il simbolismo ancora ci soccorre e ci indica che quando l'uomo ha realizzato l'illuminazione, l'occhio spirituale gli permette di rendere aureo ciò per gli altri è di poco momento, in quanto non hanno attivato quella capacità di penetrazione delle cose; capacità che rimane in loro potenziale, quale possibilità cioè non realizzata.

La giusta visione delle cose porta come conseguenza la scelta dell'unico, vero sentiero che ci dà il dono dell'immortalità nel divino.

Il sublime poeta ha strutturato la sua Commedia attendendosi a VITRIOL. Ci comunica infatti la sua piena e completa comprensione del suggerimento occulto. Del resto, anche se il suo genio ha trovato espressione nella poesia, egli era aduso al lavoro officinale, essendo appartenuto a quella categoria che a Firenze preparava e dispensava farmaci. Dai suoi scritti, inoltre, si può tranquillamente desumere che egli abbia raggiunto la maestria alchemica, non soltanto quella spagirica.

La discesa agli inferi infatti la descrive come una visitazione all'interno della terra.

In questo viaggio, in fondo all'interno di se stesso, egli prende coscienza dei mali che allontanano l'Uomo dal suo Creatore e di tutte le sfaccettature di quell'egoismo che porta l'uomo alla dannazione, alla recisione cioè delle radici che lo legano all'Originario, sua vera patria, a cui pur tuttavia anelerà sempre anche dal profondo della eternità.

Quando ad Ulisse che voleva scuotere, riuscendovi, i suoi compagni spossati dalle lunghe traversie, fa dire:

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a vivere come bruti

ma per seguir virtute e conoscenza

il sommo poeta intende riferirsi ad una conoscenza ben precisa, ma non usuale.

Infatti dalla lettura dei divino poema traspare che il fiorentino ha una profonda e vasta conoscenza dello scibile: la letteratura, la storia, la teologia, la mitologia, la matematica, l'astronomia, l'astrologia e così via, sono da lui trattate con sapiente sicurezza.

Conoscenze eccezionali per qui tempi, ma egli non se ne sente pago. E alla ricerca di quella pietra filosofale che infine ritrova al compimento del suo viaggio nel tre regni divini, dopo aver avuto coscienza di tutto il male e di tutto il bene di cui è capace l'umana progenie.

E' il grande balzo che gli permette quella mutazione interiore di illuminante, vera sapienza.

Anche se di lui continua a vivere nell'attesa dell'esaurimento della sua carne, il suo spirito già si libra in mondi di ineffabile dolcezza ed il suo canto sgorga meraviglioso nel tentativo ultimo di comunicarci qualcosa di cui possiamo avere qualche vaga intuizione, ma che non potremo assaporare se non ne faremo l'esperienza attraverso il nostro essere trasfigurato.

(tratto da Hiram n. 4 Agosto 1985 - Ed. Erasmo)
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