La vita di Zeno è un’incessante corsa verso quella che crede essere la vera esistenza, «la salute»: egli è convinto che ogni suo male derivi dalla malattia e che, se riuscirà a smettere di fumare, tutto cambierà. I tentativi di astenersi dall’accendere una sigaretta, oltre che vani, sono lo sforzo inutile di raggiungere la posizione di buon marito, buon padre, ottimo uomo d’affari, che il protagonista ritiene vincenti nella vita. Ad osservare le azioni di Zeno, da lui stesso narrate lungo le pagine del monologo, ci si accorge di come esse siano, a tratti, guidate da quelli che si usano catalogare come "lapsus freudiani". Due eventi, in particolare, non lasciano il lettore nella falsa credenza che Zeno compia grossolani errori per distrazione o per caso: il matrimonio con Augusta e il funerale di Guido Speier. Zeno avrebbe desiderato sposare Ada, la sorella più bella tra le figlie di Malfenti ma, rifiutato da essa per la propria goffaggine, si rivolge ad Alberta, la sorella minore. Respinto per la seconda volta, giunge a chiedere impulsivamente la mano di Augusta, la più brutta di tutte. Zeno, tuttavia, non ha sbagliato: Augusta è la sola donna che avrebbe potuto sposare, la più adatta a stargli accanto, l’effettiva scelta del proprio inconscio. In occasione del funerale di Guido Speier, s’intravede ancora galleggiare fra le righe l’inconscio di Zeno: il protagonista sbaglia corteo funebre tradendo, così, i veri sentimenti d’odio per il cognato.
La dicotomia tra Zeno, Alfonso Nitti ed Emilio Brentani è, ad ogni modo, facilmente ravvisabile. Zeno sembra più maturo e accorto; inoltre, egli non è più relegato entro le mura della piccola società borghese, ma posto all’interno della ricca borghesia commerciale.
Interessante è il mutato atteggiamento dello scrittore nei confronti dell’inetto. Zeno non è più oggetto di risa e rimproveri da parte di Svevo, come lo erano Alfonso ed Emilio costantemente presi "in castagna" dal narratore; il nuovo protagonista è ora soggetto stesso di un autoironia che si dispiega nel confronto con i personaggi "sani" del romanzo, grazie ai quali egli vive con distacco critico la propria vita, raccontandola al lettore in prima persona.
Zeno affianca ad Augusta la figura di una giovane donna povera, Carla, con la quale sembra avere un rapporto più da padre che da amante. La singolare storia extraconiugale finisce, poi, col rovinarsi a causa dei continui sensi di colpa di Zeno che viene inevitabilmente abbandonato e tradito. L’evolvere della vicenda ricorda da lontano il rapporto tra Emilio e Angiolina, gli amanti di Senilità.