Tom Clancy's Splinter Cell Chaos Theory - Xbox (Recensione)

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tenorsax1
00martedì 12 aprile 2005 00:01
Non c'è due senza tre.

Il lavoro della Ubisoft, giunto oramai al terzo capitolo, rappresenta ben più che un ottimo gioco. Volendolo analizzare con un po' di campanilismo, Splinter Cell potrebbe essere visto come lo Stealth europeo, che si contrappone alla filosofia nipponica di Metal Gear Solid. Giochi diversi per filosofia, atmosfera e scelte tecniche, ma innegabilmente due splendidi titoli che si suddividono ugualmente le preferenze dei videogiocatori di tutto il mondo.
Lungamente atteso, questo Chaos Theory ci catapulta nuovamente in un contesto di fantapolitica alquanto realistico e vicino ai nostri tempi.

Lo stealth europeo
La trama, scritta in collaborazione con Tom Clancy dimostra ancora una volta una certa maturità sia per temi trattati che per il modo in cui questi si sviluppano. Nessuna libertà sul tema è stata presa in considerazione dai programmatori originali, che rimangono fedeli ad uno sviluppo “serioso” e ben distante dai “mostri-vampiri” di Metal Gear Solid. Le dieci missioni che compongono il gioco sono precostituite nel loro obiettivo principale e nello sviluppo principale, lasciando in qualche rara occasionale spazio a piccole sorprese e imprevisti. Ma Splinter Cell, come in passato, preferisce concentrarsi sulla sua natura di stealth estremo, giocando ancora una volta sugli equilibri del silenzio e dell'oscurità per infiltrarsi, carpire informazioni e dileguarsi nella notte.

Sam Fisher, ancora più che in passato, deve esaminare attentamente le ambientazioni intorno a se, muovendosi con discrezione e sfruttando adeguatamente le zone di oscurità per essere invisibile all'occhio del nemico. Il buio celerà completamente la nostra presenza ai nemici, anche se questi ci dovessero passare a pochi centimetri di distanza. Importante sarà quindi sfruttare questo fattore, studiare i percorsi delle sentinelle e tendere dei letali agguati. Come è tradizione della serie, potremo sparare a lampadine, fari per creare delle zone di oscurità, pagando però lo scotto del “rumore”, altro elemento da non sottovalutare mai in Splinter Cell. Non basterà essere invisibili ad occhio nudo, perché il nemico è dotato anche di altri sensi, quali appunto l'udito. Chaos Theory, compie un nuovo passo in avanti sotto questo aspetto, inserendo anche un indicatore di “rumore ambientale” che per l'appunto ci indicherà il grado di silenzio che aleggia intorno a noi. Tanto per fare un esempio, se una guardia passeggia rumorosamente nella ghiaia, difficilmente percepirà la nostra presenza alle spalle, anche se sopraggiungeremo velocemente. Ben più arduo sarà sorprendere le guardie se queste saranno ferme, visto che presteranno attenzione ad ogni minimo rumore sospetto. In quest'ultimo caso, sarà sicuramente di aiuto, muoversi con maggiore cautela e circospezione, generando anche minor rumore.
Chaos Theory non tradisce quanto di buono si era visto nei precedenti capitoli della serie, dimostrando un'attenzione sviscerata e meticolosa verso tutto ciò che concerne lo stealth puro e semplice, che tanto viene apprezzato, e in rari casi osteggiato dall'utente comune. Come in passato, il gioco richiede una pazienza certosina, un'attenzione spasmodica per analizzare l'ambiente alla ricerca di una via di fuga alternativa, di elementi a cui aggrapparsi per superare il nemico passandogli sotto... pardon... sopra il naso.

L'intelligenza degli avversari si presta a qualche piccola licenza, per rendere il gioco, forse meno realistico, ma sicuramente più giocabile e divertente. Afferrare un nemico alle spalle e trascinarlo via, magari quasi sfiorando una guardia vicina non provocherà alcuna conseguenza se non un malinconico “ehi, ma dove sei scomparso, amico mio?”. Inoltre, se verremo scoperti basterà nascondersi per una frazione di tempo per far abbassare il livello di guardia e vedere tornare tutto alla normalità.
Le guardie comunque non appaiono mai “stupide” o poco credibili: il fatto che riescano a scoprirci per via della nostra ombra proiettata sulla parete innanzi a loro, è solo un esempio della qualità di questa serie.
Ma ripetiamo si tratta di elementi caratteristici del genere stealth, conosciuti e accettati da tutti gli estimatori. Provate ad immaginare il grado di difficoltà che penalizzerebbe il titolo in caso contrario...

Le novità
Gli sviluppatori ancora una volta hanno affinato le abilità del nostro Fisher dotandolo finalmente di un coltello con il quale poter uccidere silenziosamente il nemico oppure rompere tende ed altri elementi per trovare magari dei passaggi segreti o vie di fuga. Più che in passato, il nostro agente segreto appare ancora più letale, per via della capacità di arrampicarsi, aggrapparsi ad ogni elemento dello scenario per infiltrarsi, uccidere o magari solo stordire i propri nemici. Ma il gioco non cerca di catturare l'attenzione del giocatore con un uso smisurato della violenza, anzi. A seconda di come ci comporteremo nel corso della missione, riceveremo un particolare punteggio che stabilirà la nostra condotta e anche la nostra bravura. Per farvi un esempio, siamo riusciti a completare il gioco, senza quasi versare una goccia di sangue (utilizzando un solo caricatore), conquistando un soddisfacente punteggio di 85%.
Questo elemento, rende Splinter Cell in parte degno di essere rigiocato, magari affrontando le stesse missioni con nuove e più ardite decisioni. Nonostante una certa linearità nella trama principale, ognuna delle dieci missioni si presta a diverse soluzioni, strade, e metodi di combattimento. Sarà sempre possibile, anche se rischioso, eliminare gli avversari con l'uso della forza bruta, e decisamente meno appagante che colpirli nel buio e senza colpo ferire.

Tra le novità segnaliamo la nostra pistola che ora emetterà un raggio elettromagnetico capace di disabilitare per pochi istanti i congegni elettromagnetici come allarmi, luci o telecamere e non mancherà un nuovo visore per i campi magnetici che va ad affiancarsi al visore termico e notturno, sempre campaci di stupire per la magnificenza dell'effetto simulato.

Sam Fisher si mette in ghingheri
Mai si era visto un Sam Fisher così convincente. Le animazioni, le espressioni facciali, i giochi di luce e i soliti splendidi visori riescono a definire un nuovo standard qualitativo sia su Xbox che su Pc. L'uso di tecniche quali bump, normal mapping, poco interesseranno all'utente che non mastica questo gergo, ma basta dare un'occhiata alle immagini di questa recensione per avere una piccola idea della cura maniacale per i particolari profusa nella realizzazione di questo titolo. Oltre alle ambientazioni ricche di dettagli, vogliamo però sottolineare la splendida atmosfera di tensione che si respira, sapientemente resa ancora più ricca di suspance dall'ottima colonna sonora di da Amon Tobin.
Certo alcune animazioni appaiono ancora un po' legnose (nei salti e nelle arrampicate), ma si tratta di elementi davvero di poco conto, che non vanno ad inficiare l'ottimo lavoro generale.

Chi ha detto che Sam è un solitario?
Pandora Tomorrow aveva reso possibile una modalità multiplayer indispensabile in un gioco come Splinter Cell, e invece i ragazzi della Ubisoft stupirono tutto il mondo con una modalità “guardie e ladri” originali e intrigante. La novità di questo terzo capitolo è rappresentata dalla opzione “cooperative” ovvero dalla possibilità di affrontare i livelli insieme ad un amico. Questo può avvenire tramite split screen (solo su Xbox) e online, attraverso un semplice quanto geniale trovata. I due protagonisti-amici potranno agire cooperando attraverso la pressione di un semplice tasto adibito proprio a questo scopo. E così sarà possibile scagliare il proprio compagno contro un nemico, salire sopra un ostacolo prima insormontabile, oppure segnalare le trappole sul percorso.

Splinter Cell Chaos Theory appare ben più ricco del secondo episodio da molti definito come una mera espansione. Siamo di fronte ad un vero seguito, con una giocabilità ben calibrata, appagante e coinvolgente come non mai. Consigliato a tutti i fan del buon vecchio Sam.
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