IL Labirinto, Teseo e … il Minotauro

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sonardj
00martedì 18 marzo 2008 03:34
l Labirinto, Teseo e … il Minotauro

di Antonio Perfetti



II tema del Labirinto è quanto di più affascinante si possa affacciare ala mente di un Libero Muratore per essere certamente una fonte inesauribile di speculazioni iniziatiche ed esoteriche.

Di questo antico simbolo o, meglio, archetipo, infatti, sono state date le interpretazioni più varie e disparate in ogni campo, dalla filosofia alla psicologia, dalla psicanalisi alla pittura, dall'architettura alla scultura.

Tale produzione feconda è dovuta proprio alla potenza creativa di questo simbolo o archetipo, in quanto esso risveglia nel nostro inconscio individuale quelle esperienze collettive ancestrali, ereditarie, comuni a tutta l'umanità.

Esso, cioè, al pari di ogni altro archetipo, suscita in ciascuno di noi un mondo di immagini tramandate nella memoria della specie, non tanto sotto forma di rappresentazioni o di ricordi in senso stretto, ma quale conseguenza della sollecitazione dell'immagine primaria che è la risultante di un deposito della memoria, un engramma, derivato dalla condensazione di innumerevoli esperienze similari che lasciano nel nostro subconscio delle tracce profonde che sì concretizzano in predisposizioni latenti, capaci di guidare la nostra visione del mondo, o., quanto meno, di influenzare i nostri rapporti con il mondo e ciò, come dice Jung, quale espressione psichica di una tendenza naturale anatomicamente e fisiologicamente determinata.

Andare, quindi, alla ricerca del significato di tale simbolo significa cercare di individuare in noi stessi le tracce mnestiche latenti, comuni a tutti gli uomini, che nella notte dei tempi si sono accumulate ed adagiate nel nostro subconscio come residui di un passato ancestrale, che riflette la storia evolutiva della specie umana. e che ora si presentano, come nella caverna platonica, simili a tremolanti ombre di uno schema senza tempo, al fine di ripercorrerle per poi farle affiorare e prendere così coscienza delle forme primigenie di pensiero a forte colorito emotivo.

Avviciniamoci, dunque, a questo simbolo che qualcuno definisce lapidariamente e con immagine plastica come il "luogo del silenzio imparziale" e, preliminarmente, precisiamo che l'indagine che andremo a compiere riguarda, più propriamente, la leggendaria dimora cretese del Minotauro.

E ciò non a caso ma perché è a tale costruzione che la nostra mente fa riferimento quando si parla di labirinto e che, a sua volta, richiama alla memoria, come esistesse un legame indissolubile, i personaggi mitici del Minotauro, di Minosse e Pasife, Teseo ed Arianna, Dedalo ed Icaro, le cui figure intendiamo utitizzare quale chiave di lettura del Simbolo in questione, per scoprirne il linguaggio nascosto e, quindi, raffrontarlo con quello che sottende al nostro rituale, al fine di verificarne congruenze, paralleli o eventuali contrasti.

L' utilizzazione, peraltro, del mito, favorirà al massimo la comprensione del Simbolo, in quanto la sua rappresentazione, tendendo ad abrogare tutte le leggi temporali, fà si che il passato torni a vivere e che il " c'era una volta" diventi il vero presente, in quanto solo se il tempo vissuto è presente da vivere ritorna il caldo desiderio della vita stessa.

E ciò in quanto il mito è il fondamento della Vita, lo schema senza tempo, la formula attraverso la quale la Vita si esprime quando fluisce al di fuori dell'inconscio.

Per ciò che il profano sa, il termine labirinto deriva proprio da una leggendaria costruzione architettonica dell'antichità', caratterizzata da una pianta così complicata e tortuosa da rendere estremamente difficile sia l'ingresso, sia l'orientamento all'interno e, quindi, l'uscita.

La tradizione attribuisce il progetto del primo labirinto all'architetto Dedalo, che disegnò e diresse la costruzione per ordine del re cretese Minosse, il quale era figlio del Re degli Dei greci, Zeus e marito di Pasife. Costei, presa da furore passionale per un Toro, fece costruire da Dedalo una statua di legno a forma di vacca, cosicchè celandosi al suo interno, riuscì a congiungersi carnalmente con l'animale.

Da tale animalesco ed innaturale rapporto amoroso nacque il Minotauro, un essere mezzo uomo e mezzo toro.

Minosse, allora, decise di far costruire il labirinto, sia per nascondere agli occhi dei suoi sudditi la mostruosa creatura sia per impedire che questa, andandosene in giro per il mondo, provocasse lutti e distruzioni.

Il Minotauro, però, aveva bisogno di vittime umane ed a fornirle erano gli Ateniesi, in quanto, sconfitti da Minosse, erano stati condannati ad inviare a Creta, ogni nove anni, sette giovani e sette fanciulle.

Teseo, figlio del re di Atene, per porre fine a tale tributo di sangue, decise di unirsi alle vittime destinate a Creta. Quì giunto viene aiutato ad entrare nel labirinto da Arianna, figlia di Minosse e Pasife e, quindi, sorellastra del Minotauro, la quale si innamora di lui e gli fornisce il filo che, da lei sorretto all'entrata, servirà all'eroe per riquadagnare, sano e salvo, l'uscita una volta ucciso il mostro.

Compiuta la missione, Teseo abbandona Arianna su di una isola e, da qui un girovagare per il mondo ed una serie di sventure e lutti.

Questa la favola o il racconto destinato al profano che cela il messaggio destinato all'iniziato e che noi intendiamo scoprire.

Intendiamo cioè, scoprire la potenza magica del labirinto ed il complessivo discorso velato dal mito e, al fine di pervenire a tanto, occorre, a mio modo di vedere, procedere in via prioritaria ad una analisi e disamina dei singoli elementi di cui si compone il mito, per poi ricomporre il tutto secondo un armonico processo razionale; e, per fare ciò, occorre penetrare nel fondo oscuro e nell'abisso del Tempo; occorre, prioritariamente, entrare nel Labirinto.
sonardj
00martedì 18 marzo 2008 03:35
Il Labirinto originario, quello preistorico, quello cretese di cui ci occupiamo, romano e medioevale, detto unicursale è formato da un unica via che si intrica, si avvolge, e va verso un Centro, a cui si avvicina e da cui successivamente si allontana, ma che deve per forza raggiungere.

E' una via lunga, faticosa, ma senza biforcazioni, crocicchi o cammini ciechi, senza incertezze e necessità di scelte; chi la percorre, una volta arrivato al Centro, si svolta su se stesso compiendo un arco di 180° e, ripercorrendo la via in senso inverso, sempre con difficoltà, esce all'aperto senza pericolo di perdersi.

I1 Labirinto, quindi, per primo ci suggerisce che ci troviamo di fronte ad un processo di iniziazione che, a prezzo di una faticosa esperienza, conduce l'Uomo al Centro, dove esso è solo di fronte alla propria realtà interiore, o alla bestia con cui deve combattere o alla morte, nel sitenzio impalpabile che, solo, permette di acquisire la Conoscenza Fondamentale per pervenire al Principio Divino.

Tale significazione conserva anche nell'allegoresi cristiana dell'Alto Medio Evo dove il Labirinto simboleggia, di solito, le prove che il devoto deve affrontare prima di giungere alla Gerusalemme Celeste.

Nella tradizione cabalistica, ripresa anche dagli Alchimisti il Labirinto svolgerebbe una funzione magica e sarebbe uno dei segreti attribuiti a Salomone. E' per questo che il Labirinto delle Cattedrali, costituito da una serie di cerchi concentrici interrotti in alcuni punti in maniera tale da formare una sorta di sentiero inestricabile e bizzarro, sarebbe chiamato "Labirinto di Salomone".

Secondo gli Alchimisti sarebbe una immagine del lavoro intero dell'Opera con le sue difficoltà maggiori e cioé quella della via da seguire per raggiungere il Centro dove avviene il combattimento tra le due Nature dell'Uomo, la Divina e la Bestiale, lo Spirito e la Materia, e, dunque, quella del cammino che l'Artista deve percorrere per uscirne e pervenire alla Luce.

A far tempo dall'età manieristica e barocca, per effetto dell'influenza del dilagante cattoticesimo, questo concetto viene stravolto e mistificato, e subisce un radicale cambiamento che riverbera i suoi effetti sulle rappresentazioni grafiche di tale simbolo.

Il Labirinto si aggroviglia, si complica, è una serie di illusioni e ingannevoli camminamenti che non danno più la certezza di arrivare al Centro e, una volta arrivati, non danno più la certezza di raggiungere l'Uscita.

Il Labirinto diventa, allora, il luogo della perdizione, dell'errore, del mistero e dell'avventura.

Tale rappresentazione, dicevamo, è l'effetto del dilagare della dottrina professata dal Cattoticesimo, il cui dogma principale vuole che l'Uomo non possa ritrovare la Verità o scoprire la Luce mediante una ricerca in se stesso, ma solo attraverso un atto di Fede in Dio, che diventa l'unico mezzo dì Salvezza, in quanto l'Uomo è chiuso in un sistema di cammini ingannevoli e fuorvianti, da cui può essere liberato, epperò non dalla sua intelligenza, non dalla sua perspicacia o intuizione, ma solo dalla Grazia Divina.

Ritorniamo ora, al Labirinto oggetto del nostro esame. Esso conta, quindi, come elementi essenziali, la complicazione della sua pianta e la difficoltà del percorso, fatto da camminamenti che viaggiano verso il Centro per poi allontanarsene e così via.

Questo complesso tracciato si ritrova, allo stato di natura, nei corridoi di accesso ad alcune grotte preistoriche e che venivano fatte percorrere ai neofiti, onde far loro intuire la Via per arrivare alla Caverna Fondamentale.

Le vie intricate e tortuose che permettono o impediscono l'accesso appaiono anche un sistema di difesa di ciò che contiene e, quindi, annunciano la presenza all'interno di qualcosa di prezioso e di sacro a cui non tutti possono accedere.

E ciò ci suggerisce l'idea o il principio della Selezione in quanto solo a pochi qualificati Eletti è concesso di intuire l'Entrata del Labirinto e le vie da percorrere per arrivare fino in fondo, mentre tutti gli altri saranno impossibilitati a penetrarvi o si smarriranno per strada.

Tale situazione sveglia per primo nella Mente del libero muratore l'immagine del Gabinetto di Riflessione.

E' qui che il profano viene condotto, dopo una pre-selezione, oggi di carattere morale, ieri basata sul superamento di vere e proprie prove fisiche alle quali il profano veniva assoggettato secondo i dettami delle antiche Scuole Iniziatiche .

E qui, come nel labirinto, scendendo nell'Abisso buio, dove l'oscurità non è più assenza di luce ma qualcosa di più tangibile, quasi palpabile, il profano è assalito da un terribile senso di claustrofobia e contemporaneamente di distacco dal mondo esterno.

In questo luogo, che possiamo ben essere d'accordo nel definire come quello del "Silenzio Imparziale", il neofita, solo con la sua coscienza e privo di ogni condizionamento, perde il rapporto Spazio-Tempo e finisce per smarrirsi.

Le coordinate Tempo e Spazio saltano per cedere il posto al Caso, riducendo il mondo interiore ad un caos senza senso possibile.
sonardj
00martedì 18 marzo 2008 03:39
Tutte le certezze vengono meno; le conoscenze acquisite sono in crisi; alla certezza ed alla sicumera del mondo profano subentra la perplessità ed il dubbio del mondo iniziatico.



Tale stato di shok determina la frantumazione di una personalità non più desiderata.

Ed allora il profano si sdoppia ed incomincia il soliloquio iniziatico.

E non appena i lampi dell'intuizione illuminano il buio della coscienza, le prime immagini abbagliano, la mente. Il sole, la luna, la terra, l'aria, l'acqua ed il fuoco, come indelebili "imprint" lo spingono a misurarsi e ad interrogarsi.

E per primo egli si interroga sulla sua origine, per poi ricercare la sua identità personale al fine di stabilire dove dirigersi.

Scopre, allora, le conseguenti difficoltà che deve risolvere; e, quindi, deve individuare e stabilire il centro, affine di ricomporre l'Unità perduta dall'Essere che si era dispersa nella moltitudine dei desideri indotti dalle ingannevoli illusioni e dalle insane passioni.

Occorre pervenire all'Eternitá senza Tempo attraverso la ricomposizione e la "reductio ad unum" della mutevole scena temporale in cui essa si riflette. Bisogna che egli sciolga l'enigma di questo mistero ultimo che, giustamente, Schopenhauer definisce il "nodo cosmico" .

E ciò è possibile liberando per primo la mente dal concetto di "Io" in quanto a ciò consegue, immediatamente, la dissoluzione sia della paura che del desiderio.

Ma ciò porta ad un momentaneo annullamento della creazione o, almeno, ad un distacco psicologico da essa che comporta il rivivere, ad un livello di esperienza immediata; la fase antecedente a qualsiasi pensiero, dove non esiste nè speranza nè paura bensì estasi e consapevolezza pura e semplice dell'essere.

Occorre, quindi, scoprire la parola, perché all'inizio era la Parola e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio.

Ma come superare il senso di smarrimento per pervenire a tanto?

Giova, a questo punto, ricordare che., secondo i riferimenti antichi, quando il Neofíta procedeva lungo gli intricati sentieri egli finiva per smarrirsi, ma non doveva provare paura.

Il senso di smarrimento, quale conseguenza della perdita dell'orientamento, era una componente fondamentale del processo d'iniziazione.

Il Neofita, allora, doveva arrestarsi e chiedere: "Dov'è il Centro?' Al che, una Voce proveniente da Lontano rispondeva: "il Centro sei Tu. E' dentro di Te che devi guardare per scoprire la Verità".

In tal modo egli, facendo professione della Virtù dell'Umiltà, scopriva la Solidarietà che gli consentiva di accedere alla dazione della prima "Lettera" che gli avrebbe permesso di porre la seconda e di procedere, successivamente, nel cammino iniziatico.

Il Labirinto, quindi, è la via che conduce all'interno di se stessi, verso quella sorta di Santuario interiore e nascosto nel quale si trova la parte più misteriosa della persona umana, che non può essere raggiunta dalla coscienza se non a seguito di lunghi giri (la spirale) o di una intensa concentrazione, quale unico mezzo per pervenire all'Intuizione Principiatrice, per il cui tramite tutto si semplifica quale conseguenza della momentanea illuminazione da essa provocata, che permetterà di giungere all'Intuizione Finale, per cogliere e contemplare in estasi la grandezza di Dio.

Ed allora il candidato coglie il saggio suggerimento:



VISITA INTERIORA TERRAE

RECTFICANDOQUE INVENIES

OCCULTUM LAPIDEM

e si ripiega in se stesso.

E così facendo scopre la Bestia che è in lui e la necessità di sopprimerla.

Scopre il Minotauro Bisogna che uccida il Minotauro.

E' al Centro del Labirinto.

I1 Minotauro o Asterio che significa "Re delle Stelle", figlio di Pasife - "Colei che rischiara tutto", appellativo della dea lunare e di un Toro bellissimo, sotto le cui spoglie era Zeus per possederla.

Ma chi avrà l'ardire per osare tanto?

I1 Mito ci dice Teseo, il cui nome ricorda Tesi e significa colui che asserisce o afferma. Tale significazione è da mettere in correlazione con l'episodio che Teseo, giovinetto, visse all'età dì quindici anni.

Si narra che, a quel tempo, la madre Etra condusse il giovane innanzi alla "Pietra" sotto la quale il padre Egeo aveva riposto i suoi Sandali e la sua Spada. II giovane sollevò con facilità la Pietra , calzò i sandali paterni ed impugnò la spada, affrontando poi una serie di fatiche, abbattendo mostri che rappresentano Vizi.

Calzare i sandali significa ripercorrere le "orme paterne " cioè abbracciare i Principi della

Tradizione difendendoli a spada tratta.

Appare chiara così, attraverso l'Allegoria, il significato del nome: Teseo è colui il quale afferma e difende i Principi della Tradizione.

Egli è alle porte del Labirinto, cioè del Santuario e si accinge ad uccidere il Minotauro guidato da Afrodite, la dea dell'Amore, la quale ha fatto innamorare di lui Arianna - La Purissima - che lo aiuta nell'impresa con la complicità di Dedalo.

Ma chi è Teseo? E' figlio di Egeo e di Etra, che era amata anche da Poseidone, dio del Mare, il quale possedette Etra la stessa notte in cui concepì Teseo con Egeo.

Ora, ove si tiene conto che Poseidone, essendo il dio del Mare, finisce per identificarsi con Egeo, o che, quantomeno, di esso rappresenta la sublimazione, si capisce che Teseo, figlio del Mare e del dio del Mare e di Etra, cioè l'Aria Serena, altro non è che una personificazione del Sole che sorge dal Mare d'Oriente attraverso l'Aria serena del Mattino.

Ci troviamo, quindi, di fronte al mito solare che preannuncia la iniziazione secondo l'Antica via Morte -Resurrezione.

Il Sole, infatti, come percorre le vie del Cielo nel suo itinerario giornaliero, così percorre quelle degli Inferi durante la Notte per poi tornare a rinascere al mattino.

I1 Sole fa il privilegio di attraversare l'Inferno senza subire le modalità della Morte.

Il Sole, per la sua qualità infera, presenta un carattere ambivalente che si manifesta sotto un duplice profilo: può condurre gli uomini con sè e, tramontando, farli morire e, nello stesso tempo, può guidare le anime attraverso le regioni infernali e ricondurle alla luce, l'indomani col giorno.

Ha, quindi, la duplice funzione di "psicopompo uccisore" ed insieme di "Ierofante iniziatico".

Ma Teseo rappresenta, soprattutto, il profano che ha in lui la duplice natura umana e divina, simboleggiata dal doppio concepimento, "Uomo Libero e di Buoni Costumi".

Egli, dopo aver calzato i sandali del padre, affronta l'impresa avvicinandosi al Labirinto accompagnato da Arianna - la purissima - la quale, su suggerimento di Dedalo, tiene il filo che permetterà all'eroe greco di entrare nel Labirinto e riguadagnare l'uscita sorretto nell'impresa da Afrodite.

Tutto ciò simboleggia lo status con cui il profano deve avvicinarsi, entrare nel labirinto e, quindi, uscirne.

Egli deve, sorretto dall'Amore della conoscenza (Afrodite) entrare con purezza di intenti (Arianna) per raggiungere, adoperando la ragione e l'intuizione (Dedalo), la prima luce, conquistando definitivamente la purezza d'animo come status finale, conseguente al superamento della prova impostagli e consistente nell'uccisione del Minotauro.

Teseo entra e a fatica percorre i tortuosi camminamenti che con il loro continuo avvicinarsi ed allontanarsi dal Centro, simile al procedere del Serpente, Simbolo della Conoscenza, e alle danze che si celebravano a Creta, dette "danze di Teseo", già gli suggeriscono che la Verità è lì a portata di mano e che solo l'Ignoranza e la Superstizione in cui è ancora immerso, perché dominato dalla passione, non gli consentono di squarciare il Velo di Maja e coglierla nella sua interezza.

Ed un lento lavorio ha inizio.

Una forza nuova lo spinge a scegliere fra la certezza ed il dubbio, tra la credenza e l'eresia, tra la dolce mollezza e la pericolosa avventura, nella consapevolezza che vi sono mille possibilità, mille aspirazioni, mille esperienze, mille scelte, e che la scelta che sta per fare, oltre ad essere un rischio, fortuna o sfortuna, avviene nell'occasione e determina, soprattutto, l'Irripetibile, che non consente di vivere due volte la stessa esperienza.

Ed allora Egli combatte con la Bestia a mani nude, uccidendola mediante lo strappo della testa con la sola forza delle braccia.

Così, comprende che l'uomo, nell'affrontare la battaglia contro i suoi vizi o contro la sua natura bestiale, è solo e che spetta a lui solo scavare oscure e profonde prigioni al Vizio per esaltare le sue virtù.

La prima Grande Fatica ha dato i suoi frutti.

L' Iniziato ha operato la Prima e Fondamentale Grande Scelta. La Bestia è domata!

I1 turbinio delle passioni è placato e l'animo è tranquillo e sereno.

E in tale modo, impadronitosi di siffatto atteggiamento mentale, il Neofita potenzia la sua sfera spirituale ed entra a fare parte della Dimensione più elevata.

Scopre, così, la prima Lettera ed impara a trovare il Santuario di sé in sé; scopre la sacralità interiore e, di conseguenza, si prepara ad interpretare, per viverla ad uno stato di coscienza, la realtà dell'altra faccia, sicura, lucente, attraverso l'acquisizione di poteri che lo renderanno superiore o più elevato rispetto agli altri esseri, in quanto favoriranno in lui lo sviluppo di una personalità unica, ben definita, inconfondibile e potenziata tanto di farlo vivere in un corpo più sano ed equilibrato, perchè frutto dell'organizzazione del disordinato Molteplice che, attraverso l'esperienza iniziatica, si è trasformato in Complesso.

E proprio nel momento della intuizione folgorante del suo conseguenziale nuovo stato, Egli guarda al futuro e riesamina, nel contempo, il passato non solo al fine di liberarsi di tutto ciò che era sbagliato, superato o superfluo, ma anche per individuare le tracce, le indicazioni, i suggerimenti ed i precedenti che gli faranno da guida sulla nuova "strada" che sta per intraprendere.

Ora si tratta, alla luce del nuovo stato mentale conquistato. di procedere ed avanzare sul Cammino Iniziatico.

Occorre uscire dal Labirinto.

E ciò richiederà sacrifici continui e costanti, almeno pari a quelli già sopportati per la conquista fatta, per come ci suggerisce il sinuoso percorso dei camminamenti labirintici, che è esattamente uguale a quello già esplorato.

Se la fatica affrontata non sarà costante e non perdurerà nel Tempo; se Teseo dovesse abbandonare Arianna; se non costringesse il Vizio in definitive oscure e profonde prigioni; se per avventura l'arroganza, il fanatismo, la superstizione, sempre in agguato, dovessero riaffiorare ed avere il sopravvento, Teseo sarebbe perduto e, tornando allo stato impuro, andrebbe girovago per il Mondo, inseguendo, ancora una volta, la moltitudine degli ingannevoli desideri sorretti da insane passioni che lo rendono cieco, insoddisfatto e tormentato, costringendolo ad un continuo naufragio.

Ma se così non sarà, se continuerà a perseverare nella sua diuturna battaglia, Egli, dopo aver colto e realizzato l'Intuizione Principiatrice, potrà pervenire all'Intuizione Finale.

E così Teseo esce dal Labirinto e scopre la Verità.

Scopre che, dopo aver tutto esplorato, ha finito per ritrovarsi al punto di partenza.
sonardj
00martedì 18 marzo 2008 03:39
Scopre, infatti, che il punto di Partenza e d'Arrivo è Arianna e che il filo altro non è che il Cordone Ombelicale che unisce l'Uomo alla Caverna Fondamentale, cioè all'Utero Materno, nel cui interno il bambino si trova in uno stato di beatitudine e di felicità che viene paragonato a quello del Paradiso ed al quale l'Uomo deve ritornare.

Da alla Grande Madre. Dalla Terra alla Terra.

Scopre il Segreto della Morte; e cioè che la Morte è l'altra faccia di ciò che chiamiamo Vita e che il passaggio dalla Vita alla Morte è simile al passaggio dalla Infanzia alla

Maturità; che essa, cioè, è lo stato della Crisalide che precede il volo della Farfalla in quanto libera l'uomo dall'impaccio del Corpo Fisico.

Scopre, allora, che la Morte non è il Nulla, è morte-rinascita.

Considerando la Morte un passaggio, definendola Morte-Rinascita egli trasforma il Nulla nel Tutto.

E così facendo, affacciandosi e guardando al di là del Nulla scopre che c'è un altro mondo ed un'altra Umanità lontana da noi come noi lo siamo dai primi Uomini che hanno scoperto la Morte.

Noi non comprenderemo mai, a livello raziocinante, tale Mistero perché "la causa segreta" può essere solo contemplata attraverso l'estasi e non spiegata, perchè dove non arriva l'occhio, là non arriva nè il linguaggio nè la Mente.

La Grande Verità è, infatti, ineffabile; il nunc aeternum è indicibile perché sacro ed il sacro non può essere legato ed imprigionato; esso si manifesta o si rivela e l'Uomo lo coglie attraverso il semirrazionale atto dell'Intuizione.

Il Nodo Cosmico è sciolto e Teseo vive questa Verità frutto dell'Intuizione, né attraverso un atto di fede né di Conoscenza, ma attraverso la Contemplazione che permette al suo Pensiero di vivere in Armonia con le immagini primordiali dell'inconscio che sono la fonte di ogni nostro pensiero cosciente ed una di queste immagini primordiali è proprio l'idea della Vita dopo la Morte.

Vita - Morte - Resurrezione

Da parte mia, in conclusione, ritengo si possa con tranquillità affermare che il Labirinto pone l'uomo di fronte al suo Mistero che, restando inspiegabile razionalmente, deve essere colto o intuito attraverso la rappresentazione -rituale.

Ma ciò è Bene, in quanto, come dice il Borges "la soluzione del Mistero è sempre inferiore al Mistero. Questo partecipa del soprannaturale e finanche del Divino; la soluzione del gioco di prestigio".
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