Le Paure

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sonardj
00giovedì 22 novembre 2007 03:02
PAURA/E
a cura di Barbara Celani
La paura è un’emozione. Per emozione intendiamo una reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata, determinata da uno stimolo ambientale o interno.

Esistono sei emozioni di base: paura, ira, felicità, tristezza, sorpresa e disgusto, che hanno funzioni comunicative interpersonale e intrapersonale e fungono da ponte tra elementi fisiologici e psicologici. Lazarus, adottando una prospettiva cognitiva fenomenologica, ha descritto le emozioni come “stadi organizzati e complessi” in ognuno dei quali distingue tre componenti:l’impulso all’azione, che comprende la mimica delle emozioni, l’aspetto espressivo ereditato filogeneticamente; le reazioni fisiologiche, come le modificazioni somatiche (es. tachicardia); la valutazione cognitiva dello stimolo, per cui l’emozione risulta strettamente connessa a processi cognitivi. Molti fenomeni somatici infatti, non hanno di per sé un significato specifico.

Qualsiasi emozione si provi, vi è sempre un’attivazione del Sistema Nevoso Autonomo. Il tipo di emozione esperita dipende dalla modalità con cui l’individuo anticipa e costruisce l’esito delle sue transazioni con l’ambiente.
Nella fattispecie infatti, le modificazioni che avvengono a livello fisiologico quando si prova paura (confusione, pelle d’oca, respiro affannoso, vertigini, tachicardia, vampate di calore, tensione muscolare ecc.), sono paragonabili a quelle di altri vissuti, come, ad esempio, quello dell’orgasmo, esperienza considerata tutt’altro che negativa.

Ciò che fa la differenza è proprio l’interpretazione cognitiva dello stimolo. Ecco anche perché alcune situazioni possono essere considerate particolarmente pericolose da alcuni e innocue da altri. Ed ecco anche perché, alcune modificazioni somatiche che si verificano in condizioni di paura, come ad esempio il battito cardiaco accelerato, non ci preoccupano in ogni situazione: se abbiamo corso dietro all’autobus, non assoceremo la tachicardia ad un sentimento di paura.

Se immaginiamo la paura come un continuum, possiamo identificare stati di diversa intensità emotiva che vanno da una polarità fisiologica come il timore, l'apprensione, la preoccupazione, l'inquietudine o l'esitazione sino ad una polarità più estrema, che può arrivare ad essere patologica e che comprende l'ansia, il terrore, la fobia o il panico.

Ciò che si prova a livello soggettivo, è senz’altro una forte sensazione di spiacevolezza, accompagnata da un intenso desiderio di evitamento nei confronti di un oggetto o di una situazione, che a volte può risultare paralizzante e condurre all’immobilità. Spesso si verifica una notevole selettività dell'attenzione ad una ristretta porzione dell'esperienza: la concentrazione si focalizza sul pericolo. La valutazione negativa spinge il cervello ad esaminare velocemente azioni alternative sotto pressione, dissociandosi da ogni altro pensiero. La tonalità affettiva predominante nell'insieme risulta essere negativa, pervasa dall'insicurezza e dal desiderio di fuga.

Di base, la paura ha una funzione positiva, così come il dolore fisico, di segnalare uno stato di emergenza ed allarme, predisponendo la mente il corpo alla reazione (attacco, difesa, avvertimento, fuga ecc.). Come già accennato, i problemi sorgono laddove ci si appresti alla polarità più estrema del continuum in maniera cronica, non occasionale, dove possiamo incontrare patologie piuttosto diffuse, riconducibili perlopiù ad un quadro ansioso, come fobie, attacchi di panico ecc.

Le fobie cosiddette specifiche (animali, situazioni, sangue, iniezioni ecc.) sono caratterizzate da paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o una situazione specifici. Nelle fobie sociali invece, la paura è legata una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali si è esposti a persone non familiari o al possibile giudizio altrui e si teme di agire in maniera imbarazzante o inadeguata. Per attacco di panico si intende un episodio di apprensione intensa, paura o terrore, spesso associato con sensazione di catastrofe incombente.

Durante questi attacchi sono presenti sintomi come: vertigini, sudorazione, tremore, palpitazioni, dolore o fastidio al petto, sensazioni di asfissia o di soffocamento e paura di impazzire, di perdere il controllo, di morire. In tutte queste patologie, troviamo una conseguenza comune: le condotte di evitamento, che possono risultare davvero condizionanti per la vita delle persone, in quanto restringono il loro raggio di azione e possono, se non affrontate e trattate, limitare nel lavoro, nelle relazioni, nell’esistenza in generale. Molti dei meccanismi descritti, vengono innescati dai nostri pensieri, più che dalla presenza reale di un pericolo.

Il pericolo pensato mette in allerta il corpo che, attraverso le modificazioni somatiche tipiche della paura, si “predispone” alla lotta o alla fuga: non essendoci nessuno con cui lottare fisicamente, si verifica un sovraccarico di energia che rimane inespressa e la percezione di questa condizione rinforza la sensazione di paura.
Prendere consapevolezza di questi meccanismi può essere già di per sé rassicurante: inoltre l’emozione della paura non è dannosa per la salute, altrimenti la specie umana si sarebbe estinta da tempo. (Della Seta, 2006). Oltre a questo però, quando si parla di veri e propri disturbi, sarebbe utile considerare la paura non solo come sintomo da eliminare, ma come un segnale, un indicatore, una forma di espressione di qualcosa di più profondo che ne è alla base.
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