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La comunicazione non verbale

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2007 04:48
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22/11/2007 04:47

Volendo riassumere ciò che sappiamo sul comportamento acustico dei vertebrati, qui potremo appena scendere sotto la superficie: nei pesci, come negli insetti, la produzione sonora sembra essere un evento sporadico; quasi tutti gli esempi si concentrano nei teleòstei, i quali, come ci insegna Huxley, utilizzano tre diversi metodi: per stridulazione, cioè con lo sfregamento di una parte dura su di un'altra (ad es. digrignando i denti); con l'espulsione di gas (una sorta di respiro); facendo vibrare la vescica natatoria. Alcuni pesci soffiano, come i gatti, alcuni ringhiano, altri grugniscono come i maiali, altri ancora gracidano, "russano" o piagnucolano, alcuni mugghiano, "fanno le fusa", ronzano o fischiano, uno addirittura vibra come un tamburo. E naturalmente i pesci sono in grado di udire (anche se le loro capacità uditive variano considerevolmente).

La maggior parte degli anfibi non ci sente e raramente emette suoni, al di fuori di un debole squittio, ma le rane e i rospi producono molti rumori, notevolmente diversificati tra loro. I rettili, in generale, hanno un udito migliore rispetto agli anfibi, ma solo pochi emettono suoni (anche se i coccodrilli ruggiscono e grugniscono).

Negli uccelli la significazione avviene per mezzo dell'emissione e della ricezione di suoni, e, più in generale, con le cosiddette esibizioni -schemi motori stereotipati con funzione comunicativa- che comprendono anche movimenti visivi e particolari atteggiamenti del corpo. Gli uccelli producono una enorme varietà di emissioni sonore, da brevi richiami monosillabici a sequenze lunghe e complicate, i canti. Alcuni uccelli possono riprodurre "a pappagallo", più o meno fedelmente, i rumori presenti nel loro ambiente, imitando quelli di altre specie, anche e soprattutto i suoni del linguaggio umano. I sistemi comunicativi degli uccelli sono stati studiati per molti secoli, e sono talmente eterogenei che qui sarebbe impossibile descriverli adeguatamente. Lo stesso vale per i loro multiformi, spesso sorprendenti, esibizioni -schemi motori stereotipati- fra cui l'esibizione del loro piumaggio a volte spettacolare (ad es. nei pavoni e negli uccelli del paradiso) e le costruzioni (negli uccelli giardinieri).

I mammiferi possiedono organi dell'udito complessi e, più di tutti gli altri gruppi, fanno affidamento sul senso dell'udito, ma, come molti uccelli, comunicano anche -sebbene sporadicamente- per mezzo di sistemi non vocali: un esempio ben noto è il comportamento del gorilla, che si percuote il petto con i pugni chiusi. L'ecolocazione è quel fenomeno per cui un unico individuo emette e riceve la stessa stringa di suoni: lo si osserva nei pipistrelli e in mammiferi marini, come alcune specie di balene e delfini (la capacità dei ciechi di navigare per mezzo dell'ecolocazione non è mai stata dimostrata). Alcuni vertebrati, fra cui i ratti, i gerbilli e i criceti comunicano nell'ambito di uno spettro sonoro impercettibile per il normale udito umano, per mezzo cioè di richiami ultrasonici (analogamente, il colore più efficace nella società delle api sembra essere l'ultravioletto, uno spettro inaccessibile alla vista umana non coadiuvata da strumenti).

Tutti i carnivori (gatti, cani, iene, ecc.) nonché i primati, incluse le scimmie, che sono i parenti più prossimi dell'uomo, articolano suoni più o meno vigorosi, ma le manifestazioni proprie di queste creature sono tanto ricche e tanto diversificate -si va dagli orangutan, relativamente silenziosi, al "canto" assai vario dei gibboni- che descriverle tutte richiederebbe un trattato a parte. Pertanto, invece di tentare una descrizione che risulterebbe inevitabilmente sommaria, conviene piuttosto insistere che le scimmie, allo stato brado, non comunicano verbalmente e che per giunta -ad onta delle insistenti dichiarazioni dei mezzi d'informazione- persino i più coraggiosi tentativi di indurre una qualche manifestazione di linguaggio naturale nelle scimmie in cattività sono invariabilmente falliti.

I tentativi di impartire determinate abilità paralinguistiche alle scimmie o ad altri animali (come i mammiferi marini in cattività o gli uccelli domestici) sono stati aspramente criticati, poiché si riteneva potessero incappare nel fenomeno -o fallacia- Bravo Hans. Poiché questo fenomeno ha profonde implicazioni per qualsiasi forma di comunicazione uomo-animale (uno fra i possibili sistemi diadici), sarà opportuno farne un breve resoconto. Nella Berlino di fine secolo, si riteneva che uno stallone di nome Hans fosse capace di eseguire operazioni aritmetiche e di compiere prodezze linguistiche altrettanto sorprendenti, come rispondere con segni non verbali a domande che gli venivano poste in forma scritta od orale, "telegrafando" le risposte esatte con il battito dello zoccolo. Successivamente, alcuni test ben congegnati dimostrarono che in realtà il cavallo reagiva a segnali non verbali emessi involontariamente dall'interrogante. Dopo quella dimostrazione di come i segnali involontari possano influenzare gli esperimenti sugli animali, ogni scienziato attento e intelligente ha sempre cercato di eliminare quest'effetto, a volte molto subdolo e persistente.
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