Fabolous sempre più in ascesa

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sonardj
00sabato 12 febbraio 2005 01:32
Quando si parla di Fabolous si parla del rapper di Brooklyn di maggior successo ancora in attività. Nato e cresciuto nel quartiere di New York che ha dato al mondo Jay-Z, Notorious B-I-G e Big Daddy Kane, Fab è ormai al suo terzo album, nonostante l’industria discografica americana lo consideri ancora un “esordiente”. Dietro questa fama di perenne novizio c’è sicuramente il fatto che il rapper newyorkese è ancora molto giovane, la sua presenza fisica non è certo imponente e la sua voce non è delle più grosse e spesso Fab la usa in modo “skazzato”. Questa certa monotonia, però, al posto di sminuire i suoi testi, sembra anzi sottolinearne ogni parola; è come se il suo stile fosse ridotto così al minimo che conta solo quello che dice.

Proprio per le sue doti canore, Fabolous, all’inizio della sua carriera, è stato definito ingiustamente il “Ma$e dei poveri”; le malelingue furono subito zittite dal successo di “I Can’t Deny It”, un vero singolo “crossover”. Le rime e lo stile di Fab erano decisamente East Coast, ma il fatto che parlasse di soldi e gioielli lo rende più Dirrty South e la produzione di Rick Rock e il cantato di Nate Dogg sono molto West Coast, insomma il pezzo aveva appeal su tutti da una costa all’altra; l’album “Ghetto Fabolous”, nonostante fosse stato pubblicato l’11 di Settembre del 2001, fu un successo ed arrivò a vendere un milione di copie.

Fabolous ora era un artista da disco di platino e non voleva certo tornare indietro. Insieme al suo produttore Dj Clue, titolare dell’etichetta Desert Storm, scelse la strada del R’n’B mietendo successi come “Can’t Let You Go” e “So Into You”, fra i più programmati dalle radio americane; così, anche il suo secondo album “Street Dreams” arrivò al milione quando fu pubblicato nel 2003. Per Fab non fu tutto così facile però; il suo appeal era molto alto fra le ragazzine, che amano l’R’n’B e considerano Fab un belloccio, ma non era così popolare con il pubblico maschile, già pronto a considerarlo un “venduto”. Fab, quando sollecitato sull’argomento, si difende così; “Sai perché ho un sound pop e faccio dischi per le tipe? Perché loro sono quelle che comprano i dischi e se non fai guadagnare dei bei soldi a chi ti produce non fai questo lavoro per tanto. Io non capisco chi dice che non farebbe mai un disco così. E poi anche se faccio dischi un po’ “mielosi” non ci sono mai frasettine come “hey tipa ti vedo / E ti amo / E anche tu mi ami” Non scrivo quei pezzi, io rappo, mica canto.”

Fab sul finire del 2004 pubblicò “Real Talk” e il suo primo singolo “Breathe”, prodotto da Just Blaze, è mirato proprio a chi lo ha definito un “venduto”; i suoni potenti, le voci campionate ed accelerate, l’atmosfera soffocante sono da mixtape più che da rotation pomeridiana, ma ciononostante Fab ha confezionato un altro singolo fra i più programmati dalle radio in tutto il mondo. Basterà, per cambiare la sua fama di rapper “un po’ molliccio”? Sicuramente “Real Talk” non gli viene in aiuto, visto che, ancora una volta, l’mc di Brooklyn non riesce a confezionare un album bello dall’inizio alla fine, il classico che tutti i grandi hanno alle spalle; giovane e innegabilmente talentuoso Fab ha ancora tanta strada davanti a sè per diventare un “grande”.
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