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L’Italia lacerata da tensioni razziali

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2009 02:43
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09/02/2009 02:43

L’Italia lacerata da tensioni razziali
Pubblicato mercoledì 4 febbraio 2009 in Inghilterra
[BBC]

Durante gli ultimi decenni, l’Italia è stata trasformata da nazione di emigranti a paese scelto per l’immigrazione di massa. Il cambiamento ha portato a violente tensioni politiche e sociali. Nel primo di una serie di pezzi sull’Italia e i suoi immigrati, Aidan Lewis osserva l’impatto sulla comunità rom.

Di fronte al più vecchio accampamento rom nella capitale italiana, sul lato opposto della strada, c’è un gruppo di uomini di mezza età che fumano mentre si riparano dalla pioggia sotto il tendone di un bar locale.

Non fanno lo sforzo di nascondere l’ostilità nei confronti dei residenti del Casilino 900, una distesa irregolare di capanne di legno e roulotte ai confini orientali di Roma. “Mi libererei di tutti loro,” dice Antonio. “Gli italiani non li vogliono qui. Ci siamo stancati”.

I suoi compagni sono d’accordo. “Ti fanno diventare razzista,” suggerisce Giorgio. “Sei fortunato se non ti aggrediscono”. Altri nel quartiere sono più moderati, o guardinghi. Ma l’angoscia palpabile riflette le tensioni che circondano i gruppi di immigrati più marginalizzati in Italia, tensioni che sono ripetutamente uscite fuori controllo in questi mesi.

Una serie di quelle che sembrano aggressioni e rappresaglie motivate dal razzismo hanno contribuito a rafforzare le preoccupazioni che una xenofobia strisciante stia infettando il tessuto sociale del paese, favorito da un discorso politico che spesso collega i problemi economici a quelli dell’immigrazione.

“L’Italia sta passando un momento molto difficile” dice Franco Pittau, un ricercatore per un ente di beneficenza, la Caritas. “Quando l’atmosfera generale peggiora, la gente che ha già un atteggiamento negativo se ne approfitta per compiere azioni spiacevoli”.

L’esclusione dei Rom

Nonostante la loro presenza di vecchia data in Italia, i Rom sono finiti al centro di una forte intolleranza che si è diffusa verso altre comunità e che è partita a dire il vero dopo l’omicidio ad ottobre 2007 a Roma di una donna italiana, Giovanna Reggiani. Un giovane romeno di etnia rom che è stato successivamente condannato per l’omicidio fu velocemente identificato come il colpevole.

Nei mesi successivi sono stati riportati dalla stampa numerosi attacchi a campi rom, fra cui quello in cui un accampamento rom a Napoli è stato incendiato. L’omicidio Reggiani ha anche incitato il primo di una serie di decreti di emergenza sul crimine e l’immigrazione illegale dell’allora governo di centro-sinistra e del suo successore di centro-destra.

La scorsa estate, il progetto di prendere le impronte digitali ai rom per censirli è stato criticato come discriminatorio, nonostante i ministri affermassero che la misura poteva aiutare a proteggere la comunità.

Dalle elezioni dello scorso aprile, la spinta maggiore al rafforzamento delle politiche sull’immigrazione è venuta dalla Lega Nord, un partito populista della coalizione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Quando la loro strategia viene messa in dubbio, i politici della Lega rispondono che stanno semplicemente rispondendo alle preoccupazioni degli italiani che vogliono proteggere se stessi, il loro posto di lavoro e la loro identità.

Si appoggiano anche a statistiche che dimostrano che gli stranieri commettono più crimini e che sono presenti in numeri più consistenti nelle prigioni italiane - nonostante gli analisti affermino che questi numeri sono parzialmente spiegati dall’alto numero di crimini connessi alla violazione di leggi sull’immigrazione e al fatto che agli immigrati non vengono quasi mai concessi gli arresti domiciliari.

I critici sostengono che le autorità negli ultimi mesi hanno trattato i Rom soprattutto come un problema di sicurezza, e non hanno affrontato le radici delle cause che spingono alcuni Rom verso l’attività criminale.

“C’è qualcosa che non vediamo in nessun altro posto in Europa, è senza precedenti” afferma Rob Kushen, direttore del centro per i diritti dei Rom (Roma Rights Centre) a Budapest. “C’è stato da parte dell’Italia un diniego di vecchia data ad affrontare le fondamenta socio-economiche dell’esclusione dei Rom, e del fatto che i Rom sono veramente diventati una sotto-classe permanente nella società italiana”.

Rappresaglie

Nella provincia attorno alla capitale sono di nuovo esplose tensioni la scorsa settimana quando quattro romeni sono stati arrestati con l’accusa di aver commesso uno stupro di gruppo nei confronti di una giovane donna italiana a Guidonia. Il giorno dopo lo stupro, diversi gruppi di albanesi e romeni sono stati picchiati ai margini di una manifestazione di un piccolo gruppo di estrema destra. Più tardi, mentre i sospetti venivano spostati dalla stazione di polizia, un cordone di agenti ha dovuto trattene una folla inferocita che urlava insulti e calciava le macchine della polizia.

L’allarme lanciato dal sindaco di Roma Gianni Alemanno di non ritenere “intere comunità” responsabili non è bastato a prevenire notizie continue di rappresaglie, fra cui un pacco-bomba che è esploso fuori dalle finestre di un negozio di proprietà romena.

Una persona a Guidonia - che apparentemente si riferiva ad alcuni progetti volti a spostare dei campi rom - ha detto alla radio locale: “Se spostano il Casilino 900 qui, cominciamo una guerra”.

Le dichiarazioni politiche hanno ancora una volta accorpato romeni - a tutt’oggi il più numeroso gruppo con almeno 600.000 presenze - con i Rom, molti dei quali sono residenti di vecchia data in Italia anche se hanno origini in altri paesi dell’est europeo.

Meno paura?

Tuttavia la Lega, che vuole più autonomia per il prospero nord Italia, non ha carta bianca.

Alcune delle sue proposte più radicali vengono bocciate dai suoi stessi alleati, mentre gruppi potenti nella società italiana fra cui la Chiesa, il Presidente, i sindacati e il volontariato sono tutti venuti in difesa dei diritti degli immigrati.

Ci sono alcuni segnali a testimonianza del fatto che che il governo si sta adoperando per combattere il pregiudizio razziale, come un numero verde per le vittime del razzismo pubblicizzato nei treni della metropolitana romana.

A livello popolare invece, ci sono state marce di protesta contro il razzismo, con migliaia di partecipanti presenti a Milano alla fine di settembre per protestare contro l’omicidio di un giovane del Burkina Faso picchiato a morte da un barista e da suo figlio, che lo avevano sospettato di furto.

Ci sono anche testimonianze che dimostrano che gli atteggiamenti starebbero cambiando. Il numero di persone che afferma di essere spaventato dagli immigrati è gradualmente sceso da un picco oltre il 70% nel 1993-94 - un periodo in cui si assisteva a massicci arrivi di immigrati albanesi sulle coste orientali italiane - a un livello vicino alla media europea di circa il 35%, dice Giovanni GiulioValtolina, un professore di psicologia e esperto di immigrazione a Milano. “L’immigrato di cui la gente ha paura è l’immigrato illegale” afferma. “Non è una paura generalizzata e indifferenziata come prima”.

Rischio di “turbolenza”

In dozzine di interviste a Roma e altrove, poche persone hanno espresso un pregiudizio esplicito contro gli immigrati. Quando viene chiesto loro in che luce vedano l’immigrazione, se positiva o negativa, molti affermano che se gli immigrati lavorano e obbediscono alle leggi allora l’immigrazione va bene. Un commento spesso seguito - ma non sempre - dall’osservazione che ciò spesso non succede.

Come primo parlamentare italiano nero, Jean-Leonard Touadi ha fatto un simbolico passo avanti in un paese dove è ancora molto raro vedere immigrati in posizioni di alto livello.

Un rappresentante del principale partito di opposizione di centro-sinistra, vede il suo successo come un segnale che l’Italia sta diventando “più aperta, pluralistica” in linea con altri paesi europei. Tuttavia quando gli vengono poste domande sulla situazione attuale diventa triste, in linea con un una quantità di statistiche d’opinione che suggeriscono che gli italiani abbiano una visione sempre più negativa dell’immigrazione. “La mia impressione è che questa cultura di rifiuto, esclusione, stia cominciando a diventare parte della società italiana” afferma.

Con l’economia italiana in crisi, la Lega Nord è riuscita a presentarsi come il “difensore dell’italianità” afferma e il paese ha scoperto per la prima volta ” di essere xenofobo ed intollerante”. “Ogni immigrato è o un criminale o un potenziale criminale - fatto che è inaccettabile perché in questo paese abbiamo almeno tre o quattro regioni nel sud controllate da organizzazioni criminali”.

“E’ impossibile far credere alla gente che gli immigrati siano la priorità per la sicurezza piuttosto che il crimine organizzato”. “Se il problema dell’immigrazione non si affronta “francamente e pragmaticamente”, afferma, l’Italia potrebbe ritrovarsi a dover affrontare i problemi che hanno portato alle rivolte endemiche di Parigi e nelle altre città francesi nel 2005″.

“Con la seconda generazione, l’Italia rischia di entrare in un periodo di turbolenza sociale perché non possiamo permetterci di mettere in mezzo alla strada, esclusi dalla società, 4 milioni di persone che vivono fra di noi”.

[Articolo originale di Aidan Lewis]
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