[libro] 1956. Budapest: i giorni della rivoluzione

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sonardj
00giovedì 2 novembre 2006 02:56
Bettiza Enzo

1956. Budapest: i giorni della rivoluzione

Iniziata il 23 ottobre 1956 con una grande manifestazione popolare antisovietica, ben presto la protesta in Ungheria degenera in rivolta e quindi diventa la prima e unica rivoluzione antitotalitaria del XX secolo. I dimostranti devastano le librerie russe e distruggono la statua di Stalin, emblema faraonico della rovinosa e sanguinaria dittatura del proconsole russo Mátyás Rákosi. Il 23 ottobre si compie il primo intervento armato sovietico. Il 4 novembre, dopo tredici giorni di incertezze, di barricate spontanee e di speranze tradite, i sovietici intervengono per la seconda volta con estrema e definitiva brutalità: migliaia di carri armati invadono l'Ungheria e le vie di Budapest, i morti sono più di 10.000, i feriti, i deportati e i dispersi sono forse altrettanti. 200.000 ungheresi riparano in Occidente. Il 22 novembre Imre Nagy, capo comunista del governo, viene arrestato dai russi in un'imboscata. Sarà deportato in Romania e, nel 1958, verrà processato in segreto, condannato a morte e giustiziato insieme con tre collaboratori. Enzo Bettiza, scrittore che da molti anni segue le vicende dell'Europa orientale, rievoca, con tutta la sua competenza e partecipazione di "uomo dell'Est", quei giorni tragici e ne ricostruisce col piglio del polemista i traumatici effetti sui partiti di sinistra occidentali. Ai risvolti italiani della vicenda dedica pagine graffianti, evidenziando l'appoggio totale e menzognero fornito da Palmiro Togliatti e dall'oligarchia togliattiana del Pci alla repressione. Con sguardo attento si sofferma a descrivere i due maggiori protagonisti della tragedia: Imre Nagy, comunista della prima ora, antieroe della rivoluzione, che in una sorta di metamorfosi velocissima si schiera dalla parte della nazione martoriata e non cede agli aguzzini filosovietici che cercano di lusingarlo, impaurirlo, ricattarlo; e János Kádár, "uomo d'apparato e d'intrigo", animale politico a sangue freddo, a suo tempo incarcerato e torturato per "titoismo", figura ambigua che consumerà un enigmatico tradimento a danno del proprio popolo consegnandolo agli aggressori di Mosca. Nell'analizzare il panorama internazionale in cui scoppia la rivoluzione del 1956, e nel descrivere l'indifferenza se non il beneplacito generale che accolgono l'intervento sovietico (secondo Mao non c'era nulla da fare con i "fascisti ungheresi" se non "ucciderli e ucciderli "), Bettiza sottolinea il ruolo avuto dalla crisi di Suez nel garantire a Mosca via libera in Ungheria. Il saggio incalzante, che è anche una rivisitazione stringata del totalitarismo comunista, restituisce al lettore la verità di quelle giornate memorabili e catastrofiche: giornate che, con trentatré anni d'anticipo, preannunciano nel lontano autunno del '56 il crollo del Muro di Berlino e il fallimento del bolscevismo russo ed europeo.

Mondadori Pagine 143 - prezzo 16,50 euro
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