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Se la Chiesa dice no al matrimonio con handicap

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2009 02:53
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19/02/2009 02:51

Se la Chiesa dice no
al matrimonio con handicap
Simonetta Caratti

La Chiesa si rifiuta di unirli per la vita: sbarra le sue porte ad un handicappato del
Luganese desideroso di sposarsi con la sua compagna. Sentimento, fede, un serio
progetto di vita… ci sono tutti gli ingredienti per un cammino di amore, di
condivisione, di unione davanti a Dio. Manca però la possibilità di procreare naturalmente.
Di dare la vita. Un ostacolo per la Chiesa, per il sacerdote che applica la legge, il Diritto
canonico, che prevede un matrimonio consumato attraverso un’unione, che deve
trasmettere la vita. E senza ricorrere a tecniche mediche.
Ci sono state discussioni, incontri. La coppia ticinese, grazie alla forza di chi ha imparato a
non rassegnarsi davanti ai rovesci della vita, non si è arresa, ha lottato. Lei, una ragazza
come tante: seria e innamorata. Lui, un uomo quarantenne, inchiodato su una carrozzina,
paralizzato dopo un grave incidente: serio, innamorato, ma impossibilitato a procreare. La
storia raccontata in modo volutamente vago dal Caffè - che farà discutere gli ambienti
religiosi, e non solo quelli ticinesi - non sembra essere un caso, diciamo isolato. Altre
coppie si sono trovate nella medesima situazione di sofferenza. “Mi sono sposato in
chiesa, senza remore da parte del sacerdote - dice un 45enne handicappato di Lugano
che preferisce restare anonimo - . Il parroco ha più volte chiesto alla mia futura moglie se
se la sentiva di condividere l’intimità con un disabile. Mentre per altri amici para- e
tetraplegici non è stato così: ad alcuni di loro la Chiesa ha opposto il veto al matrimonio”.
Storie simili. Storie di fede, di amore, di grandi delusioni e profonde sofferenze per chi,
impossibilitato a procreare, si vede negare il diritto ad un’ unione davanti a Dio. Storie che
faticano a emergere, restano nell’ombra, forse anche per il pudore di non vedere la propria
intimità fatta a brandelli. C’è chi sceglie lo scontro. C’è chi preferisce tacere. C’è chi
accetta. “Non mi stupisce che ci possano essere riserve religiose su un matrimonio quando
c’è di mezzo la procreazione. Il nostro è un Paese con una radicata cultura cattolica”,
commenta Enrico Matasci, direttore di Pro-Infirmis.
Allora uscire allo scoperto può essere un passo avanti. “Un caso simile ha susciatato
scalpore e un acceso dibattito recentemente nella diocesi di Orvieto, i teologi erano divisi
sul matrimonio di una coppia vittima di un incidente invalidante per la sposa a pochi mesi
dal matrimonio”, racconta padre Callisto Caldelari.
Anche tra i sacerdoti ci sono sensibilità diverse: c’è chi applica con rigidità e alla lettera il
Diritto canonico, chi è più tollerante e pone altre priorità. Di regola tra i sacerdoti in Ticino
vige una certa comprensione per le coppie impossibilitate a procreare: “Oggi non si mette
più davanti al sacramento del matrimonio, come uno dei principali motivi, la procreazione,
ma il completamento della coppia”, dice ancora padre Callisto. Così la pensa anche John Alabastro, parroco della Sacra Famiglia ai Saleggi di Locarno: “Il matrimonio è unità e
procreazione, ma la sterilità in sé non è una conditio sine qua non per rifiutare un
matrimonio, perché esiste la possibilità di un’adozione”.
[Modificato da sonardj 19/02/2009 02:53]
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