DAL MIT0 DI ERMES-MERCURIO

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sonardj
00martedì 18 marzo 2008 15:23
DAL MIT0 DI ERMES-MERCURIO

AFFIORANO SIMBOLI LIBEROMURATORI

di P. P.

Se è vero che la fantasia è il primo gradino di quello spazio infinito per avvicinarsi al Grande Architetto dell'Universo, è pur vero che i simboli ed i personaggi più disparati, possono permettere accostamenti e libere allegorie di sapore massonico .

Non vi è dunque da stupirsi se, nello stesso mito di Hermes-Mercurio, scaturiscono chiavi di lettura a noi vicine.

La radice "merg"di emergere, da cui deriverebbe il nome Mercurio, starebbe non a caso a sottolineare il suo dinamismo, la sua continua funzione di unione tra cielo e terra, terra e cielo: così come incessante e continua dev'essere per un Massone, la ricerca della Verità ed il lavoro per levigare la propria Pietra interiore.

A tale riguardo, offre riflessione, la derivazione Hermes dal greco antico tradotta in: pilastro, base o pietra. Non è dunque il Merx mercantile quello che a noi interessa, bensì l’Hermes Trismegisto, questa idea di comunicazione tra Terra e Cielo, un tramite fra l'uomo ed il divino, tra l'immanenza e la trascendenza.

Del resto il Trismegisto rappresenta una triplice azione nel tempo, la trinità simbolica della totalità, il principio stesso dei divenire. Potremmo azzardare che in oyní Massone, e presente questo senso dell’Hermes o latino Mercurio.

Lo stesso caduceo, verga sacra che tiene in mano, è l'emblema dell'equilibrio tra istinto e ragione, tra le forze benefiche e quelle malefiche, sia a livello cosmico che umano. Quell'equilibrio che deve accompagnare e contraddistinguere le nostre scelte e le nostre azioni quotidiane. Un emblema dunque che intimamente ci appartiene e che rappresenta non solo l'equilibrio tra acqua e fuoco, ma soprattutto il simbolo archetipo del caos primordiale, polarizzato dalle due forze opposte (i serpenti) che si stringono attorno all'asse del mondo, simbolo del Tao e pertanto simbolo di pace e d'intesa fra le grandi fondamentali energie.

Andando oltre nell'analisi del personaggio, anche la sua doppia funzione di "Psicopompo" (guida delle anime) impegnata a riaccompagnare fuori dell'Ade quei pochi che hanno avuto il permesso di ritornare alla luce (il neofita), assume il ruolo che il Fratello Esperto esplica durante la cerimonia d'iniziazione, allorché dopo la morte spirituale avvenuta nel Gabinetto di Riflessione, conduce il profano nel Tempio, per ricevere la Luce (nuova vita).

Quello comunque che di lui più ci affascina, è quel suo continuo divenire, quel passaggio dall'inconscio al conscio, dallo stadio caotico originario allo stadio dell’emersione; quel tipo di mediazione plastica a due differenti piani dell'esistere: quello del pensiero logico-razionale e quello del pensiero fantastico ed immaginifico. Gli antichi avevano ben chiaro il salto concettuale che il processo intuitivo fa fare all'uomo ed è attraverso di esso, ed Hermes lo simboleggia, che si realizza l'evoluzione, la crescita interiore.

Hermes nel suo essere partecipe del cielo e della terra, del corpo e dello spirito, del conscio e dell'inconscio, propone un dilatarsi dell'esperienza umana affinché il motto:"in me lux facio", messo in pratica, agisca come espansione delle sue conoscenze e guida morale delle sue azioni. Nessuno più di lui compendia il continuo ed inesauribile lavoro di levigatura della nostra "pietra grezza".

Anche nelle raffigurazioni che lo effigiano, ci appare nell'atto di protendersi con una mano verso il Cielo, mentre il piede poggia ancora sulla Terra, proprio mentre sta per spiccare un balzo simbolico verso la Luce. Ciò sottolinea e trova analogia con la nostra ambivalenza di uomini atti di spirito (cielo) e materia (terra). Il significato psicologico che scaturisce è dunque il continuo movimento che l'intuizione di un Massone deve compiere per essere veramente tale. Potremmo dire che in chiave metafisica essa è la funzione mentale esemplificata dal moto puro, senza spazio e senza tempo.

Un aspetto, che a nostro parere lo "umanizza", è comunque la sua riconosciuta "aggressività vitale", biologica, non distruttiva. Un'aggressività spesso necessaria per affrontare i processi esistenziali di ogni giorno. Del resto nella vita, l'aggressività non è esclusivamente "forza del male". Anche la creazione del bene necessita sempre e comunque, di una certa dose di "aggressività", intesa come "andare verso", necessaria per un Massone, per edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e lavorare al Bene ed al Progresso dell'Unianità". Lo stesso nostro precetto universale, che il Maestro Venerabile recita al profano durante la cerimonia di iniziazione:"Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te e fai agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te", si può anche riscoprire nella simbologia del caduceo di Mercurio. Un simbolo di pace che, a prescindere da quanto già in precedenza accennato, aldilà delle analisi più profonde, secondo una popolare leggenda, servì a Hermes per separare due serpi che lottavano sibilando e che, quiete, rimasero da quel momento allacciate alla bacchetta.

Un mito quello di Mercurio, che per molti aspetti, adottando quella licenza da cui non prescinde l'analisi esoterica delle cose, affascina e porta ad interpretare massonicamente certi suoi caratteri. Non a caso il gallo e la stessa sfinge, a noi non estranei, sono anch'essi attributi che la mitologia tradizionale assegna a Mercurio. Pertanto queste variegate attinenze e individuati simbolismi, potranno essere interpretati anche come parte, forse inconscia, ma vitale e stimolante, della stessa cosmogonia massonica.

(tratto da HIRAM, n. 5, maggio 1987 – Ed. Soc.Erasmo, Roma)
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