Brothers in Arms - Playstation 2 (Recensione)

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tenorsax1
00sabato 26 marzo 2005 00:28
L'unico nemico buono è il nemico morto.

Nelle preferenze dei videogiocatori, oramai, l’ultimo conflitto mondiale sembra avere riscosso più consensi delle ambientazioni futuristiche. Questo è almeno quello che si è portati a credere assistendo alla moltitudine di titoli ambientati nelle verdi terre francesi, in Russia e anche sulle coste italiane. D’altra parte la Seconda Guerra Mondiale viene interpretata dalla gente comune come un conflitto drammatico, ma al tempo stesso ricco di eroismi e con una netta e chiara distinzione tra il bene e il male. Niente missili intelligenti, o invenzioni capaci di sostituire il coraggio e la determinazione dell’uomo. D’altra parte, come non rimanere affascinati da uno squarcio di storia, ancora recente, che rischiò di sconvolgere il destino dell’intera umanità?

La storia non si fa con i “se”, e nei panni del soldato americano Matt Baker saremo chiamati in causa per portare a termine venti missioni dallo sviluppo prefissato: d’altra parte Brothers in Arms (BIA da ora in poi) si basa su una storia vera, quindi variazione della trama a seconda del nostro particolare comportamento in battaglia.
Il prodotto sviluppato dalla Gearbox è la loro prima creatura. Molte collaborazioni in passato, ma mai un gioco inedito e sviluppato internamente. E ad essere i “primogeniti” si gode di particolari attenzioni, questo è innegabile. Sin dai primi momenti è chiara la passione e la cura profusa per ricreare l’atmosfera di quegli anni drammatici. Non parliamo solo di cittadine diroccate, di bombardamenti, e di tutti quegli effetti coreografici che fanno capolino nelle pellicole cinematografiche o nelle produzioni ludiche. No, ci riferiamo alla cura certosina nel riprodurre le campagne, le lande, i teatri di battaglia con la massima accuratezza permessa dalle moderne tecnologie. I ragazzi della Gearbox, come è possibile vedere anche dagli extra sbloccabili, hanno digitalizzato documenti dell’epoca, fatto sopralluoghi, esaminato documentari e foto per farci sentire partecipi di un conflitto di epocali dimensioni.

I primi momenti sono infatti carichi di tensione, con la nostra squadra circondata dai soldati tedeschi che ci bombardano e sparano senza sosta. Anche noi veniamo colpiti, leggermente storditi... ma per il nostro compagno coperto di sangue, beh il destino ha deciso diversamente.
BIA potrebbe essere classificato come un semplice sparatutto sulla Seconda Guerra Mondiale come prima di lui lo erano stati Call of Duty e Medal of Honor, ma questo solo ad un occhio non attento. E’ vero che i primi capitoli scorrono via senza grosse difficoltà, facendoci più spesso sentire delle comparse che degli eroi capaci di cambiare le sorti di una battaglia. Procedendo nel gioco, ora dopo ora, si viene a conoscenza anche del lato strategico di BIA e della possibilità di gestire in battaglia un vero e proprio gruppo di uomini.
Più volte in passato, molte software house hanno sbandierato le grandi possibilità di “interazione con il proprio team” con risultati non sempre degni di menzione. Se giochi come SWAT hanno in un certo senso inaugurato questo genere, è pur vero che con il passare degli anni si è sempre più semplificata questa possibilità. Insomma se da una parte si decanta la “strategia e profondità” dei propri giochi, dall’altra, sembra si faccia di tutto per renderla effimera, quasi inutile. E il caso più eclatante è rappresentato proprio dal recente Republic Commando, dove le capacità del proprio team erano quasi puramente coreografiche. Ma veniamo al nostro gioco, che mostra invece una buona cura anche per l’aspetto strategico del gioco, sufficientemente profondo, e allo stesso tempo facilmente gestibile. Ma scendiamo nei dettagli. Spesso durante il gioco condurremo una squadra di “fuoco” ed una di “assalto” (e in rari casi un articolato). Potremo ordinargli di seguirci, di appostarsi, o aspetto veramente importante, di ingaggiare il fuoco con il nemico. Non siamo di fronte ad uno sparatutto in cui i nemici ci correranno incontro a testa bassa, incuranti di ciò che gli capita intorno. No, i tedeschi di BIA si appostano dietro ostacoli naturali, si sporgono lievemente, cambiano posizione, rendendosi sempre dei bersagli difficili da colpire. Al tempo stesso, dimostrano una grande abilità nel rispondere al fuoco e risultano quasi invincibili se appostati in un bunker con una letale mitragliatrice. Ecco quindi che gli sviluppatori hanno introdotto l’originale concetto di “fuoco di sbarramento”. Ordinando ai nostri uomini di rispondere al fuoco, come detto poc’anzi, vedremo sopra i nemici un indicatore che passerà gradualmente dal rosso al grigio. Gli avversari, se posti sotto il fuoco americano, si copriranno, risultando così più vulnerabili ad un attacco laterale. L’elemento strategico di BIA consiste proprio su quanto appena affermato. Con la squadra di “fuoco” si “inchioda il nemico” e con la squadra di assalto si cerca di aggirarla e di colpirla su un fianco, grazie anche a degli uomini maggiormente votati allo scontro diretto e all’uso delle granate. E’ anche possibile ordinare alla nostra squadra un attacco diretto in direzione delle postazioni nemiche, ma spesso pagando delle ingenti perdite.

Non c’è che dire, l’elemento strategico introdotto, rende la nostra esperienza più profonda e realistica di quanto avveniva in Call of Duty e Medal of Honor, senza rendere troppo frustrante o complessa la gestione dei propri uomini. E’ coinvolgente ed appagante riuscire a snidare un gruppo di tedeschi da un bunker a prima vista impenetrabile, semplicemente aggirandoli e colpendoli alle spalle, grazie al fuoco di copertura dei nostri uomini.
Le missioni però non si baseranno solo su scontri di trincea. Non mancheranno infatti missioni in cui dovremo distruggere imponenti carri armati tedeschi, resistere agli assalti nemici e difendere una cittadina francese sulla cima di un campanile bersagliato dal fuoco dei crucchi. Accattivante poi la possibilità di avanzare, appostandosi dietro un carro armato alleato e ripararsi così dal fuoco nemico.

Brothers in Arms è ricco di riferimenti cinematografici, di azione, sempre credibile e mai eccessivamente puerile. In nessun caso ci sentiremo nelle scomode vesti dell’eroe solitario che deve risolvere il conflitto con le proprie forze. Anzi, l’apporto dei propri uomini si rivelerà sempre fondamentale, tanto che cercheremo di difendere la vita dei nostri uomini, spesso esponendoci eroicamente al fuoco nemico.
Merita una menziona la riproduzione delle armi del periodo rese in maniera egregia e il sistema di puntamento, inizialmente difficile da padroneggiare, salvo poi rivelarsi decisamente azzeccato; colpire un nemico non sarà mai agevole, primo per l’abilità dei tedeschi nel variare la propria posizione, e secondo per un mirino che traballa e che denota la minor precisione delle armi di oltre cinquanta anni fa.

Lo sforzo per ricreare le stesse atmosfere e ambientazioni del passato, è davvero meritevole, ma BIA non riesce a nascondere la natura da multipiattaforma su console. Se il dettaglio nel riprodurre i vari uomini è di buon valore, con animazioni pregevoli soprattutto nelle fasi di appostamento, meno riuscita appare la resa delle ambientazioni, a volte un po’ troppo scarna. E’ vero, non mancano fattorie, villaggi, campi di battaglia, paludi, ma spesso la sensazione sarà quella di muoversi lungo strade prefissate per via delle inevitabili barriere naturali che tendono a ridurre le dimensioni delle ambientazioni. Appare strano, inoltre, la totale mancanza di civili in qualsiasi paese, aspetto che rende le ambientazioni decisamente meno drammatiche e a tratti un po’ spettrali.
Nel contesto, il gioco comunque non manca di meravigliare e di rendere credibile il teatro bellico nel quale avanzeremo, merito anche del parlato dei nostri uomini, che inveiranno contro il nemico a volte in maniera un po’ sboccata... ma d’altra parte, siamo in guerra, no?

Siamo di fronte al miglior sparatutto bellico mai apparso su console, questo è indubbio. Ma qualcosa mina la credibilità di quello che sarebbe potuto essere un capolavoro. Parliamo della sensazione che nei combattimenti, la libertà sia solo fittizia. Se è vero che la tattica migliore è sempre colpire il nemico su un fianco, ben presto scopriremo che vicino ad ogni bunker vi è una stradina posta a destra o talvolta a sinistra, che conduce proprio dove è possibile colpire agevolmente il nemico. La percezione è spesso quella di percorrere un “labirinto di strade” e di sentirsi ingabbiati in un itinerario prefissato.
Un difetto, se così lo si vuole intendere, che comunque non mina la giocabilità di un titolo che si dimostra decisamente coinvolgente. Con una semplice, ma non banale trovata, la Gearbox
dimostra che è possibile introdurre novità di rilievo anche negli sparatutto per console.
Jim88
00sabato 26 marzo 2005 10:24
Hanno preso spunto dalla canzone dei Dire straits?????[SM=x78781]
tenorsax1
00mercoledì 30 marzo 2005 19:26
Re:

Scritto da: Jim88 26/03/2005 10.24
Hanno preso spunto dalla canzone dei Dire straits?????[SM=x78781]


Potrebbe anche darsi.
[SM=x78781]
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