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Ricariche free,verso rialzo tariffe

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2007 02:36
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13/01/2007 02:36

Ricariche free,verso rialzo tariffe
Dopo l'ipotesi dell'azzeramento costi
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di Armando Zeni

da "La Stampa"

Rispondere a un ministro? Non sia mai. Meglio tacere, magari lasciando filtrare l'irritazione, assolutamente anonima per carità, per l'anticipazione in diretta tv sul possibile prossimo azzeramento del costo di ricarica delle carte prepagate dei telefonini. Non commentano i big della telefonia italiana, non una parola da Telecom Italia, zero dichiarazioni ufficiali da Vodafone, inutile insistere con Wind e H3G: lasciamo che le cose facciano il loro corso, si scusano.

E il corso, aggiungono, è quello che vede da mesi l'Agcom, l'autorità delle comunicazioni di Corrado Calabrò, impegnata prima a stilare un'indagine conoscitiva sui contributi di ricarica nei servizi di telefonia mobile a credito prepagato e adesso, si spera in tempi rapidi, questione di settimane, ad arrivare a una decisione nel ventaglio delle tre soluzioni individuate: 1) eliminare tout court il contributo, 2) rimodulare i costi in modo da rendere proporzionale (e non inversamente proporzionale, come avviene adesso, per cui oggi è penalizzato chi acquista carte prepagate a basso costo e avvantaggiato chi acquista quelle di importo maggiore) il contributo in base all'importo della ricarica, 3) un utilizzo congiunto di entrambi gli strumenti. Si vedrà.

Ma intanto da chi è abituato ad anticipare gli eventi e a far di conto, la Borsa, un giudizio sullo scenario futuro è già arrivato con il ribasso (-1,97%) fatto segnare da Telecom Italia, l'unico tra i quattro gestori coinvolti dal possibile provvedimento di azzeramento o di limitazione del costo di ricarica a essere quotata in Italia. Certo, sul segno meno di Telecom ha pesato anche la giornata no del settore tic in tutta Europa: basta guardare a Parigi dove il titolo France Telecom ha perso l'1,7% o a Londra dove Vodafone ha chiuso in ribasso del 2,5% e Cable&Wireless del 2,9%. Ma tant'è, l'idea che in futuro nelle casse delle società entreranno comunque meno quattrini non piace a nessuno, men che meno ai mercati.

Meno quattrini e mica pochi: basta fare due conti a partire dai dati del 2005, gli ultimi ufficiali, l'anno che è costato 1,7 miliardi di euro a tutti quelli che possiedono telefonini con sim prepagate. Una bella bolletta. Vero è che non tutti questi 1700 milioni sono andati direttamente a Telecom, Vodafone, Wind e ad H3G, una parte - quantificata dall'Agcom in 770 milioni - è andata ai fornitori delle carte prepagate e soprattutto in provvigioni per chi garantisce una capillare rete di ricarica, dai Bancomat delle banche alle edicole, alle tabaccherie: costi diversi, con edicolanti e tabaccherie che si prendono il 3% dell'importo, e le banche cui va mediamente una quota fissa (35 centesimi a operazione) più l'1,15% della ricarica. Calcolando: 1700 milioni di ricavi lordi meno 770 milioni di costi e provvigioni fa 930 milioni di ricavi netti e sono questi che sono adesso a rischio, sono questi 930 milioni, milione più, milione meno, che Telecom, Vodafone, Wind e H3G, ognuno in base alla loro quota, potrebbero perdere, almeno in parte.

Già, perchè se è vero che l'Italia è il paese a maggior diffusione di telefonini con carte prepagate (siamo al 90% contro una media che non supera il 60% in Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna), vero è che le tariffe risultano un po' più basse che negli altri paesi a dimostrazione che in Italia si è puntato a diffondere le prepagate (con il ritornello, che ha fatto presa nell'utenza familiare, che non si pagava nessun canone) lasciando la tradizionale forma in abbonamento alla clientela business.

E adesso? Se passerà la soluzione che si va delineando e cioè una sensibile riduzione dei costi di ricarica e l'introduzione della proporzionalità sull'importo, è probabile che Telecom, Vodafone e compagnia si rivalgano sulle tariffe: lo lasciano intravvedere quando, in risposta a chi critica l'esistenza solo in Italia del balzello sulle ricariche, fanno osservare che all'estero i costi sono inclusi nelle tariffe più care.

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