Ghost in the Shell: Stand Alone Complex - Playstation 2 (Recensione)

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tenorsax1
00martedì 26 aprile 2005 19:44
In futuro la terra sarà dominata dalla tecnologia cibernetica. La vasta rete che collega tutto il mondo rappresenta da una parte il territorio vergine da esplorare da parte dei nuovi pionieri e dall'altra il terreno di coltura Idi, una nuova generazione di criminali.

Per quei pochi che non conoscono il meraviglioso manga realizzato da Masamune Shirow e l’omonimo anime di Mamoru Oshii, illustriamo brevemente la sfaccettata ma superba trama di questo vero e proprio colossal d’animazione che ha rapito milioni di fanatici grazie ad un universo fantastico e affascinante. Tokyo, 2029. Nasce il terrorismo cibernetico, tutto è controllato da sofisticati sistemi informatici, persino gli umani che collegati alle macchine per mezzo di innesti biomaccanici diffondono e ricevono informazioni dalla rete e potenziano il proprio fisico. I cosiddetti Cyborgs, formati da un sostrato umano ma con svariate manipolazioni e impianti bionici, robotici e neurali, sono in grado di sfruttare le più moderne tecnologie per librarsi nel cyberspazio così come per guidare un veicolo col solo "pensiero", mimetizzarsi otticamente o per comunicare con svariate persone contemporaneamente. Nonostante la presenza di "residui" organici all'interno di questi esseri possiamo definirli veramente umani? E' quello che si chiede Motoko Kusanagi, protagonista del film, le cui uniche parti organiche si limitano al cervello e alla colonna vertebrale. Gli uomini e le macchine sono diventati una sola cosa e l’unico particolare che li differenzia è ciò che viene definito ghost (spirito), l'essenza principale dell'animo umano che riempie con lo spirito vitale lo Shell (guscio).

Bandai tenta di riproporre il più fedelmente possibile l’immaginario di Masamune Shirow e ci riesce almeno in parte. Sin dalle prime sessioni di gioco, Stand Alone Complex non stupisce per realizzazione tecnica e graficamente non riesce a sbalordire come dovrebbe, ma andiamo per ordine. L’impostazione è quella del classico e sfruttatissimo action in terza persona, dove l’azione in questo caso la fà da padrona dando poco spazio agli enigmi e conferendo un tono prettamente “shooteristico” al tutto. Dopo il comodo tutorial, avremo il controllo dell’atletica poliziotta-cyborg Motoko Kusanagi che ci accompagnerà per i primi livelli di gioco. La nostra missione iniziale sarà quella di infiltrarci in un porto, anche se la parola “infiltrare” non crediamo si collochi esattamente nel contesto. Dimenticate Sam Fisher o Solid Snake e riempite di piombo bollente qualunque cosa venga riconosciuta come ostacolo e minaccia; oltre alle svariate armi a disposizione, potremo trarre vantaggio dalle cybernetiche doti della protagonista per effettuare spettacolari mosse offensive degne della Trinity “Matrixiana” che tutti conosciamo. Nel corso dell’avventura, la sexy Motoko sarà rimpiazzata temporaneamente da un secondo personaggio: Batou, controparte maschile meno agile ma più resistente e potente. L’originalità non è il piatto forte del nuovo titolo Bandai, Stand Alone Complex non fa altro che mescolare e riproporre i triti e ritriti elementi del genere senza apportare alcuna novità di sorta capace di differenziarlo dagli innumerevoli action disponibili per PS2.

La prima cosa che salta all’occhio lasciando perplessi sin dai primi minuti di gioco è sicuramente la non perfetta e immediata risposta ai comandi, nonchè le poco fluide e legnose animazioni dei modelli poligonali. L’intelligenza artificiale dei nemici inoltre non fa gridare al miracolo, limitandosi a farli sparare all’impazzata senza trovare rifugio o protezione e facendosi così immolare dal nostro fuoco. La possibilità di poter prendere il controllo di un nemico tramite l’infiltrazione hacking è una simpatica trovata, ma Bandai è arrivata un tantino tardi, in un periodo fiorente di action dai poteri psichici, Ghost In The Shell non riesce a stupire neanche sotto questo aspetto che in mancanza di avversari temibili quali Second Sight o Psi Ops (giusto per citarne due), avrebbe sicuramente giovato al gameplay rendendolo indubbiamente unico e poco scontato.

Se per quanto riguarda il gameplay, Stand Alone Complex non sbalordisce, graficamente rimane nella sufficienza; i modelli dei personaggi principali sono senza dubbio definiti e composti da un buon numero di poligoni, quelli dei nemici invece appaiono semplici e meno dettagliati. Stesso discorso per quanto riguarda le ambientazioni: scarne, composte da texture slavate e contorniate da effetti luminosi nella norma. La breve durata del titolo non aiuta la situazione, risultando davvero troppo effimera e resa solo un tantino più longeva da una modesta modalità multiplayer che consente la sfida fino a quattro giocatori, troppo poco per poter risollevare le sorti di un action che non farà certo scalpore, che potrebbe però appassionare i cultori del manga e dell’anime.
tenorsax1
00martedì 26 aprile 2005 19:45
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