File sharing: luci e ombre nel rapporto Pew sul P2P

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sonardj
00domenica 3 aprile 2005 22:22
Il P2p? A seconda dei punti di vista potrebbe essere defunto, moribondo, convalescente o in ottima salute. In declino - secondo i titoli di qualche webzine - o in trasformazione: da peer-to-peer a - dicono fonti più ironiche e ardite - (i)Pod-to-(i)Pod.
L'ultimo fra i report a tema curati da Pew Internet & american life project non dissipa le nebbie, anche perché sui "no" opposti da numerosi intervistati alla domanda sull'utilizzo dei tradizionali canali di swapping potrebbe pesare il timore per le campagne antipirati di Riaa, Mpaa & Co.
Segreti e bugie a parte, la condivisione di file multimediali è sempre "in". L'hanno sperimentata 36 milioni di americani, il 27% dell'utenza Web. 7 milioni di questi hanno provato l'ebbrezza dello scambio da player a player, mentre per arricchire la propria discoteca, circa 10 milioni utilizzerebbero la posta elettronica o l'instant messaging.
Il 9% degli interpellati, (il campione è di quasi 1.500 navigatori) sfrutta senza soluzione di continuità sia i lettori digitali sia i messaggi e l'e-mail. Il 48% complessivo degli appassionati avrebbe perciò fatto il pieno di note presso fonti diverse dai consueti siti P2p o dagli store ufficiali, rivolgendosi ai blog o alle e-zine.
Un dato considerato con attenzione e commentato dall'analista Mary Madden: a dispetto dell'impegno delle major per limitare o stroncare lo swapping, i mezzi per socializzare i contenuti audio e video si moltiplicano. Pertanto "è sempre più difficile monitorare le forme privatizzate del file sharing quotidiano, che occupa le piccole reti informali gestite da famiglie o gruppi di amici".
Gli inviati del San Francisco Chronicle hanno battuto a questo proposito i campus universitari, registrando una parziale fuga dai grandi sistemi P2p in nome dei network chiusi, più sicuri e impareggiabili dal punto di vista della velocità. Il problema della legalità non tocca gli universitari, convinti di aiutare gli artisti a guadagnare popolarità e indifferenti agli altolà dell'industria.
Tocca invece i responsabili di Pew, che scoprono come il 49% degli americani e il 53% dei surfer ritenga i nodi P2p responsabili della pirateria. Il 18% degli eredi di Washington pensa che gli utenti privati siano i principali colpevoli, mentre il 12 accusa anche i proprietari dei servizi.
Solo il 38% degli americani ritiene che l'azione governativa possa dare buoni risultati, contro un 42% di scettici. Fra questi spiccano gli utenti della banda larga, il 57% dei quali non crede in alcun modo alla bontà delle battaglie legalitarie.

Il vero mutamento tocca più che altro il grado di credibilità delle risposte. Mettendo agli atti la crescita dal 24 al 43% degli aficionado ai servizi a pagamento in un solo anno, Pew Internet & american life project ha infatti chiosato: "I rispondenti potrebbero essere indotti a celare il ricorso al peer-to-peer per paura di essere etichettati" in negativo.
A gennaio 2005 Pew ha comunque censito un 4% in più (dal 18% del febbraio 2004) di downloader: difficile rintracciarli tutti nell'ambito della legalità, visto anche che il già citato Chronicle di Frisco calcola in otto milioni e mezzo il picco dei collegamenti simultanei nel mese di febbraio (dati di Big Champagne).
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