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"La diversità"

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2009 03:26
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09/02/2009 03:26

La ricchezza di scoprirsi diversi, la ricchezza di scoprire l'altro un diverso da me.
"La diversità"
La ricchezza di scoprirsi diversi, la ricchezza di scoprire l'altro un diverso da me.
di fr. Arturo Paoli

8 ottobre 2003 (incontro organizzato dal gruppo di gay e lesbiche credenti "Nuova Proposta" di Roma)

(testo non rivisto dall'autore)



Grazie per avermi di nuovo invitato. Prima di parlare della diversità vorrei dirvi che il concetto di uomo, il concetto di persona, è un concetto che è stato continuamente agitato. Chi è l'uomo? Chi è la persona? E nel nostro occidente praticamente c'è stata tramandata, trasmessa attraverso i secoli una concezione dualistica molto forte. Cioè ad un certo punto l'uomo è essenzialmente anima, essenzialmente pensiero. E direi che vive nella carne, che vive nel corpo. Si è privilegiato tanto il pensiero, come se quello fosse unicamente l'identità dell'uomo, l'identità della persona umana.


Ho finito da poco di leggere "Le peripezie dell'anima" di Galimberti che ripercorre tutta la storia dell'antropologia, della concezione dell'uomo fino ai nostri giorni. Nel suo libro evidenzia alcuni inconvenienti. Il primo di tutto è questo di avere manifestato, di avere dichiarato la superiorità dell'uomo che pensa, in contrasto con l'uomo che lavora con le sue mani, infatti anche al tempo dell'antica Roma la schiavitù era la concezione dell'uomo considerato come un oggetto, come una cosa. Altro inconveniente molto grave è che si è considerato valevole solamente la vita spirituale. Cioè come due linee: la vita spirituale come relazione con Dio, come religiosità, quindi come preghiera, come itinerario verso l'invisibile, e l'altra parte filosofica come ricerca.


Studio, come cammino della mente per arrivare a scoprire le vere verità, le ragioni di vivere, che è la filosofia praticamente.


Oggi invece c'è un rovesciamento nella nostra cultura, molto importante. C'è questo tentativo di unire e di pensare l'uomo come una unità: l'uomo che non è solo anima, mente, ma anche corpo. Sapete perché c'è questo rovesciamento nella nostra cultura? Perché si è arrivati a vedere la mente umana, capace di scoprire le grandi verità, la causa dei veri mali del mondo.


Io ho avuto quest'anno tra le grandi cose della mia vita, la gioia di andare in un paese della mia provincia, Lucca, che si chiama S. Anna di Stazzena. In questo paese sono entrati i tedeschi ed hanno ucciso tutti, non hanno lasciato nessuno in vita. Circa 500 persone. Li hanno messi in piazza, sui banchi della chiesa e li hanno bruciati. Quelli che hanno visto da lontano hanno visto che lanciavano i bambini per aria e sparavano sui loro corpi, come si fa con gli uccelli al volo. Questo è uno degli episodi più truculenti tra quelli avvenuti durante la guerra. Sono andato a fare la commemorazione di questo eccidio, perché questo luogo sta diventando a poco a poco un luogo della pace, una specie di un centro di studi sulla pace. E sono stati i tedeschi stessi che si sono ricordati, sono tornati e hanno voluto, per chiedere perdono ai sopravvissuti, creare questo centro della pace.


Vi dico questo perché è molto bello vedere come la popolazione vive in questo atteggiamento costante di perdonare. Dobbiamo non solo dimenticare, ma perdonare. Andando in macchina qualche chilometro prima dell'arrivo ho trovato scritto in un muro: "Questi non erano uomini, erano belve". Allora ho iniziato il mio discorso dicendo che non era vero. Erano uomini. Se voi l'aveste visti nelle loro città, nel loro paese, nell'università che frequentavano, nelle loro case, con la cravatta ben vestiti, avreste visto che non erano animali, non erano tigri, ma erano uomini. Perché allora sono arrivati a questi eccessi, a questa crudeltà? Perché sono stati imbevuti da certe ideologie, da certe idee, soprattutto dall'idea fondamentale che lo Stato è Dio, che lo Stato è l'assoluto.


Questa è una idea hegeliana: lo Stato deve essere obbedito, lo Stato deve essere difeso, lo Stato ha tutte le ragioni, lo Stato è quello che fonda la morale. Anche io ho vissuto e ho frequentato le scuole nell'epoca fascista dove si trasmettevano queste idee. Non così radicalmente, perché noi italiani non siamo mai tanto assoluti, tanto radicali, ci mettiamo sempre del buon umore, come dire non prendiamo troppo sul serio. Che è il nostro male, ma anche il nostro bene. Allora evidentemente nessuno di noi era poi assolutamente radicale come i tedeschi. I tedeschi sono quelli che prendono sul serio tutto quello che pensano e che dicono.


Questo per dirvi che non è l'istinto bestiale che porta ad agire, che è in tutti noi, che ci porta ad agire in maniera così barbara, crudele, così primitiva, ma è la mente che ci dice questo, è la ragione che crea queste idee, queste ideologie, per cui la guerra, la distruzione, la violenza. E tutto questo allora non è solo un impulso immediato a cui non posso resistere come succede qualche volta nei momenti di rabbia che tutti noi abbiamo, più o meno violenti, ma è la ragione che decide come distruggere un popolo, come oggi si parla della lotta al terrorismo, tutto questo è pensato deciso freddamente a tavolino. La fame del mondo che fa strage di milioni di persone, è pensata seriamente con molta attenzione da economisti. Gobbel premio Nobel che è venuto a Roma tempo fa che dice che per la salvezza del mondo basterebbe licenziare 4.320 economisti. Perché anche la fame del mondo, l'appropriazione dei beni, l'accumulazione della ricchezza, sono decise da teste molto pensanti, da persone di grande preparazione e cultura.


Quindi la scoperta, sembra strano ma è così, che la mente non è la parte migliore dell'uomo, anche se è una parte importante, ma isolata dall'uomo, isolata dalla sua affettività dal corpo. In poche parole la mente, non assumendo, non si può isolare anatomicamente dal corpo, ma assumendo l'affettività, i sentimenti, la sessualità, tutto quello che fa parte della nostra carne. Evidentemente la mente è capace delle cose più orribile, che vanno anche oltre l'istinto: di organizzare tutte queste passioni, queste forze distruttive. Anche lo stesso terrorismo è ragionato, pensato, organizzato, non è unicamente una forza istintiva, improvvisa del tipo uno vede il nemico e lo distrugge. Perché il nemico è lontano e non si vede. È la testa che fa tutto. Allora oggi questa breve prolusione per dirvi che oggi siamo arrivati poco a poco, quando dico noi alludo agli uomini di pensiero che sono quelli che precedono il cammino, sono le avanguardie diciamo del cammino umano, non solo loro, ma il pensiero poco a poca entra nella vita, si popolarizza, si democratizza, è alla portata di tutti, quindi il pensiero è unanime nello scoprire, nell'affermare che l'uomo non è unicamente pensiero, non è unicamente mente, quindi viene superata la definizione di Cartesio "Penso dunque sono".


Oggi si parla dell'uomo nel suo complesso. Non solo questo. L'uomo è corpo, mente. E nulla può essere considerato inferiore, è meglio la testa o meglio il cuore. Galimberti parla di anima. È meglio il pensiero o la affettività, il sentimento, l'attenzione all'altro, la bontà o la carità. Non è detto: ci sono persone molto semplici che non hanno una attività di pensiero, una attività della mente, che non costruiscono con la testa, ma persone di una enorme bontà di cuore, di una enorme generosità, di una attenzione agli altri. Io ho trovato nelle favelas degli atteggiamenti di bontà che mi hanno commosso profondamente, di gente che non difende più se stessa, che muore di fame, ma che aiuta l'altro che pensa che stia peggio, che abbia più bisogno di lui. Delle cose sublimi. Quindi allora evidentemente davanti a quello dico che vada un filosofo, un pensatore, un economista, un politico. Queste sono le vere identità umane, questa la bontà del cuore.


E oggi siamo arrivati, siamo andati ancora più in là riconoscendo la riscoperta del corpo. Tra parentesi, quando l'uomo scopre qualcosa, voi direte scopre il corpo che ci portiamo dietro da milioni di anni, ma nel senso di parte importante, di fonte importante delle qualità umane. Allora siamo arrivati a scoprire che l'individuo, mentre uno pensa con la testa e se pensa di essere testa, necessariamente si pensa come individuo. Si pensa come essere completo in sè. Se inizia a pensarsi come corpo allora si rende conto che vive con gli altri, si accorge di avere relazioni, attrazioni di simpatia, di odio, di attrazione, di amore. La persona che è indifferente verso gli altri non è persona, la persona è essenzialmente alterità, perché lo stare con gli altri ad un certo punto determina fortemente il mio equilibrio passionale. Perché ad un certo punto o mi sento attratto, o mi sento respinto, o provo sentimenti di odio. Non è strano, l'importante è non dare adito a questo sentimento.


Quindi qualcuno dice: sento dentro di me repulsione contro questa persona. È normale sono i nostri istinti. E l'importante ad un certo punto è dominarli e dirigerli e vedere cosa posso prendere e cosa devo lasciare. È molto importante che si sia scoperta l'alterità. È una scoperta che si vive da sempre, ma si è scoperta oggi come parte integrale della persona. e io sono più altro che io. Perché è l'altro, gli altri, la relazione con le cose, che modifica, forma la mia personalità. Proprio stamane andando dal barbiere, lui mi parlava di suo figlio. Lo ha educato molto bene, sono stato un padre non duro, ma esigente, severo. Ma poi lui, gli altri il mondo lo hanno preso, trasformato è diventato una persona che non ha voglia di lavorare ecc ecc.


In un certo senso ha ragione: perché sono gli altri che modificano fortemente la nostra personalità in bene o in male. Se si può chiamare qualche volta male. Perché le persone che vengono spinte al delitto, alla droga, sono spinte un po' dall'ambiente. Si dice che è l'ambiente che li ha formati. Tutto questo ci porta a questa conclusione. Che noi non possiamo prescindere dagli altri. Una cosa che è molto importante. Ognuno di noi, qualunque persona che esista al mondo, qualunque sia la sua passionalità, la sua personalità, i suoi atteggiamenti umani, praticamente o aiuta l'umanità a diventare migliore, o aiuta l'umanità a diventare peggiore. Vedete quello di male che avviene al mondo, la guerra, la violenza, la distruzione reciproca, l'uso violento dell'economia, del denaro, tutto questo è umano. Sono gli uomini che fanno questo. Dio non c'entra. Non c'entrano neanche le forze negative diaboliche che ti spingono al male. Siamo noi, siamo noi, capite. Non c'è nessuno di noi, nessuno di noi che può dire io non faccio né bene né male. Io penso a me stesso, persona che lavora, tranquilla, che vive, non mi preoccupo degli altri, non credo assolutamente di essere causa di guerra, perché sono cose così superiori, così estranee a me.


Però ognuno di noi attraverso le sue scelte, l'uso che fa della sua vita è una persona che mette nel mondo dinamiche di amore o mette nel mondo dinamiche di odio, di guerre, di conflitti. Non c'è assolutamente altra alternativa. Nessuno di noi è escluso da questa dinamica, neanche la persona più povera, più piccola, più insignificante, meno importante. Perché non sono le parole, non sono le intenzioni, ma sono le scelte concrete che noi facciamo che mettono nel mondo dinamiche di amore, o dinamiche di odio, dinamiche di giustizia o dinamiche di ingiustizia, di violenza, di sopraffazione, di nascondimento del diritto degli altri. E questo è quello che indipendentemente da quello che uno sente nel proprio corpo, di come lo vive, è la cosa più importante per tutti.


E quindi al di sopra di ogni morale, esiste questa redenzione della convivenza umana perché Regno di Dio vuol dire convivere. Non è l'individuo, ma è il convivere. Questa convivenza umana che a poco a poco deve diventare fraterna attraverso un cammino di giustizia, di pace. Quindi bisogna che oggi, dobbiamo superare la nostra individualità, pensare al nostro io, ma proiettarci sulla società. Quindi in un certo senso bisogna superare strettamente la legge morale non tanto pensarci attraverso una formazione strettamente moralistica come noi abbiamo ricevuto, ma pensarci in questa proiezione molto più vasta, molto più umana. Vedere se io arrivo a star bene con gli altri e gli altri a star bene con me. Arrivo a relazionarmi diciamo in maniera tale che la gente senta che la mia presenza è buona nel mondo. Che ci sto bene al mondo. Che sono un elemento desiderabile, che non sono un egoista, non sono un dominatore non sono uno che possiede gli altri, ma sono una persona che sa convivere. Non dobbiamo troppo fissarci eccessivamente sulla direzione dei nostri sentimenti, che abbiamo, delle forze che abbiamo dentro di noi, che vanno in un verso, che vanno in un altro. Questo non è importante, non dobbiamo fissarci su questo. Dobbiamo trascenderci.


E diceva Pascal che l'uomo è più che l'uomo. Dobbiamo superarci perché se stiamo chiusi in noi stessi, nel nostro io finiamo per danneggiare il mondo. Dobbiamo cominciare a proiettarci al di sopra, fuori, metterci davanti a questa domanda io faccio bene o faccio male? Diffondi di fronte a me queste dinamiche di amore o queste dinamiche di separazione, di discordia. Quindi anche la passionalità che si dirige verso un'altra persona, lì è la formazione del nostro io. Lì è il banco di prova, perché io posso dare a questa passionalità una direzione che mira al bene dell'altro, al vero bene dell'altro. A farla crescere. A farla crescere in che? Nell'altruismo, nel dono di se. Quello che è molto bello oggi è che i filosofi stanno pensando l'uomo come dono, come offerta, come uscire da sé. Questo è importante. Allora anche l'attrazione verso l'altro, verso l'altra persona, che è normale, evidentemente bisogna pensarla come educazione, formazione all'altruismo. Come l'occasione concreta che ci viene presentata per diventare persone capaci di accogliere gli altri, di stare con gli altri.


Per me la malizia del sesso, la malizia della perversione della relazione affettiva è quando questa relazione affettiva blocca l'io in sé, gli impedisce di guardare oltre, gli impedisce di vedere gli altri, gli impedisce di essere capace di donare se stesso agli altri, lo blocca, lo gela, lo inchioda. e quindi praticamente lo isola facendolo un io schiavo, un io prigioniero, un io che ha le mani legate, che non si può muovere. Questa è la vera malizia della passionalità, dell'amore, dell'eroismo, della relazione con l'altro. Infatti non bisogna guardare la nostra passionalità, la nostra relazione, perché l'uomo è relazione, l'uomo non è un individuo chiuso in se stesso, ma è relazione.


Tutta la nostra vita si svolge attraverso relazione: relazioni con le cose relazione economica, relazione politica, relazione erotica. Siamo relazione noi, vivendo c'è relazione. Bisogna che la relazione invece di bloccarci, di chiuderci perché la passionalità è egoista, ci chiude in noi stessi, ci aiuti a trascendere, a dare agli altri. Quindi ogni amore che si fa capace di dono agli altri è buono. Ogni amore che ci chiude in noi stessi, che ci gela, che ci fa egoisti che ci rende elementi pericolosi al mondo è cattiva, è negativa, è diabolica. Cominciate a ragionare così nella vostra vita. Perché se ci mettiamo nella prospettiva individualistica non ne usciamo più, mentre se ci mettiamo in questa prospettiva direi storica, umana, cosmica allora incominciamo a comprenderci e a comprendere la nostra vita. Allora quando noi fabbrichiamo amore siamo buoni, quando fabbrichiamo egoismo siamo negativi, questa è la cosa importante.


Ora vorrei aprire il dialogo con molta tranquillità.
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